...Lasciate svinare un’oretta e nel frattempo mentre preparate il soffritto per il risotto, mettete nel vostro lettore mp3 “Dig your own hole” dei Chemical Brothers. E’ la botta di energia necessaria per ballare davanti ai fornelli e non smettere mai di girare il riso, operazione fondamentale per una buona riuscita. I bassi grassi, gonfi e “burrosi” di Elektrrobank favoriranno la perfetta mantecatura finale, per un risotto dalla cremosità invidiabile.
Decido di iniziare il 2012 con una bottiglia langarola, perché quando penso a quelle colline e ai suoi ottimi vini mi riconcilio sempre con il mondo del vino (anche se poi, a ben vedere, anche li non è tutto oro quel che luccica…). Quindi meglio iniziare bene il nuovo anno, lasciare perdere gli articoli con "scazzo" apparsi nelle ultime settimane su Bibenda (attacco ai blogger) e GQ (la diatriba Nossiter-Ristoratori) e parlare di questo Langhe D.O.C. della cantina Lo Zoccolaio.
E’ la prima bottiglia che bevo di questa casa vinicola, che ho acquistato casualmente (come ogni tanto mi piace fare) attirato dalla bella veste grafica e dal costo abbastanza contenuto (10-12 euro). Mi son detto, cià.. proviamola… alla fine bisogna assaggiare il più possibile… la curiosità nel provare una boccia mai stappata prima è sempre alta, le conclusioni, le tiriamo dopo l’ultimo bicchiere.
Allora posso dirvi che si tratta di una cantina con sede a Barolo, dimensioni medie (20 ettari) e produzione incentrata ovviamente sul vitigno Nebbiolo (11,3 ettari), con 2 versioni di Barolo (Normale e il cru Ravera), oltre alla Barbera, il Dolcetto, il Pinot Noir e al più “moderno” Langhe D.O.C. dove oltre agli autoctoni Barbera e Nebbiolo viene mischiato il solito Cabernet Sauvignon (30%).
Non sono un fans di questi mix tra vitigni tipici e altri internazionali, soprattutto in zone ad alta vocazione vinicola e di grande tradizione come le Langhe. Comunque… assaggiare si assaggia tutto, non voglio fare il prevenuto, chiaro è che se fossi io il vignaiolo farei altre scelte e una volta tanto si dovrebbe obbligare i produttori ad indicare sull’etichetta la tipologia di uvaggio utilizzato, avrei probabilmente optato per un’altra bottiglia…
Una cantina piuttosto moderna nata dalla ristrutturazione di un vecchio cascinale, dalla famiglia Martini, che pur optando per una viticoltura più tecnologica e innovativa, negli ultimi anni è saggiamente tornata ad un processo di invecchiamento più tradizionale, riproponendo l’utilizzo delle botti grandi, dopo aver cavalcato la moda dei vini barricati.
Persiste invece l’utilizzo della botte piccola per questo Baccanera, vendemmiato ad ottobre la fermentazione avviene nelle buuce a temperatura controllata, con vinificazione separata delle uve. Laffinamento avviene in botti piccole per 18 mesi.
Si presenta di color rosso rubino intenso, piuttosto fitto e consistente, ma pulito. Al naso è di buona persistenza, con una vena alcolica (13,5 %vol ) pungente ma non invasiva, accompagna un bouquet piuttosto fine ma pieno, che pur senza spingere troppo sull’acceleratore riesce a regalarci piacevoli sentori di frutta a bacca rossa, legno e spezie (la permanenza in barrique si fa sentire con una lieve nota di tostatura, ma senza infastidire). Anche al palato si conferma un vino ben strutturato e ben preparato. Le caratteristiche dei 3 vigneti impegnati in questo blend sono ben amalgamate, regalandoci un vino tosto, di spessoree piuttosto tannico, ma che sa essere anche fresco e piacevole alla beva, succoso e morbido. Il finale è abbastanza lungo con un retrogusto leggermente speziato e vanigliato.
Nell’insieme un vino davvero ben fatto, dove tutto è ottimamente assemblato, risultando possente ma piacevole e mai pesante. La bevibilità della Barbera, l'intensità del Cabernet e un pizzico di terroir con il Nebbiolo.
La critica che mi sento di rivolgere a questa bottiglia è di essere troppo tecnica e poco viva, di avere un respiro un po’ troppo internazionale, soprattutto per un vino prodotto in un territorio caratteristico come quello delle Langhe. Comunque ogni cantina è libera di utilizzare le uve che preferisce, visto che la D.O.C. consente di piantare vitigni internazionali.
Piacevole da degustare ma soprattutto come vino accompagnamento, sia per carni rosse, piatti in umido, formaggi, ma soprattutto un bel risotto con i funghi!
Lasciate svinare un’oretta e nel frattempo mentre preparate il soffritto per il risotto, mettete nel vostro lettore mp3 “Dig your own hole” dei Chemical Brothers. E’ la botta di energia necessaria per ballare davanti ai fornelli e non smettere mai di girare il riso, operazione fondamentale per una buona riuscita. I bassi grassi, gonfi e “burrosi” di Elektrobank favoriranno la perfetta mantecatura finale, per un risotto dalla cremosità invidiabile.
Pur divagando da Nossiter ai Chemical Brothers sono riuscito a raccontarvi del Baccanera decisamente valido e apprezzabile… Hey boy, hey girl… basta “paste” con i Chemical, da oggi Langhe D.O.C. e risottino ai funghi…
complimenti per la descrizione
RispondiEliminama sei un sommelier?
Appassionato..
RispondiEliminaRicevuta una per compleanno. Provo e poi ti racconto!!!
RispondiEliminaFacci sapere Ivano se ti é piaciuto...
RispondiEliminaspettacolare .......da assaggiare
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