La Terra Trema torna anche quest'anno presso il Leoncavallo spa (so che fa un po' strano come dicitura, ma significa spazio pubblico autogestito) e siamo ormai alla quinta edizione sia per gli organizzatori (Folletto 25603 + Leoncavallo) che per il sottoscritto, pronto come ogni anno a timbrare il cartellino.
Per chi non conosce questa iniziativa mi permetto di scrivere due parole in merito prima di passare a raccontarvi dei banchi d'assaggio. Quando si parla di un'iniziativa come "La Terra Trema" non si può semplicemente parlare di vino come se fosse una degustazione qualsiasi, qui c'è molto di più.. ed é proprio quel "di più" a rendere questo evento unico e ricco di significati. Dall' autogestione a zero sponsor degli organizzatori, passando agli agricoltori e vignaioli resistenti, acquisto dei prodotti a km zero, dibattiti, concerti ecc...
Un mix di "agri-cultura", ovvero partire dalla terra, dalla materia prima e dal suo processo produttivo per creare consapevolezza nel consumatore finale. Partire dalla conquista e valorizzazione del territorio, attraverso produttori i cui prodotti parlano di una piccola rivoluzione, storie di uomini e donne, di sudore e di stagioni, un connubio forte tra agricoltura e popoli resistenti. La terra come forma di sostenibilità, non solo nel rispetto ambientale ma anche sociale, la terra da rivendicare e per cui lottare. Partire dalle radici per dare forma al cambiamento reale, per dare voce a produttori resistenti, dalla Val di Susa ai braccianti immigrati.
Credo sia importante sottolineare questo per far capire che qui, non si parla solo del prodotto fine a se stesso; la tecnica passa in secondo piano, il vino e le degustazioni sono solo un tramite, un mezzo per arrivare ad altri significati. Quindi poco importa se la temperatura del salone e dei vini serviti (parlo dei rossi) non risulta consona ad una degustazione, se i banchi d'assaggio sono un po' tutti mischiati e non suddivisi per regione, se la chiusura alle dieci ci costringe a degustare un po' tutto di corsa.
Resta il bello di una festa ricca di significati, di produttori stupendi nella loro semplicità e nei loro sorrisi, dai più freakettoni a quelli più seriosi e anzianotti, tutti disponibili a scambiare quattro chiacchere, a raccontarti dei loro vini, della loro idea di agricoltura e della loro fatica nel produrre in maniera sostenibile vini che ben rappresentano il terroir di provenienza e il carattere di chi li produce.
Se però cari lettori state pensando ad un raduno di contadini dai vini rustici e qualitativamente mediocri, vinelli da pasto e senza classe, siete assolutamente fuori strada. Qui si incontrano prodotti di livello assai alto, in alcuni casi addirittura altissimo, vini che hanno carattere ma anche eleganza, che sanno essere rustici ma anche originali e ben fatti da vignaioli e cantinieri che sanno il fatto loro, vini che parlano e possono tranquillamente mettere in fila un bel po' di decantate e spesso insignificanti bottiglie proposte dall' AIS o eno-giornalisti da strapazzo.
Questo è il buono che avanza.. vini naturali, agricolture biologiche e biodinamiche, vendita diretta, acquisto consapevole. Di soldi non ne girano un granché, ma quando sei qui non ti dispiace investire 100euro per portarti a casa un po' di buon vino, ma anche un racconto, una stretta di mano, un brindisi e soprattutto la consapevolezza che un'altro modo di vivere e interpretare il vino è possibile.
In ordine sparso parliamo degli assaggi, perché la serata è stata lunga, caotica, molto alcolica e dal risveglio pesante...
Io e il mio compagno di viaggio Stefano abbiamo assaggiato ottimi vini partendo dalla Toscana, la regione più rappresentata insieme al Piemonte. Si inizia con un dignitoso Chianti delle colline senesi proposto dalla Fattoria San Donato di San Giminiano, conferme qualitative dalla riserva di Majnoni Guicciardini (clicca qui e leggi la recensione) e ottime sensazioni dall'azienda agricola biologica il Cerchio di Capalbio, di cui mi innamoro e acquisto il loro Ansonica, semplice e tradizionale. Ottimi risultano anche il Valmarina Sangiovese e soprattutto il Tinto, prodotto con uve Alicante, carico, profumato e rotondo. Tutto bio e zero barriques.
Due soste veloci senza grandi entusiasmi nell'assaggio del Refosco proposto dalle due cantine friulane Nicolini Giorgio e Foffani, sicuramente meglio il secondo del primo, ma non eravamo in serata per il Refosco, troppo giovane, acidino e dinamico. Ci tengo a precisare che la versione di Foffani che degusto ogni anno, rimane comunque un gran bel bere.
Andando a sud assaggiamo tutta la serie del Podere Veneri Vecchio di Benevento. Buono il Nigrum Aglianico barricato, ma soprattutto mi è piaciuto il Perdersi e Ritrovarsi, dove l'Aglianico viene assemblato con un 30% di Piedirosso, molto intenso e fruttato.
Risalendo in Piemonte tappa obbligata dai Quat Gat, Matteo, Luca e Franco (ma dov'è il quarto??), continuano a sfornare prodotti eccellenti, ruspanti e caratteristici. Il Gattinara non si discute (provata anche l'anteprima 2006 di Calligaris ancora molto "nervosa" ma già dal gran potenziale), più "easy" il Bramaterra di Matteo. Dopo un sorso di Barolo da Clerico Franceso (il Barolo è sempre il Barolo...) eccomi al banco d'assaggio che più mi ha entusiasmato in questa edizione. Trattasi della Tenuta Grillo, Monferrato, dove mi soffermo ad assaggiare e ascoltare le interessanti spiegazioni di quel genio di Guido Zampaglione, vignaiolo indipendente dallo spirito innovativo e al contempo tradizionalista. Assaggio e acquisto un Cortese strepitoso (Baccabianca). Zero lieviti, zero filtraggi, zero controllo della temperatura durante la macerazione che dura quasi 40 giorni, 12 mesi in legno grande, come dire un bianco che sembra un rosso, un Cortese come natura ci consegna. Venduto a 14 euro.. meritate. Acquisto e porto a casa anche una boccia di Pecoranera, un Freisa del 2003 assemblato con Dolcetto, Merlot e Barbera, un rosso di carattere e grande longevità. Per il sottoscritto la top cantina de "La Terra Trema 2011". Vi aspetto l'anno prossimo perché voglio acquistare la vostra ottima Barbera!!
Restando nel campo delle eccellenze, dopo la miglior cantina eccomi al miglior vino di questa quinta edizione, a cui assegno la mia personale Roncola d'Oro 2011. Sono un amante dei rossi ma il premio devo darlo ad un bianco.. siamo nelle Marche e il riconoscimente va al Verdicchio "Il Pigro" della società agricola La Marca di San Michele. 18 euro di Verdicchio non sono poche, ma le ho spese volentieri perché qui siamo una spanna sopra tutti gli altri bianchi degustati. Tutto bene, tutto bello, tutto buono. Una versione Riserva prodotta in sole 2500 bottiglie per questa cantina di Cupramontana specializzata nella produzione di Verdicchio dei Castelli di Jesi, proposto nella versione Superiore e Riserva. Un vino maturato in legno che impressiona per complessità olfattiva e per importanza al palato. Number one.
Per concludere.. anche se sicuramente avrò dimenticato qualcuno... torniamo su alcuni vignaioli classici e imperdibili de La Terra Trema, che dopo 5 edizioni possiamo definire quasi amici. Rimanendo nelle Marche ecco il "Milanese"... così ci piace definire Paolo dell'agricola Fiorano. Assaggiamo tutti i suoi ottimi prodotti da un elegante Pecorino (grazie per averci tenuto da parte l'ultima bottiglia) ai suoi rossi, espressione di un territorio unico, dal classico Piceno Superiore (clicca qui per leggere la recensione) al suo cru Ser Balduzio Riserva, 100% di Montepulciano affinato 36 mesi in botti grandi e 24 in bottiglia. Importante, tannico, ricco, strutturato ma decisamente amabile ed elegante. Un grande vino. Dimenticavo.. giusto per non farci mancare niente assaggiamo anche un goccio di ottima grappa bianca.
Risalendo in Toscana ritroviamo il Podere Prato al Pozzo di Cinigiano. Tappa fissa ormai con il suo Sangiovese di Montecucco, di cui ovviamente acquistiamo la bottiglia migliore, ovvero l'Arpagone riserva. Da buoni toscani affinamento in barriques e di recente la scelta di uscire con una versione di Cabernet Sauvignon in purezza che mi ha lasciato un po' stranito. Il prodotto é ottimo ma perché sto cavolo di Cabernet deve essere come il prezzemolo? Da nord a sud c'è sempre chi punta su questo vitigno internazionale e mi fa strano che un'azienda come questa preferisca investire su un vino del genere, anziché puntare sul più tradizionale e territoriale Montecucco D.O.C. Comunque scelta loro che rispettiamo, non vogliamo fare i criticoni e non apprezzare il lavoro di un'azienda seria solo perché si affida a vigneti non autoctoni o a tecniche di affinamento meno tradizionali.
Per concludere la tappa obbligatoria e imperdibile é dal grande vecchio, mister Aldrighetti, che dalla Valpolicella arriva ogni anno a Milano per "regalarci" a 16 euro un Amarone Classico (clicca qui per leggere la recensione) che sa entusiasmare sia per corpo ed importanza, sia per la capacità di essere armonioso, caldo e avvolgente. Molto bene anche il Ripasso, dolcino e beverino, sicuramente più snello rispetto all'Amarone, ma comunque di buona struttura.
Come sempre felici, contenti e un po' scassati rientriamo a casa con un carico di vino non indifferente, che attualmente riposa in cantina e prossimamente degusteremo (e scriveremo). Qualche euro in meno nel portafoglio ma spesi con gran piacere e con il pensiero che guarda già all'anno prossimo... pronti a scoprire qualche altro produttore ecccellente e resistente.
In alto il rombo dei trattori.. a Milano La Terra Trema.
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