domenica 27 aprile 2014

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI CON 20 EURO IN TASCA!!

Questo é molto più di un post... é un OPEN POST... perché dovrai essere tu a scriverlo...

In tempi di crisi per chi vuole bere vino "consapevolmente" il rapporto qualità/prezzo é diventato un punto di partenza importante per fare acquisti intelligenti, senza rischiare di pagare troppo bottiglie che hanno più blasone che emozioni da trasmetterci....

E allora la sfida di ogni eno-appassionato é scovare vini eccellenti a prezzi popular.. Per esperienza personale, ho individuato nella fascia di prezzo intorno alle 20 euro, come la più "onesta", perché ci permette di fare ottime bevue senza "rovinarci"... qui si riescono a trovare delle "chicche" che valgono l'esborso e fanno impallidire bottiglie ben più care e rinomate...

Dai non pensarci troppo su... adesso tocca a te... fai mente locale e scrivi nei commenti ad uso e consumo di tutti i lettori, 2 e solo 2 bottiglie imperdibili a meno di 20euro..... vai con i consigli...

martedì 22 aprile 2014

LA BECCACCIA 2007 - Vino Rosso - Il Pendio

L'altra Franciacorta... artigianale e rurale, ben lontana dallo stile dei grandi nomi a cui i più sono abituati e che a sorpresa mi entusiasma con un rosso di ottima leggerezza espressiva... tanto da "sverniciare" i piatti di una cucina stellata...

Metti che una sera ti prende lo schiribizzo e ti catapulti a Milano per testare "L'alta cucina naturale" dello chef Pietro Leemann, l'unico ristorante vegetariano stellato d'Europa. Mettici anche (finalmente!!) una carta dei vini di 60 pagine davvero interessante, dalla quale, senza troppo badare alla complessità dei piatti e all'enorme varietà di ingredienti, punto deciso il dito davanti a chef Leemann (il sommelier arriverà in seconda battuta con la bottiglia...) su La Beccaccia de "Il Pendio", bottiglia che cercavo da tempo senza successo, tanto che il produttore in persona, non ha ceduto alle mie richieste di sganciarmene almeno una in quel de "Gli Estremi del Vino". Non so se la bottiglia scelta vada a braccetto con la cucina vegana, ma visti i vini serviti in abbinamento agli altri tavoli, mi sono convinto di aver fatto un'ottima eno-scelta!! 

Il Pendio, é un'azienda agricola fondata nel 1988 da Gianluigi Balestra ma attualmente é condotta da Michele Loda, che da ormai diversi anni gestisce con sapienza e attenzione la cantina di Monticelli Brusati. L'altra Franciacorta, se così si può dire, differente da quella distesa di vigneti pianeggianti che siamo soliti tagliare solcando l'autostrada. I vigneti sono infatti impiantati in un corpo unico a schiena d'asino, 5 ettari terrazzati a 400 metri di altitudine, in una delle aree di maggior pregio della Franciacorta. Circa 25.000 prodotte, tra le quali non possono ovviamente mancare i "Metodo Classico", proposto in ben quattro versioni, tutte dal perlagè finissimo e di grande espressività, ma quello che più colpisce é come in questa terra devota alle bollicine, sia proprio la qualità dei rossi (ma é molto interessante anche lo Chardonnay) ad avermi entusiasmato.  

Il segreto della particolarità dei vini di Loda sta proprio nella scelta di realizzare vini senza segreti... lasciare che sia il vigneto in primis ad esprimersi, riducendo al minimo sia le pratiche agronomiche che enologiche, affinché sia la peculiarità di ogni singolo appezzamento e del suo terreno a caratterizzare il sorso. L'artigianalità del lavoro di Michele nella sua piccola cantina, l'utilizzo di lieviti indigeni, l'approccio natur in vigna, favoriscono la realizzazione di vini unici, piccole perle nel calderone delle produzioni massive franciacortine a cui i più sono abituati.

La Beccaccia annata 2007, prodotta in sole 2000 bottiglie é un Cabernet Franc in purezza, le cui uve sono raccolte da un piccolo vigneto ad inerbimento spontaneo esposto a sud, su un fondo pietroso e calcareo. Affinamento di ben 3 anni, con utilizzo in barriques di rovere dell’Allier caratterizzate da una stagionatura in acqua, la mancata tostatura rende meno invasivo il ruolo dei legni, evitando di ritrovare nel bicchiere i "soliti" sentori da vino barricato, permettendo al frutto di esprimere i suoi profumi originali. 4 mesi anche in acciaio inox e conclusione con almeno un anno in bottiglia.

Rosso rubino piuttosto scuro tendente al granato, naso pieno e di buona persistenza, con un intrigante mix di frutta rossa, note balsamiche, rimandi erbacei, eucalipto, sottobosco e spezie piccanti, il tutto avvolto da una leggera affumicatura. Molto espressivo. Alla beva si alza ulteriormente l'asticella, grazie ad un eccellente equilibrio tra tannini, alcool e acidità, con un frutto vivo e succoso che ti rimane li attaccato al palato dopo un finale appagante e pulito. La Beccaccia mi entusiasma per la sua leggerezza espressiva... riesce ad essere un vino assolutamente "godereccio" senza rinunciare ad una naturale eleganza, un'intrigante complessità e un tocco di austerità.

Alla fine me ne torno a casa soddisfatto più per quello che ho bevuto (con la chicca conclusiva del Pantelleria di Ferrandes abbinato al dolce..) che per quello che ho mangiato... nulla contro la stellata cucina vegana e l'idea di Leemann di mettere in relazione "corpo-mente-spirito", ma alla fine mi risultata troppo concettuale, quasi matematica... vedere un dolce servito con un colpo di gong, perché va assaporato con tutti i sensi (udito compreso) mi fa troppo radical chic milanese... e si discossa eccessivamente con il mio concetto di cucina... si esce un pò dal seminato... non me ne voglia chef Leemann... ma ancora una volta é stata la naturale semplicità, un po' rustica, molto artigianale e molto sincera di un vignaiolo come Michele Loda a prendermi il cuore e molto meno l'"alta cucina naturale" da stella Michelin. So che non é una sfida... ma Loda batte Leemann 1-0.

P.s. un tanx a Lorenzo per avermi indirizzato all'assaggio de La Beccaccia durante Gli Estremi del Vino...

mercoledì 16 aprile 2014

RÒCHE D'AMPSÈJ 2006 - Roero Riserva D.O.C.G. - Az. Agr. Matteo Correggia

...al di la del suo taglio "modernista", rimane vino integro e di grande espressività territoriale. E' comunque impossibile immaginare il Roero di oggi senza pensare a Matteo Correggia, indissolubilmente legati dalla storia.


Allora cari amici eno-rockers, avrete notato qualche mese fa la foto di Eddie "Pearl Jam" Vedder sul palco con in mano una bottiglia di vino...  nulla di strano, i fans della band sanno bene che Eddie é solito portarsi una bottiglia sul palco per tenersi "su di giri". Non fosse che... in quel di Chicago, il nostro eroe mette in bella mostra una bottiglia di Roero di Correggia. Inutile dire che per tutti i rockers della mia generazione (diciamo quelli che si aggirano sulla quarantina) la devozione per la band di Seattle é senza ritegno ... e se Eddie beve Correggia, io non posso essere da meno... anzi caro il mio Eddie... ti dirò di più... io il Roero base me lo sono già bevuto e ti sorpasso alla grande con la riserva Ròche D'Ampsèj!!! 

Scherzi a parte, anche alla cantina di Canale sembrano vendemmiare con Even Flow a palla nell' I-Pod, dato che la foto di Eddie che impugna il Roero é la prima immagine che visualizzerete connettendovi al loro sito, o forse in virtù del prossimo live dei PJ in quel di San Siro, anche questa foto aiuta a un po' il marketing aziendale. 

Passando a questioni più serie... Sorseggiato con un certo entusiasmo il Roero base durante un'ottima cena presso l'Osteria del Sass di Besozzo, mi appresto con non poche aspettative, a stappare il vino principe di Correggia, ovvero il caposcuola Ròche D'Ampsèj, vino che in tempi non sospetti é riuscito ad attirare l'attenzione della critica enologica verso i nebbioli prodotti a nord del Tanaro, allora come oggi, troppo spesso offuscati dal blasone dei rossi di Langa.

Dobbiamo fare un passo indietro di circa 30 anni, quando Matteo Correggia nel 1985, eredita l'azienda agricola di famiglia con l'obbiettivo di valorizzare i vigneti e realizzare vini unici ed espressivi. Una svolta di stampo "modernista" per la cantina di Canale, che ha incontrato le critiche dei puristi, ma non ha scalfito l'animo e il coraggio di Matteo, che nel frattempo iniziava a raccogliere anche consensi internazionale e a zittire chi sosteneva che il Roero non era un territorio adatto alla produzione di grandi vini rossi. Destino avverso quello di Matteo, quando nel 2001 mentre rientrava dalla campagna, perde la vita in un incidente di lavoro, velando così di tristezza e malinconia, la storia di un vignaiolo "avanti" e della sua cantina, diventata un punto di riferimento per molti viticoltori del Roero. Forza e volontà, il coraggio e l'orgoglio di una famiglia che nel nome di Matteo, si é rimboccata le maniche, affinché nulla andasse perso. I suoi vini, oltre ad una bella e dinamica cantina, sono ancora oggi la dimostrazione dell'importanza del lavoro svolto da Matteo e dall'encomiabile entusiasmo, con cui oggi Ornella Costa, affiancata da Luca Rostagno e un team di grande competenza, lavorano. 20 ettari vitati e 130.000 bottiglie commercializzate, tra cui alcune etichette conosciute a tutti... Ròche D'Ampsèj in primis ma anche l'interessante Nebbiolo "La val dei Preti" e la Barbera "Marun". 

Una cenetta casalinga per festeggiare i dieci di aMMore con la mia compagna, sono la giusta occasione per stappare il Ròche D'Ampsèj 2006, vino che da tre anni riposava in cantina, in attesa del momento giusto per essere onorato. Posso quindi definirlo (vista la situazione), un atto di amore!. Nebbiolo in purezza, allevato a controspalliera nella ripida vigna del Parco delle Rocche, un terreno sabbioso-argilloso, con esposizione da sud-est a sud-ovest. Le uve sono vendemmiate tra fine settembre e metà ottobre, con una resa di 40hl per ettaro. 6-8 giorni di macerazione e affinamento di 18 mesi in barriques nuove, con assemblaggio in inox e due anni conclusivi in bottiglia. Circa 11.000 esemplari per l'annata 2006 e prezzo in enoteca che si aggira tra le 30-35 euro.

Granato scuro, impenetrabile e profondo... così alla vista come al naso, persistente e possente grazie anche ad una spiccata gradazione alcolica (14.5%vol) che scalda un ventaglio olfattivo segnato sia dai caratteristici e territoriali sentori del Nebbiolo, sia dalle tipiche note figlie del lungo affinamento in barriques nuove. Complesso e teso, concentrato e compatto, esprime sentori di frutta rossa matura, note balsamiche, fiori appassiti, punte speziate, tabacco e tostatura. Non originalissimo ma ricco di sfaccettature, ha soprattutto il merito di non allentare mai la tensione, con un giusto equilibrio tra frutto e legno. Al palato é pieno, materico e tannico, compatto e persistente, avvolgente e tridimensionale, ricco di nerbo, si fa apprezzare più per il carattere possente e complesso che per eleganza, riuscendo comunque ad emozionare con un finale di bella pulizia, lunghissimo ed espressivo al retrogusto.

E' un vino ricco di stoffa fatto per durare nel tempo, che affascina anche chi come il sottoscritto, predilige il Nebbiolo da botte grande. Sicuramente un po' più di eleganza e finezza non gli avrebbero guastato (a gusto personale), ma al di la del suo taglio "modernista", rimane vino integro e di grande espressività territoriale. E' comunque impossibile immaginare il Roero di oggi senza pensare a Matteo Correggia, indissolubilmente legati dalla storia.

giovedì 10 aprile 2014

ENORACCONTI >> VINI VERI 2014 - Vini Secondo Natura - XI ed.

"Maledetta primavera… in un solo colpo Vinitaly-ViniVeri-Vinnatur, un’enorme calamita nel cuore del Veneto che attira gli eno-appassionati italiani in un girone dantesco percorribile (al volante) in meno di un’ora. Un triangolo delle Bermuda alcolico in cui ognuno di noi, peccatori e peccatrici nel nome di Bacco, vorrebbe perdersi". 

Così ho esordito un paio di anni fa nel post dedicato a Vinnatur e così esordisco oggi mentre scrivo della mia eno-esperienza a ViniVeri, perché alla fine é una storia che si ripete ogni santissimo anno, come Pasqua e Natale, sono una certezza!!. Ho preso un "anno sabbatico" nel 2013, ma domenica mi sono messo in moto per la settimana santa dell'eno-strippato, che annovera un gran quantitativo di eno-cinghiali accodati 50 euro in mano, all'ingresso del Vinitaly, pronti a sgomitare per bere il più possibile (difficile dargli torto visto il prezzo del biglietto...). Non spenderei mai quei soldi per il Vinitaly, ma quest'anno free entry anche per i wine-blogger e quasi quasi, volevo approffittarne... Poi ho realizzato che proprio non fa per me il mega evento... non mi appartiene culturalmente e se mi sparo più di 200km e oltre due ore di macchina per andare ad una fiera vinicola, é perché cerco molto di più di una piacevole bevuta o di una buona “sbronza” in compagnia... 

Elenco produttori Viniveri 2014
Ovviamente per produttori e addetti hai lavori la fiera ha soprattutto una valenza "commerciale" e il successo del Vivit di questi ultimi anni ne é una dimostrazione... anche molti dei miei vignaioli preferiti, hanno pensato bene di ritagliarsi uno spazio nella più importante fiera italiana del vino, speranzosi di riuscire a raccogliere qualche buon ordine... Ineccepibile... bisogna pur vendere le bottiglie per mantenere in vita la propria azienda agricola, ma rimango dell'idea che anche il modo in cui si vende il vino abbia la sua importanza e fatico a comprendere come il modello commerciale-culturale di Vinitaly, possa rappresentare quei produttori notoriamente estranei alle tendenze e alle logiche di mercato, che hanno fatta della contadinità e dell'artigianalità un loro tratto distintivo. 

Non sta a me giudicare, con il vino non ci campo, casomai rappresenta una nota spesa del mio budget familiare, che ognuno faccia il proprio gioco, io faccio il mio e punto deciso su Cerea, sulla bella iniziativa organizzata da Bea e il consorzio Viniveri, quest'anno con dedica speciale a Emmanuel Giboulot, produttore della Borgogna che rischia 6 mesi di carcere per essersi rifiutato di utilizzare i pesticidi nelle proprie vigne. (pena a quanto pare ridotta ad una semplice muulta...). La sosta "prolungata" in una trattoria di Custoza e il restante viaggio tra campi, passaggi a livello che non si alzano mai e strade sbarrate da mercatini domenicali, mi costringono ad arrivare all'Areaexp con un certo ritardo... rimangono meno di tre ore prima alla chiusura... e allora devo ottimizzare i tempi e cercare di assaggiare a più non posso... 

Si studia un piano d'azione
Il parcheggio é pieno ma la bella "fabbrica" di Cerea, risulta meno affascinante di Villa Favorita, ma decisamente più funzionale... offre molto respiro e si ha quasi la sensazione che ci sia poco movimento... situazione distesa quindi e questo é decisamente un punto a suo (e a mio) favore ... Ritiro l'accredito e mi fiondo ai banchi assaggi, non prima di aver avvistato Jonathan Nossiter... vorrei salutarlo e dirgli che senza il suo Mondovino forse molti dei presenti non sarebbero qui (anche se probabilmente non lo ammetterebbero mai!!), ma sono timido e il tempo stringe... 

Salto a malincuore per questioni di minutaggio i produttori stranieri e mi fiondo da Terre a Mano, tre annate del loro rosso in assaggio (dal 2009-2011), per uno dei migliori Carmignano che abbia mai attraversato questo palato. Ad intrigarmi però é soprattutto il Sassocarlo, classico assemblaggio toscano tra Trebbiano e Malvasia con leggera macerazione sulle bucce... mi piacciono i bianchi macerati ben equilibrati... c'è sostanza, bevibilità e un'intrigante trama aromatica... ottimo e convincente, prima di chiudere il cerchio con un Vin Santo da applausi. La qualità e anche l'originalità di molti vini proposti a Cerea é fuori discussione... mi basta un balzo trasversale verso destra per ritrovarmi nell'affollato banco assaggi di Dettori. Punto dritto sul trittico di Cannonau Tuderi-Tenores-Dettori. Tutti quelli che sono abituati ai Cannonau "standar" carichi e concentrati, dovrebbero assaggiare almeno una volta nella vita queste perle tridimensionali... magri e quasi aranciati nel bicchiere, ad eccezione del Tenores che apre con una spiccata riduzione, colpiscono con una gamma aromatica originale e una beva incredibilmente fresca e slanciata, anche al cospetto di una gradazione alcolica imponente. Il Dettori in particolare, é un vino pazzesco!! 

situazione rilassata a Cerea
Torno alla "normalità", se così si può dire, con i classici piemontesi di Cascina delle Rose... assaggio la gamma completa, dal Dolcetto al Barbaresco Rio Sordo, tutti assaggi da botte, perché le loro bottiglie vanno letteralmente a ruba. Mi gusto vini in divenire dal grande potenziale evolutivo, nel segno della tradizione e della bevibilità, eleganti e puliti, ad eccezione della più carica e concentrata Barbera d'Alba superiore "Donna Elena", comunque ottima. Esemplare e disponibilissimo Italo che parla della sua cantina e della sua familia con grande fierezza... non posso che ascoltare ed innamorarmi di questo vignaiolo d'altri tempi. Già che sono arrivato fino a Cerea, non posso perdermi quel pezzo da 90 che é il Kurni di Oasi degli Angeli. Con un po' di timore referenziale per via del blasone di questo vinone, allungo il bicchiere e assaggio il loro unico vino che é appunto il Kurni 2012, ancora da imbottigliare ma che nel bicchiere sembra già incredibilmente pronto... Rimango piacevolmente sorpreso da quanto mi sono sentito a mio agio a chiaccherare con Eleonora e Marco. Lui é sicuramente un personaggio... si chiacchera a ruota libera e all'argomento "densità d'impianto" la risposta secca di Marco non si lascia attendere... "una volta le vigne dei contadini avevano 30.000 piante per ettaro... le basse densità d'impianto le hanno inventate quelli della Fiat, per far passare i trattori e meccanizzare il lavoro...". Chiedo se la dolcezza che avverto nel finale sia figlia del residuo zuccherino... in risposta Marco recupera  il Montepulciano di Valter Mattoni e mi riempie il bicchiere... "senti il finale?? Molto simile al mio vino... é proprio una caratteristica di quest'uva". Anche se il Kurni non é stilisticamente nelle mie corde, devo ammettere che impressiona... e alla faccia del prezzo di vendita... é stato il banco assaggi dove mi hanno riempito di più il bicchiere!! 

Sol-l-etico
Ma c'è chi ha fatto di meglio, concedendomi addirittura il bis.... eccomi da un altro pezzo da 90 di Viniveri... accostarsi al banco assaggi di Ezio Cerruti é un po' come far sosta all'ora dell' aperitivo nel bar di fiducia... Ci vede arrivare da lontano e fa segno di aspettarlo, giusto il tempo di finire la sigaretta ed eccolo pronto a deliziarci con il suo unico vino, il Sol, da uve moscato appassite in pianta, con affinamento di 4 anni in legno. Un passito che non esagera in dolcezza  e densità, rimanendo pulito, godibile e fresco, mai stancante. Come lo stesso Ezio sottolinea..."il Sol non é il classico passito da meditazione". Chiedo news in merito al suo secondo vino in preparazione... se la ride sotto i baffi, il Moscato secco inizia a "prendere forma" e le premesse sono buone, così come l'idea di produrre un vino meno complesso, più bevile ed "economicamente" meno impegnativo per gli appassionati. 

A proposito di vini interessanti e acquistabili a prezzi abbordabili... sosta doverosa per scoprire i vini della giovane realtà umbra di Collecapretta. Attivi dal 2006, si fanno notare (oltre che per le particolari etichette), per la scelta di selezionare e vinificare in purezza tutte le varietà di uve presenti nel vigneto di famiglia, da cui in passato si ricavava un generico rosso venduto in damigiane. Scopriamo così una convincente Barbera umbra, caratterizzta dal giusto mix di acidità e dolcezza che ne caratterizza il vitigno. Per molti possono essere vini a cui manca complessità e lunghezza, ma li ritengo ottimi per freschezza e piacevolezza, gustosi e veraci nella loro artigianalità, dal rosato della casa al Greco, fino ai Rossi a base sangiovese (2 tipologie da vigne di 10 anni e da vigne di 30) e il "Lautizio" da uve ciliegiolo. Tutti promossi i vini degustati e su una cosa siamo completamente in accordo... quello che si ha nel bicchiere si beve... non si sputa!! Rimango in regione e passo dal padrone di casa... spazio a tutta la batteria di Paolo Bea. Anche in questo caso bellissime le etichette e straordinari i vini, su cui non c'è molto da dire tanto sono conosciuti. Se i due Sagrantini "Rosso de Veo" e "Pagliaro" non ammettono discussioni, sorprendono piacevolmente il "San Valentino" e soprattutto il "Pipparello", mix di uve Sagrantino, Montepulciano e Sangiovese. Materico e possente, tannico e profondo, non si fa mancare una bella acidità e una sorprendente eleganza con un allungo finale importante. 

Il Fiano di Zampaglione
Finalmente... il Don Chisciotte... lo cercavo da qualche anno dopo essermi innamorato dei vini di Tenuta Grillo, ma non ero mai riuscito ad assaggiarlo.. Ne approfitto con la generosa e simpatica mini verticale offerta da Zampaglione, 2009-2010-2011. Vino più fresco e bevibile di quanto mi aspettassi, 10gg. sulle bucce, poi acciaio e vetro. Scelta voluta da Pierluigi, che lascia per ultimo l'assaggio del 2009, versione prodotta con la complicità del nipote Guido... vino decisamente più estremo, difficile, ricco di idrocarburi e note erbacee, quasi salmastro, torbido alla vista... due impronte stilistiche differenti, entrambe a loro modo interessanti, anche se l'estremismo di Guido conferisce al vino una marcia in più. Mancano pochi minuti alla chiusura, molti banchi sono ormai vuoti e anche i vignaioli ormai se la sbevazzano... Vorrei riuscire a passare da Andrea Tirelli e da Redondel ma non c'è tempo e risulta inutile cercarli... mi ritrovo così davanti alla bella e solare faccia di Anna Martens, e allora che Vino di Anna sia.. sorsi accompagnati dal simpatico slang di Anna, vignaiola di origini australiane con la Sicilia nel cuore e nello spirito. Ottimo il rosso "Qvevri" da uve Nerello in purezza. Fresco, minerale, speziato. 

Fine dei giochi....due passi in enoteca, ma é rimasto molto poco... non mi resta che cedere il volante alla mia compagna e battere in ritirata... piuttosto lenta a dire il vero, considerando il flusso di auto in uscita dalla fiera di Verona. Mi chiedo se abbia senso concentrare queste fiere nello stesso week-end e nello stesso luogo... penso al traffico, al pubblico che si divide, ma anche ai produttori "naturali" ormai "separati" in tre festival differenti... Personalmente credo sia giusto così... trovo sia corretto soprattutto oggi con il Vivit sempre più in ascesa, che Vinnatur e ViniVeri mantengano orgogliosamente il loro originario ruolo di anti-Vinitaly... anche questa a suo modo una forma di eno-dissidenza a cui non voglio di certo mancare!! 

Alla prossima fiera e un saluto affettuoso a tutti quelli da cui non sono riuscito a passare...

martedì 1 aprile 2014

BUIO BUIO 2009 - Isola dei Nuraghi I.G.T. - Cantina Mesa

Un turbine carico di temporale, tronco secolare, sole che scotta la terra... devo fare un inchino alla bottiglia prima di stappare questo vino apocalittico..??


"Aroma pieno di sole che scotta la terra, di turbine carico di temporale, corpo forte di tronco secolare che racconta nell'uva il vento e il mare mai spenti." No... cioè... voglio dire... certe robe potrei scriverle io, nel caso in cui mi venisse voglia di tediarvi con eno-post poetici "Luca Maroni style", ma se così fosse, vi prego, fermatemi prima che sia troppo tardi. La cosa preoccupante é che quanto riportato sopra, é nientepopòdimenoche la retro etichetta dello stappato di oggi, ovvero il Buio Buio di Cantine Mesa. Non so se certe diciture aiutino a vendere più vino (anche se a giudicare dai numeri di Mesa si direbbe di si), comunque al sottoscritto sembra una mossa autoreferenziale decisamente sopra le righe, rendendo il mio approccio a questa bottiglia, contaminato di una certa diffidenza... per la serie... non ti ho ancora bevuta...ma partiamo già con il piede sbagliato... adesso stupiscimi!!

Comunque, Mesa é una cantina superstilosa, fondata nel 2006 da Gavino Sanna, pubblicitario di grande successo, che ha deciso di investire nel panoramica vitivinicolo, proprio in Sardegna, sua terra di origine. Situata a Sant'Anna Arresi, nel cuore del Sulcis, nonostante la giovane età può già vantare numeri "industriali" da 70ha vitati e 600.000 bottiglie prodotte. Il che mi fa pensare ad una degustazione in un'enoteca di Legnano (il Barbaresco) dove erano presenti quelli di Mesa, che mi hanno presentato i loro vini come il miglior vigneron di Borgogna, sottolineando che non producono vini industriali come quella cantina del nord comandata dalla Campari. Va bé... passiamo oltre... 

Il vino di oggi deriva dal vigneto più prestigioso della cantina, ovvero Carignano da viti ad Alberello su piede franco, con quarant'anni di età, tra l'azzurro del cielo e quello del mare. Terreni principalmente sabbiosi e condizioni climatiche tipicamente mediterranee con poche piogge e parecchio vento. La vendemmi avviene tra fine settembre ed inizio ottobre con rese sui 70ql/ha. 10-12 giorni di macerazione sulle bucce a temperatura controllata, con affinamento di 10 mesi in barriques di 2° e 3° passaggio, per concludere con 4 mesi in bottiglia. Bottiglia pesante in vetro scuro, minimalista ed elegante, direi quasi "alla moda", gradazione alcolica di 13,5 gradi, 30.000 bottiglie commercializzate e prezzo di vendita in enoteca sulle 20 euro. 

Bicchiere rosso rubino scarico ma con riflessi violacei piuttosto brillanti, vivo e concentrato, notturno ed impenetrabile alla luce, “Buio Buio” è nome che almeno visivamente... gli si addice. Naso piuttosto intenso e concentrato, sicuramente intrigante in alcuni spunti mediterranei, ma nel complesso il ventaglio olfattivo non offre grandi sorprese, giocando molto sul calore delle note a tinte accese di confettura rossa, "affumicata" dall'utilizzo delle barriques. Marasche e more, vaniglia, caffè tostato, pepe bianco, liquirizia e cacao… sensazioni che ritroviamo in molti rossi moderni e questo (a mio avviso) rappresenta il lato debole di questo vino. Pur continuando a giocare su un palato materico, dolciastro e avvolgente, la beva è decisamente più convincente, perché se da un lato esprime rotondità, corpo, polpa e pienezza, bisogna riconoscere come il tutto sia “smagrito” da una ben calibrata acidità che la rende molto più piacevole e meno stancante, proprio grazie ad un encomiabile equilibrio tra le componenti, che in aggiunta ad un elegante e vellutato tannino, ci accompagna verso un finale a tinte scure, non lunghissimo ma intenso, che “furbescamente” ammalia il palato di un dolce ricordo.

Vino tecnicamente ben fatto e decisamente “ammiccante” nel suo stile che cerca di esprimere il vitigno attraverso uno stile decisamente "alla moda". Sicuramente il Carignano è vitigno che ben si addice alla realizzazione dei “Supersardus” e direi che il Buio Buio si inserisce nella scia della scuola Tachis, di cui già avevo scritto dei pro e contro in occasione del post dedicato al Terre Brune di Santadi, capofila dei grandi carignani che hanno ridato lustro internazionale al panorama vitivinicolo sardo. 

Direi, molto banalmente, che si tratta di un buon vino, anche se non proprio nelle mie corde, più incline a vignaioli come Dettori, Montisci, Sedilescu, Columbu, Quartomoro, più artigianali e fortemente territoriali; ma per onestà intellettuale, non posso negare di aver comunque apprezzato anche i classici grandi rossi sardi da tre bicchieri come il Terre Brune, il Montessu o il Keramos, così come sono pronto a scommettere, che molti appassionati possono rimanere entusiasti di questo Buio Buio e la prova vivente é la reazione della mia compagna di bevuta che subito ha dato segni di apprezzamento con la classica espressione "...mmm che buono questo vino...".

Bottiglia regalata e ben venga... piacevole esperienza... ma 20 euro nell'Italia del vino si possono spendere molto meglio. (...per la serie... MESAtanto che con 20 euro in tasca i vini me li compro a La Terra Trema, se poi penso che con soli 5 euro in più alla Sorgente del Vino Live mi sono comprato il Rocce Rosse di Ar.Pe.Pe.... fate il vostro gioco).

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3 PACCHE SULLA SPALLA!! STAPPATI 2015.... ECCO LA PLAYLIST!!

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Il solito grande classico di fine anno... puntuale come il mercante in fiera, eccovi la playlist di questo 2015...

GATTINARA RISERVA 2006 - D.O.C.G. - Paride Iaretti

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...ritroverete in questo sorso di Gattinara un vino autentico… Il collegamento imprescindibile di vigna, uomo e terra.

VIS 2011 - Barbera d'Asti Superiore D.O.C.G. - Crealto

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Ancora Crealto, ancora un grande vino... prendetemi alla lettera, la loro Barbera affinata in terracotta è una chicca che sorprende e affascina...

LA TERRA TREMA 2015 - 9°edizione

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"Per noi acquistare una bottiglia di vino, significa acquistare consapevolezza e sapere, oltre che la gioia di godere di un vino come poesia"

PINOT NERO 2010 - Toscana I.G.T. - Voltumna

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Se avete passato uggiosi pomeriggi a consumare i vinili di Joy division, The Cure, Siouxsie and the Banshees, Bauhaus... non potete rimanere indifferenti al pinot nero di Voltumna.

VB1 VERMENTINO 2010 - Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Tenuta Selvadolce

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Uno dei migliori assaggi della Riviera Ligure di Ponente... uno di quei casi in cui è il vino nel bicchiere che parla (...anche al posto del vignaiolo...)

ALTEA ROSSO 2012 - Sibiola I.G.T. - Altea Illotto

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Serdiana prov. di Cagliari, a pochi metri da dove nasce il vino status symbol dell'enologia sarda, troviamo una bella realtà di bio-resistenza contadina...

RIBOLLA GIALLA 2013 - I.G.P. delle Venezie - I Clivi

RIBOLLA GIALLA 2013 - I.G.P. delle Venezie - I Clivi
Una ribolla che è un soffio di vento... lontani anni luci dai bianchi "tamarrosi" a pasta gialla, tropicalisti, dolciastri, bananosi e polposi.

BARBARESCO CURRA' 2010 - D.O.C.G. - Cantina del Glicine

BARBARESCO CURRA' 2010 - D.O.C.G. - Cantina del Glicine
...piccola, artigianale, familiare, storica… un passo indietro nel tempo... la bottiglia giusta per l'autunno che verrà...

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello
Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio. Se dici Fiano, Ciro Picariello è un punto di riferimento assoluto.

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia
...una fusione eno-culturale vincente, un vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia.

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori
...quello che entusiasma del Renosu Bianco è tutto il suo insieme, dalla sua naturalità alla sua originalità, mantenendo una piacevole semplicità nel sorso...

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO
Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!
da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!
...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.