...consiglio un sottofondo musicale che continui a giocare di contrasto. Quindi Bandabardò a tutto volume, giusto per ricreare una bella e sincera atmosfera da vino di osteria, senza pensare ai supertuscan, ai "signori" del vino che invadono la Maremma, alle cantine iperfighe e alle barriques che hanno contenuto lo Chateau Lafite. E' un buon vino ma che suona un po' fighetto.. quindi.. attenzio', concentrazio', ritmo e vitalità...
Più nolente che volente, ogni tanto ritorno a parlare di supertuscan. Sarà anche vero che questa tipologia di blend non se la fila più nessuno, ma alla fine te li ritrovi sempre in mezzo ai piedi (o meglio…nel bicchiere..).
Non voglio fare il prevenuto, sia chiaro, sarebbe un errore influenzare il giudizio e l’opinione su un vino a priori, senza averlo prima assaggiato. Vero è che la visione e l'idea "politica" del mondo che ognuno di noi ha (e quindi anche del "mondo del vino") ci porta a riflettere non solo sul bevuto, ma anche su chi, come e con che "filosofia" viene prodotto un vino, considerazioni a mio avviso imprescindibili dalle sensazioni che il vino ci trasmette durante la beva.
Ragion per cui, senza pregiudizi di sorta, approccio a questo "Le Sughere di Frassinello", supertuscan di taglio bordolese, prodotto da Rocca di Frassinello, progetto parallelo dei Domini Castellare, storici e importanti produttori di Chianti Classico in quel di Castellina (famoso il loro I Sodi di San Nicolò).
Impossibile rendere l’idea del bevuto senza parlare di questa cantina "gioiello" costruita in quel di Gavorrano. Dopo i successi ottenuti con i vini del Castellare il proprietario Paolo Panerai (editore con la passione del vino) decide di espandersi e di investire capitali, creando una join venture italo-francese con niente-popo-di-meno-che il Domanin Barone di Rothschild-Lafite. Un progetto ambizioso quindi, che trova "residenza" tra le colline della Maremma, negli ultimi decenni considerata da molti la nuova Bolgheri, visto gli ingenti investimenti di ben noti "imprenditori del vino" (vedi ad esempio l'azienda Fertuna.. di cui ho scritto in passato). Siccome i soldi girano e i progetti sono ambiziosi (anche se poi come dicevo sopra, oggi i supertuscan sembrano non avere più grande mercato, almeno in Italia), per la progettazione di questa nuova cantina ultra moderna, viene chiamato nientemeno che Renzo Piano, il più famoso architetto italiano.
Nasce così Rocca di Frassinello, un grande progetto sia architettonico che vinicolo, con una spettacolare barricaia sotterranea fatta a gradoni unica nel suo genere, mentre tutto intorno si gode lo spettacolo naturale dei circa 80 ettari di terreno vitato. Bello, figo, moderno, quasi avveneristico.. una grande cantina, in tutto e per tutto, un processo produttivo all'avanguardia che nel giro di pochi anni é riuscito a farsi notare (vuoi che non si notasse un progetto del genere?) a conquistare consensi in tutto il mondo (soprattutto negli States), con vini importanti e qualitativamente validi, per una produzione totale che sfiora le 200.000 bottiglie annue. Questo é quanto. Se poi (come il sottoscritto), vi piacciono le aziende a conduzione familiare, i vignaioli indipendenti, i piccoli produttori ecc... allora di fronte ad un simile e faraonico progetto più che sbalorditi rimanete un po' "schifiti". Comunque come dicevo sopra, voglio raccontarvi del vino senza pregiudizi di alcun genere.
Dicevamo, progetto italo-francese, ed ecco qui, dal miscuglio di Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese in percentuali variabili, si ottengono i 3 principali vini aziendali, a cui si é aggiunto il gran cru "Baffonero" (prodotto con Merlot in purezza), oltre al Vermentino e a due rossi a cui é stato aggiunto del Syrah.
Per questo "Le Sughere", il secondo vino prodotto dall'azienda, viene utilizzata una base di uve Sangiovese (50%) mentre l'altra metà se la spartiscono in egual misura il Merlot e il Cabernet. Resa per ettaro dell'uva di 55ql., vendemmia delle uve ad inizio settembre, vinificazione in acciaio con fermentazione a temperatura controllata per 15 giorni. Affinamento iniziale in barriques nuove prima del secondo "suggestivo" passaggio in barriques precedentemente usate per l'affinamento del Chateau Lafite. Durata totale dell'affinamento in legno di 12 mesi, a cui se ne aggiungono 9 di riposo in bottiglia (circa 80.000 l'anno).
Nel bicchiere si presenta elegante, con un bel colore rosso rubino vivo, carico, caldo e leggermente viscoso. Al naso attacca furbesco, con un panorama olfattivo articolato che ben rappresenta le caratteristiche dei 3 vitigni utilizzati. Ci sono tutti i sentori dolciastri e marmellatosi di frutta nera (more, mirtillo, ribes), che vengono un po’ faticosamente equilibrati dalla vena più acidula e meno rotonda del Sangiovese. Secondariamente sono i sentori tipici dei vini affinati in botti piccole a venir fuori, con note di spezie, cuoio e mandorle tostate, per concludere sempre "dolciastro" con il cacao e la vaniglia, il tutto attraversato da una leggera nota balsamica. Un naso quindi articolato e ampio, mai invasivo ma comunque piuttosto intenso e persistente. Anche palato, viene fuori tutto il carattere internazionale e moderno del vino. Dolce, polposo, amabile, caldo e di corpo, con un tannino morbido e un palato che richiama le sensazioni "marmellatose" del naso. Sembra il classico vino bordolese e bolgherese, di quelli che tanto piacciono al sign. Parker e poco apprezza il sign. Nossiter, ma la buona percentuale di Sangiovese presente, danno un giusto tocco di carattere e freschezza, che rendono il tutto meno pesante e più piacevole alla beva. Il finale é piuttosto persistente, con un rilascio di note dolciastre.
Un vino quindi importante, maturo e strutturato, che lascia presagire ottima longevità. Complessivamente ben fatto, equilibrato, armonico e piacevole per tutta la durata della degustazione. Il livello é sicuramente alto e poco ha da invidiare a ben più rinomati e costosi vini bolgheresi.
Se siete tra quelli che nel 2010 amano ancora i supertuscan tutta polpa e marmellata allora questo "Le Sughere di Frassinello" fa il caso vostro, sia per il costo non eccessivo (tra le 15-20 euro in enoteca), sia per la gradazione alcolica importante (13,5%vol.) ma che non si fa quasi mai sentire, sia per quel tocco di carattere e beva che gli viene conferito dal Sangiovese. Se come il sottoscritto amate vini meno ruffiani, puliti e soprattutto dolci (questa è la nota che mi é meno piaciuta... davvero troppo zuccheroso..), se vi piace l'attacco vinoso, la vena alcolica e la punta acida, allora girate assolutamente alla larga. Io personalmente 17 euro per un vino del genere non le sborserei mai, per una questione di gusto, di stile e di scelta etica (o visione "politica" come ho scritto sopra).
Come abbinamento gastronomico c'è solo l'imbarazzo della scelta, direi che si sposa bene con tutti i classici piatti "da vino rosso", in particolare con un bel aperitivo "maremmano", con crostini di fegato (per giocare di contrasto con il dolciastro di questo vino), ma anche salsiccette di cinghiale e formaggio di fossa.
Continuando sulla linea dell'abbinamento gastronomico, consiglio un sottofondo musicale che continui a giocare di contrasto. Quindi Bandabardò a tutto volume, giusto per ricreare una bella e sincera atmosfera da vino di osteria, senza pensare ai supertuscan, ai "signori" del vino che invadono la Maremma, alle cantine iperfighe e alle barriques che hanno contenuto lo Chateau Lafite. E' un buon vino ma che suona un po' fighetto.. quindi.. attenzio', concentrazio', ritmo e vitalità...
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