...tutto il mio apprezzamento per questo Verdicchio e per il suo produttore... la volontà di produrre una Riserva non solo di nome ma anche di fatto, ricca, rigorosa e grande espressione del terroir di provenienza.
Anche se probabilmente non é ritenuta "nobile" come il Piemonte o la Toscana, i vini della regione Marche mi hanno sempre interessato un sacco; perché la spiccata biodiversità territoriale, climatica e agricola, ha permesso lo sviluppo vitigni autoctoni assai variegati, che formano la base della produzione vinicola regionale.
Grandi o piccoli che siano, tutti i produttori marchigiani puntano sulle locali uve autoctone, il che ha sancito un forte legame tra uomo e territorio, favorendo il sorgere di nuove e piccole realtà produttive, che puntano su una agricoltura sostenibile e tradizionalista. Ne é un esempio "La Marca di San Michele", piccola realtà di Cupramontana (AN) che ho avuto il piacere di conoscere durante la rassegna enologica de "La Terra Trema" e di cui mi sono subito innamorato, tanto da eleggere il loro Verdicchio "Il Pigro" miglior assaggio della rassegna(leggi qui). Ovviamente mi sono portato a casa una bottiglia e oggi ve la racconto.
Geograficamente parlando ci troviamo nella contrada di San Michele, area vitivinicola antica e particolarmente vocata alla produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi, tanto da avere la denominazione di "Classico". La Marca di San Michele é attiva dal 2006, per volontà di Alessandro e Batrice Bonci, quarta generazione di una famiglia di vignaioli che possiedono vigneti in contrada fin dai primi del '900. Dopo anni passati a lavorare come fotoreporter, Alessandro decide di tornare alle origini e alla tradizione di famiglia. Nasce così la Marca di San Michele, 6 ettari di vigneto di cui 4,7 dedicati alla produzione del Verdicchio (circa la metà impiantati nel 2005), mentre a completamento é stato recentemente impiantato un vigneto di Montepulciano ancora non in produzione.
Una scelta radicale quindi, dare vita ad una piccola realtà che sappia coniugare l'attenzione e la cura in vigna, il recupero delle tradizioni, l'apertura al biologico e soprattutto tanta pazienza. C'è quindi un approccio culturale ed etico al mondo del vino per La Marca di San Michele, sia nella fase produttiva che in quella commerciale, privilegiando la vendita diretta e l'interagire con l'acquirente, mai rilegato al semplice ruolo di consumatore. Iniziative come "Adotta un filare" e "La confraternita dell'uva" lo stanno a dimostrare.
Oggi sono circa 12.500 le bottiglie prodotte, tutte a Verdicchio, con metodo biologico non certificato. Possiamo tranquillamente inserire La Marca di San Michele tra i così detti produttori naturali (sempre presenti alla Sorgente del Vino, come a Vini Veri e La Terra Trema), con interventi in vigna limitati all'esclusivo utilizzo di rame e zolfo. Basse rese (70-80 ql. contro i 100-110 permessi dalla disciplinare), lavoro manuale in vigna e interventi in cantina ridotti al minimo.
La bottiglia in questione é denominata "Il Pigro" e prende questo caratteristico nome, a causa del lungo periodo di affinamento a cui viene sottoposto (intercorrono 20 mesi tra la vendemmia e la messa in vendita). La produzione é limitata a 2500 bottiglie, ricavate da una piccola parcella (poco più di un ettaro), costituita dalle vigne più vecchie e con la resa più bassa. La raccolta manuale delle uve avviene a metà settembre, i grappoli vengono pressati interi, prima di iniziare la fermentazione in acciaio a temperatura controllata. A circa metà processo si passa in botti di rovere da 10hl., dove prosegue il processo di fermentazione e maturazione sulle proprie fecce fini, per una durata di 9 mesi, per poi affinare altri 9 mesi in bottiglia. Gradazione alcolica per questo 2008 di 14%vol., prezzo di acquisto al banco assaggi (quindi direttamente dal produttore) di 18 euro.
In abbinamento a due "massicci" branzini, si presenta con un bel giallo paglierino dai riflessi oro, leggera velatura in controluce e buona fluidità alla mescita, mentre dimostra una certa viscosità lungo le pareti. Direi "liscio come l'olio" considerando la totale assenza di bolle anche dopo ripetute rotazioni. Già all'occhio si ha l'idea di un vino "spesso". Il naso é piuttosto pulito, e si evolve lentamente. Non é un vino "spinto", che ti colpisce per intensità e persistenza, men che meno il classico bianco fruttato tutto polpa e frutta. Qui trovo particolari note vegetali e di frutta secca, con un leggero fondo di vaniglia. Si sente il lavoro del legno. Al palato si muove sinuoso e viscoso, si ha subito la sensazione di un vino importante. Leggermente tannico, elegante e deciso, dalla discreta vena minerale, tra sensazioni amarognole, quasi agrumate e il dolciastro dell'affinamento in legno. Anche il finale é importante e consistente con retrogusto amarognolo e leggera vene acida. Vino di grande struttura.
Quando ho acquistato questa bottiglia, al banco assaggi, mi ero innamorato de "Il Pigro" al primo sorso tanto mi aveva colpito, soprattutto al palato. Adesso che mi sono bevuto tutta la bottiglia, posso confermare che siamo al cospetto di un grande Verdicchio. Davvero un bianco importante, energico, concentrato, quasi "grasso".
Pur riconoscendo le straordinarie qualità gustative di questo Verdicchio, devo onestamente ammettere che a gusto personale, preferisco bianchi più freschi, dinamici e bevibili. Arrivare a fine bottiglia é risultato un po' faticoso e pesante. Ma ripeto é una mia personale considerazione (essendo tra l'altro più da rosso che da bianco). Se amate i bianchi di corpo, struttura e concentrazione, beh non potete farvelo scappare.
Al di là di questo appunto, rimane tutto il mio apprezzamento per questo Verdicchio e per il suo produttore, davvero una gran bella bottiglia, sia per estetica (mi piace molto la veste grafica) sia per la volontà di produrre una Riserva non solo di nome ma anche di fatto, ricca, rigorosa e grande espressione del terroir di provenienza.
Vista l'importanza e la consistenza del bevuto, ci abbino due cd che vanno in tutt'altra direzione, ma che ben si sposano con il nome Pigro di questo Verdicchio. Vi consiglio quindi in abbinamento la doppietta "Kid A/Amnesiac" dei Radiohead. Ci sono voluti 3 anni per maturare questi 2 capolavori che tanto hanno fatto discutere i fans di "Karma Police". La musica si sviluppa per sottrazione, in una forma di elettronica scarna e sussurrata. Minimalista, quasi distaccato dalla "forma canzone", ipnotico, freddo e spettrale. Un incidere Pigro. Abbinamento eno-musicale per dissonanza.
L'acquisto é ovviamente consigliato, perché questo é un grande vino, che richiede impegno, attenzione e anche un po' di fatica. Se invece volete sbevacchiare più snelli e freschi vi consiglio il Capovolto, "l'altro" Verdicchio de "La Marca di San Michele". Stessa impronta ma solo acciaio.
Vignaioli indipendenti si nasce, anche quando lo si diventa.
Personalmente ho preferito più il Capovolto,perchè più immediato e beverino,mi prometto di risentire il Pigro a Cerea. Ho assaggiato anche il suo olio che è molto molto buono.Ciao Ivano
RispondiEliminaCiao Ivano, io ho assaggiato tutti e due. Come primo impatto ovviamente il Pigro mi ha colpito e ne o presa subito una bottiglia. Poi come ho scritto nella recensione, bevuto a pasto un bicchiere dietro l'altro, mi é sembrato un po' faticoso e troppo carico.
RispondiEliminaAlla prossima degustazione prendo una bottiglia di Capovolto, sicuramente meno "carico" e "grassoccio" ma come dici tu più beverino, dinamico e fresco da bere.. Il Pigro per caratteristiche organolettiche resta comunque un grande vino...
Non discuto sul grande vino,andrebbe assaggiato comodamente e con molta calma come hai fatto tu. Ciao Ivano
RispondiEliminaEffettivamente il Capovolto'10 assaggiato a Cerea non era male. Piuttosto deludente il Pigro'10; niente a che vedere col Pigro'08, a mio parere veramente super.
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