Si concludono le festività natalizie… niente panettone, pacche sulle spalle e “siamo tutti più buoni” nel panorama vinicolo made in Italy, dato che l’ultima settimana è stata caratterizzata dalla diatriba Nossiter-ristoranti romani-Casale del Giglio. Sono quindi volati fulmini e saette, come se il problema dei rincari e delle carte dei vini omologate nei ristoranti fosse una scoperta.
Insomma tanto clamore suscitato, tante chiacchere e tutti pronti a difendere la propria posizione, ma alla fine ogni persona che può permettersi di andare ogni tanto al ristorante e si interessa un minimo di vino, si era già resa conto del problema da parecchio tempo, senza bisogno di ingrassare le casse di GQ comprando la copia incriminata. Non voglio essere tedioso e rimarcare l'ennesimo commento in merito (anche se la tentazione è forte, ma l'argomento é troppo vasto...) si è già detto abbastanza su altri blog (e quello di Intravino é l'articolo con cui concordo maggiormente), la verità a mio modesto parere è che in tutti i campi ci sono imprenditori onesti e altri truffaldini (in Italia più truffaldini che onesti...), gente che sa fare il suo mestiere bene e con passione, mentre altri pensano solo al business, indipendentemente dal fatto che siano vignaioli o ristoratori.
L’unica cosa che mi sento di chiedere è onestà nei confronti dei clienti che pagano (e per alcuni concedersi una serata al ristorante vuol dire anche fare dei sacrifici…) ed indicazioni più specifiche sia sull’etichetta delle bottiglie, che sulla carta dei vini, così che il consumatore possa meglio orientarsi e scegliere. Se poi una persona pensa che il ricarico del ristoratore sia eccessivo, è liberissimo di non acquistare quel vino e soprattutto non cenare più in quel ristorante. (come ha fatto il sottoscritto con la Trattoria della Pesa di Varese... Quasi 30euro per un Pinot Noir di Colterenzio).
Sul discorso delle carte dei vini tutte uguali e molto “industriali”, il discorso è ancora più lungo e ricco di sfaccettature, a partire dalla considerazione di un ristoratore/sommelier con cui ho avuto il piacere di fare due chiacchere (il bravo Costantino dell'Osteria dei Sass), che nel corso degli anni, si é trovato praticamente costretto a sfoltire la carta dei vini e adeguarla alle esigenze del consumatore medio, per evitare gli eccessi di giacenza in cantina e pagarci su le tasse. Ne deriva che anche alcuni sommelier "intelligenti" che vorrebbero puntare su carte dei vini più "interessanti" e meno "industriali" si trova a dover puntare sui soliti nomi, sia per questioni economiche, sia per le richieste "scontate" di consumatori poco attenti che richiedono i soliti nomi.
Per il resto siccome nei miei buoni propositi per il 2012 chiedevo un mondo del vino con più "ammmore", passione, e meno menate preferisco dimenticare le ultime polemiche, anche perché mi sembra di ritornare a 20 anni, quando discutevo per ore su quanto i Sex Pistols fossero dei veri punk o solo la grande truffa del rock’n’roll di Malcolm McLaren.
Io intanto che fate bla,bla,bla,bla mi bevo una bella boccia langarola...mentre mi riguardo Mondovino...
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