...contemporaneamente così estivo e così autunnale, sorridente e malinconico, una sgargiante
t-shirt dai colori vivi e un pantalone di velluto, una passeggiata tra i
ciliegi in fiore e nel sottobosco a raccogliere funghi e castagne.
Non sono mai stato troppo afferrato sugli abbinamenti cibo-vino e viceversa... l'importante é che siano entrambi di qualità... ma almeno quelli più classici e se vogliamo scontati riesco ad azzeccarli, così l'altra sera con due fiorentine da addentare (o presunte tali, perché dopo averle acquistate qualche anno fa all' Antica Macelleria Falorni di Greve in Chinati, ho sempre la sensazione che qui a Varese le fiorentine non esistano... ), non ho potuto fare a meno di berci sopra un Chianti Classico. Se l'abbinamento é scontato, meno lo é trovare il Chianti giusto, in una denominazione sfaccettata e ricca di sottozone, milioni di bottiglie e diverse interpretazioni, tra le quali non é sempre facile destreggiarsi e che spesso assecondano i palati dei numerosi acquirenti d'oltreoceano. Scavare alla ricerca di quella bottiglia che riesce in qualche modo ad entusiasmarmi attraverso un approccio artigianale e tradizionale non é sempre facile e a volte bisogna andare per tentativi.
Per questo non sono qui a raccontarvi da esperto in materia, la validità dei vini di Monteraponi, bensì la mia eno-esperienza con questo Chianti Classico acquistato grazie a qualche buon consiglio, di bevitori culturalmente in linea con i miei gusti, e soprattutto grazie ad una sorta di attrazione "fuori controllo" che mi attira verso le bottiglie con le etichette "old style".
Per questo non sono qui a raccontarvi da esperto in materia, la validità dei vini di Monteraponi, bensì la mia eno-esperienza con questo Chianti Classico acquistato grazie a qualche buon consiglio, di bevitori culturalmente in linea con i miei gusti, e soprattutto grazie ad una sorta di attrazione "fuori controllo" che mi attira verso le bottiglie con le etichette "old style".
Monteraponi è un antico borgo medievale, risalente al X° sec. sito sul poggio
omonimo ad un’altezza di 500 metri, da cui domina la boschiva valle sottostante che
degrada verso il fiume Arbia. Una cartolina nel cuore del Chianto Classico, tra i comuni di Radda e Castellina. Proprietario di questa bellezza é Michele Braganti, che si prende cura dell' azienda agricola, e che dal 2003, con le prime bottiglie prodotte, si getta nell'avventura del vino entrando dal portone principale, fieramente toscano e chiantigiano, segno distintivo che marca anche le sue bottiglie, che da subito hanno attratto gli appassionati di vini territoriali e autentici.
Circondati dai boschi, i vigneti sono costituiti da 5 ettari storici con oltre 40 anni di età, più altri 5 di recente impianto, per lo più Sangiovese e piccole quantità di Canaiolo, Ciliegiolo e Colorino, Trebbiano. Terreni con pendenze che arrivano al 25%, sono composti in prevalenza da alberese e galestro. Grande rigore in vigna (l'azienda é certificata bio) e accurata selezione delle uve, sia in in fase di vendemmia che in cantina. Una produzione che si attesta sulle 30.000 bottiglie annue, con prevalenza di base Sangiovese. Su tutti svettano le due riserve di Chianti Classico, il Baron Ugo, 2500 bottiglie ricavate solo nelle annate che lo consentono, da un vecchio e piccolo vigneto posto a quasi 600m di altitudine e il Campitello, 4000 bottiglie ricavate dalla vecchia vigna posta sotto l'azienda. A farla da padrone (almeno nei numeri) é ovviamente il Chianti Classico, 20.000 bottiglie, da vigne di età variabile e poi in quantità minori, un rosso, un rosato, un trebbiano, il vin santo e merlot.
Il Chianti Classico che vado a stappare é un 2010, composto in prevalenza da uva Sangiovese con una piccola percentuale, a completamento, di Canaiolo. Gradazione alcolica del 14%vol, fermentazione spontanea senza controllo delle temperature e aggiunta di lieviti in vasche di cemento, così come la macerazione sulle bucce (circa 25 giorni). La fase di affinamento avviene invece all'interno di grandi botti ovali di rovere, per una durata di circa 16 mesi. A concludere l'invecchiamento un ulteriore mese di cemento, dove il vino
decanta naturalmente prima di essere imbottigliato per caduta. Zero filtrazioni e chiarifiche. Elegante, rigoroso, quasi nobile nella sua etichetta dalle suggestioni vintage, bella bottiglia insomma, che potete accapparrarvi per una cifra tra le 15-18 euro in enoteca.
Non voglio girarci troppo intorno e vi dico subito che questo é un vino buonissimo... che vorrei avere gli scaffali pieni di bottiglie come questa. Rosso rubino scarico tendente al granato, pulito e di buona trasparenza, leggermente cupo. Stilisticamente é un vino che rientra proprio nelle mie corde gustative, per la sua ambivalenza, per la sua capacità di essere contemporaneamente, così estivo e così autunnale, sorridente e malinconico, una sgargiante t-shirt dai colori vivi e un pantalone di velluto, una passeggiata tra i ciliegi in fiore e nel bosco a raccogliere funghi e castagne.
Non é un vino tirato, ma una semplice quanto ricca rappresentazione di un territorio, di un luogo, dove le viti sono abbracciate dagli ulivi e dal bosco. Così solare nel suo frutto succoso e dolce, nei profumi estivi di macchia mediterranea e prati in fiori; così intrigante nella sua texture piacevole e pulita al palato, quasi snella, ma dalla suggestioni polverose e terrose, una grana fatta di elegante rusticità. La beva di incantevole piacevolezza, senza alcuna grassezze e forzature, nessuna pesantezza... ha un tiro verticale e minerale, un allungo teso e vibrante, una ventata di fresca acidità sostenuta da un tenore alcolico che scalda, su una trama tannica smussata e perfettamente integrata.
Questi sono i vini che mi piacciono, vini che sanno parlarti di un luogo, che hanno carattere, che vibrano, che sanno dimostrarsi rustici ed artigianali con l'eleganza e l'equilibrio di chi sa fare il proprio mestiere molto bene. Ora non mi rimane che provare le riserve, ma già questo Chianti Classico mi ha convinto e coinvolto, a tratti in maniera quasi irresistibile, per la sua capacità di essere così diretto e così fottutamente Chianti, in un doveroso omaggio alla fiorentina che avevo nel piatto. Mi mancava solo la tovaglia a quadretti bianchi e rossi per immaginarmi in una trattoria toscana... Bravo davvero Michele Braganti... altro che vendere le uve...
piccole quote di Canaiolo, Colorino e Ciliegiolo.
Sono stato a Monteraponi quest'estate e, oltre alla visita in cantina, abbiamo anche soggiornato nello splendido borgo immerso nelle colline toscane.
RispondiEliminaBè che dire, quel chianti classico è davvero un vino splendido, con la giusta eleganza, ma sopratutto una grandiosa bevibilità.
Da bere a secchi!
Ciao,
Fabio da Clivio (VA)