lunedì 21 settembre 2015

BARBARESCO CURRA' 2010 - D.O.C.G. - Cantina del Glicine


...piccola, artigianale, familiare, storica… un passo indietro nel tempo...  la bottiglia giusta per l'autunno che verrà...



Sono giorni uggiosi e umidi, di quelli che mentre è ancora vivo l’estivo ricordo delle vacanze al mare, ti costringono ad indossare il felpone e ti passa la voglia di uscire. Alla fiera delle “ovvietà” le frasi che vanno per la maggiore (del tipo “inizia a far freschino”, “l’estate sta finendo”, “si sono accorciate le giornate”) esprimono malinconia, tristezza e rassegnazione per i giorni che verranno.  

Effettivamente siamo a metà settembre e qui in zona Prealpi l’atmosfera (eno-gastronomicamente parlando) è già fortemente autunnale.
Archiviati pantaloncini ed infradito, le feste a base di birre e rock’n’roll si sono trasformate in sagre dell’uva, del fungo, della zucca, della polenta… le chiassose grigliate iniziano a lasciar spazio alle risottate e mentre il sottoscritto va al lavoro, i pensionati affollano i boschi alla ricerca di funghi.

A parte il grande dispiacere nel vedere le ragazze abbandonare canotte e shorts è veramente così triste l’autunno per chi ama restare con “le gambe sotto al tavolo?”. Direi proprio di no… certo aleggia un po’ di malinconia… ma non mi dispiace affatto abbandonare prosciutto e melone, riso in insalata e capresi, per lasciare spazio alla lenta, lunga e delicata cottura di brasati, bolliti, risotti, polente… senza tralasciare l’aspetto più importante… l’arrivo dell’autunno mi stimola tanta voglia di Nebbiolo e Barbera. Entrambi vitigni amati, con predilezione marcata per il primo, che mi ha indirizzato a conficcare il cavatappi in questa bottiglia di Barbaresco. 

Siamo in quel di Neive, uno dei tre comuni simbolo del Barbaresco, insieme all’omonimo comune e a Treiso. Rimpiccioliamo ancora la mappa, perché il Barbaresco che vado a stappare proviene dalla sottozona di “Currà”, uno dei cru del comune di Neive, 23ha ad ovest in direzione Barbaresco. Tra i vari produttori che possono vantare vigneti in questa zona, Cantina del Glicine è sicuramente tra le realtà più interessanti… piccola, artigianale, familiare, storica… Tralasciando quel mostro sacro di Giacosa, è una delle cantine che più apprezzo insieme a Piero Busso tra i produttori di questo comune.

Tutto questo è Cantina del Glicine, situata nel cuore di Neive e magistralmente condotta dal 1980 da Roberto Bruno e Adriana Marzi, che si prendono cura di 4 ettari di vigneti e della produzione di circa 40.000 bottiglie. Tra le varie etichette spiccano sicuramente le tre versioni di Barbaresco, con i due cru Currà e Marcorino, senza tralasciare il Vignesparse (da uve di cru differenti) e l’interessante barbera La Sconsolata, caratterizzata dall’aggiunta di un 10-15% di uve nebbiolo. Di grande suggestione la cantina sotterranea, risalente al 1600. Merita una visita.

Tornando al Currà che ho stappato… annata 2010, ottima per il Barbaresco, ovviamente nebbiolo in purezza da vigneto con esposizione a sud-ovest su suoli ricchi di minerali e prodotto secondo tradizione con maturazione in botti grandi, per un vino che ben descrive il carattere del Nebbiolo di Neive.

Direi signorile nel suo rosso rubino tendente al granato, luminoso, leggero, trasparente, pulito… Intenso e persistente attacca vinoso e pungente, lungo ed inebriante, impossibile resistere più dei famigerati 3-4 secondi con il naso nel bicchiere… Comunque non rimarrete delusi, nonostante un attacco piuttosto “alcolizzato” (14%vol.) che ricorda le ciliegie sotto spirito, il carattere e i profumi inconfondibili del nebbiolo che più amiamo ci sono tutti… e come spesso capita nelle migliori versioni, bisogna sempre avere la pazienza di saperlo aspettare, entrarci in sintonia. L’impeto iniziale lascia così spazio ad un frutto rosso ben maturo, alle immancabili note floreali di rosa e violetta, alle pungenti spezie, alla dolcezza della liquirizia, fino alle suggestioni balsamiche mentolate avvolte da una lieve tostatura. Leggera astringenza iniziale, dimostra vigore, energia e tannini… ma dopo un paio di sorsi il palato è pronto ad accogliere un vino a cui non manca eleganza, attraverso una beva asciutta e pulita, materica e dolce nel frutto appagante, lunga e perfettamente equilibrata, dalla trama tannica via via sempre più vellutata, con la componente alcolica che scalda il palato e ci avvia verso un finale lungo e balsamico. Vino di grande struttura e longevità.  

Se anche voi nei grandi rossi delle Langhe cercate soprattutto vini in grado di esprimere territorio e tradizione, il Barbaresco Currà fa sicuramente il caso vostro. Come ho scritto sopra, esprime bene il carattere del nebbiolo di Neive, più ruspante e sostanzioso rispetto al Barbaresco dell’omonimo comune, contraddistinto da vini più esili e fini, così come al contempo riesce a trasmettere la tannicità, la complessità e la classe che caratterizza il cru .

Del Currà, Cantina del Glicine produce circa 8000 bottiglie, vendute ad un prezzo piuttosto onesto per essere un cru di Barbaresco. Io ho acquistato questa bottiglia del 2010 per 18 euro… Attualmente è in commercio la 2011 con prezzi che variano tra le 25-30 euro (e mi riferisco a enoteche on-line). Quindi una valutazione di mercato in salita, forse anche in virtù dei numerosi attestati di stima e riconoscimenti ricevuti dalla critica (questo 2010 ad esempio, si è preso i 3 bicchiere dal Gambero…). 

Visto che prima o poi un giro nelle Langhe lo fanno tutti… evitate di perdere tempo nelle solite visite guidate alle solite mastodontiche (e inguardabili) cantine… siano esse dei capannoni tra le vigne, o dei futuristi cubi (o sfere) di vetro (ogni riferimento è puramente casuale),  ma concedetevi un salto indietro nel tempo nella cantina di casa Bruno, sorseggiandovi uno dei suoi ottimi vini all’ombra del glicine.  

Ah, dimenticavo... buon autunno a tutti! 

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da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

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...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.