... un tocco di
rusticità ed imperfezione lo rendono incredibilmente verace e artigianale…
un vino da “mangiare”… se mi passate il termine… un qualcosa in più che
onestamente fa la differenza…
Come anticipato nel precedente post dedicato al Lacrima
Christi di De Angelis prodotto con uve Piedirosso, resto in zona per parlarvi
dell’altro principale vitigno campano a bacca rossa, ovvero l’Aglianico e lo
faccio grazie ad un gradito ritorno su questo blog… Torno infatti a scrivere di
Antonio e Daniela Di Gruttola e del loro progetto eno-culturale Cantina Giardino, già
esplorato qualche mese fa attraverso la “poco felice” degustazione del suo
Sophia, mentre oggi mi rifaccio con gli interessi di fronte al suo Nude, probabilmente uno
dei migliori Aglianico in circolazione.
Sulla cantina di Ariano Irpino (AV) ho già avuto modo di esprimere tutta la mia stima incondizionata, che va al di là del risultato finale, ovvero il vino, giudicabile in base al gusto di ognuno... Quello che entusiasma é tutto quello che sta dietro ogni singola bottiglia prodotta dai soci/amici di Cantina Giardino... storie di amicizie, di rispetto per la terra, di amore e dissidenza. Storie di valorizzazione del territorio e delle uve autoctone... storie di antichi vigneti recuperati, di vino "naturale" in terra campana (tanto da diventarne esempio e punto di riferimento), storie di anziani conferitori artigiani e contadini, con la volontà di fare cultura e perché no reddito nel territorio.
L'avventura iniziata ufficialmente nel 2003, oggi conta 8 ettari vitati e 25.000 bottiglie prodotte con le autoctone uve raccolte da vigneti con età superiore ai 30 anni... Fiano, Coda di Volpe, Greco di Tufo e Aglianico. Proprio da questa uva si ricava il Nude, il vino più importante della Cantina, in attesa che venga commercializzato il loro ultimo gioiello, un Taurasi Riserva 2007...
Oggi scrivo proprio del Nude 2005, Aglianico in purezza ricavato da una piccola vigna di un ettaro con quasi un secolo di vita, allevata con il tradizionale sistema della raggiera avellinese. Se ne ricavano circa 3000 bottiglie, produzione artigianale e senza compromessi, figlia di un lavoro rispettoso sia in vigna che in cantina. Lungo affinamento di 3 anni in barriques e tonneaux di terzo passaggio a cui si aggiungono 2 anni di riposo in bottiglia. Il tutto senza alcuna filtrazione e chiarifica, utilizzo dei soli lieviti indigeni e solforosa ridotta a soli 8 mg/l.
Considerando il carattere senza compromessi dei vini di Cantina Giardino e del lungo affinamento ho stappato con oltre un'ora di anticipo, per evitare l'effetto "riduzione" iniziale e lasciare respirare un po' il vino.
Nel bicchiere un rubino scarico, scuro e profondo dalle
sfumature granato, impenetrabile, aspetto da “vinone”
ricco di materia ma non troppo concentrato e sorprendentemente fluido e pulito. Naso molto più educato di quanto mi aspettassi… (forse ancora
“vittima” di quel Sophia), esprimere potenza e persistenza con buon
impatto, vinoso e a tratti saturante, ma che sa essere anche avvolgente con un bouquet caldo e caleidoscopico,
ricco di suggestioni che ti costringono a tornare sul bicchiere in un continuo
lavoro di ricerca. Una spinta alcolica (14%vol.) che scalda e punge, che
sorregge e non prevarica un frutto grosso e intrigante (more e lamponi), spezie piccanti (pepe e chiodi di garofano), erbe aromatiche e una
piacevole tostatura di fondo, sigaro, caffè e liquirizia accompagnate da
suggestioni mediterranee. Alla beva dimostra un gran
carattere, poderoso e strutturato, grande persistenza, trama tannica robusta, con grandi potenzialità di
invecchiamento ed evoluzione. Lungo e profondo, è vino di grande impatto, ma
che sorso dopo sorso, riesce sempre più a convincere per il suo equilibrio,
dimostrandosi intrigante e piacevole, ricco di materia succosa snellita da una spiccata acidità, che ne esalta una
beva sempre tesa e ci avvia verso un finale che... sembra non finire mai. Tridimensionale.
Il Nude 2005 è un grande vino, ho appositamente evitato di
bermi tutta la bottiglia a cena per avanzare il classico bicchiere del giorno
dopo… anzi per una serie di circostanze i giorni sono diventati due! Abbandonato sulla mensola e ritappato con il suo tappo di sughero (niente pompette o altri marchingeni).... al cospetto della naturalità del
prodotto e dei pochi solfiti utilizzati, il vino si é rilevato in perfette condizioni ed ulteriormente evoluto, risultando ancora più bevibile, snello ed etereo nei profumi, con un frutto ancora bello vivo. La sua grandezza, come ho già scritto per altri vini che mi hanno entusiasmato, sta
proprio nel saper integrare in un solo sorso, carattere e complessità,
esprimere la stoffa del “grande” vino, rinunciando ad un po' di eleganza e finezza, ma mantenendo quel un tocco di
rusticità ed imperfezione che lo rendono incredibilmente verace e artigianale…
un vino da “mangiare”… se mi passate il termine…. un qualcosa in più che
onestamente fa la differenza…
Da amante del “Nebbiolo e i suoi derivati”, fatico ad esaltarmi con i rossi del sud, ma in anni in cui la tendenza sembra
sempre più puntare ai rossi in stile Borgogna, fa piacere trovare un vino con i
“contro cazzi” come questo… buono, tosto, complesso, verticale, artigianale e
assolutamente non omologato… Una delle bottiglie "campane" più interessanti che ho bevuto insieme al Nero Nè de Il Cancelliere, non a caso altra realtà "naturale" dell'Irpinia.
Ovviamente un vino del genere non lo portate via per
quattro soldi… potete comunque trovarlo qui a 30 euro… cifra che fa pensare… prima di investire 30 euro in una bottiglia ci penso bene… non è che mi pesa
spendere 30 euro per un vino… ma voglio assicurarmi che le
sto spendendo per la bottiglia giusta ed in questo caso.. il prezzo é giusto e vale il sacrificio...
Per il momento il
miglior Aglianico della mia vita.
Ciao Simo, da come hai descritto codesta bottiglia (piena di emozioni) mi lascia ricordare un aglianico sempre di rilievo La Firma Cantine del notaio ( del Vulture Basilicata) annata 2005 a mio parere vino ancora giovane, poteva restare in cantina altri 5 anni forse piu'; spettacolare! Purtroppo non tanto compiacente è stato il prezzo 30 euri tondi tondi (spesi Benissimo). Fine della fiera mi girano un po' pensare che per acquistare una buona bottiglia il mercato ci costringa (ma nessuno ci obbliga) a spendere tali cifre ,anche se a mio parere alla fine la differenza si vede e come! Saluto tutti ti seguo sempre... fedelissimo.
RispondiEliminaciao e grazie per la tua fedeltà... purtroppo il prezzo di certe bottiglie é elevato, sono maggiori i costi che deve sostenere la cantina, ma soprattutto come dici tu, il mercato impone il prezzo... so di vignaioli che potrebbero vendere i loro vini (faccio un esempio) a 6-7 euro, avendo il loro buon guadagno, ma alla fine sono "costretti" a venderli a 10-12 perché quella é la fascia di prezzo per quella tipologia di vino.. e se tu lo vendi a meno la gente pensa che non sia un vino qualitativamente valido... insomma un meccanismo perverso... Cantine del Notaio é una realtà importante del Vulture.. vini indubbiamente validi.. anche se a mio piccolo e modesto parere ci sono realtà più piccolo ed interessanti da scoprire...l'ormai famosa Elena Fucci su tutti, ma anche Musto Carmelitano, Camerlengo e Grifalco della Lucania
RispondiEliminaCiao
Adoro Cantina Giardino di Di Gruttula e Co, per i vini, per il progetto criticato da molti per il fatto di non avere vigne di proprietà, per la strada senza ritorno che ormai stanno seguendo da oltre 10 anni.
RispondiEliminaSono vini i loro senza compromessi, si amano o si odiano, che emozionano in maniera esponenziale chi sa capirli anche in bottiglie sfortunate, perché prima di tutto sono vini gastronomici, sui quali si può parlare tanto ma che soprattutto a tavola tra 4 amici finiscono in un attimo, anche se bisogna dargli il tempo di esprimersi con distensione.
Vedo che apprezziamo spesso le stesse cantine: Grifalco, Musto Carmeliano, Borgo del Tiglio, C. Giardino...
Beh una volta battute certe strade non si torna dietro!!!
In Campania non sottovalutare:
RispondiEliminaCantina Lonardo (contrade di Taurasi) per bianchi e rossi fuori dal comune e approccio naturale
Monte di Grazia a Tramonti, vini introvabili quanto unici
Agnanum di Raffaele Moccia, per i campi Flegrei
Pietracupa, Picariello, Villa Diamante con vini che i francesi venderebbero come Chablis Premier cru
Per dirne alcuni che hanno la filosofia che piace a te, a me!!!
grazie Claudio... hai scritto una grande verità... non si torna più indietro!!!... grazie per le dritte campane... ho già bevuto alcuni bianchi di Pietracupa e Picariello... spero di riuscire a provare anche il resto...
Eliminaio ti consiglio questo >> cantina Il Cancelliere.. se non hai ancora bevuto il loro Taurasi provalo... (http://simodivino.blogspot.it/2013/01/nero-ne-2005-taurasi-docg-il-cancelliere.html) e poi ovviamente Tecce... a proposito di Campania ho in lista e ne scriverò a breve i vini di Della Valle Jappellj da uve autoctone Pallagrello nero e Casavecchia dalla provincia di Caserta
Eliminahttp://grappolospargolo.spazioblog.it/173854/Alcune+interpretazioni+di+Taurasi+in+una+degustazione+trasversale.html
RispondiEliminaI Taurasi de Il Cancelliere sono molto intriganti, ma anche li che la mano di Di Gruttula e poi Tecce è un fuoriclasse che si ama o si odia, i suoi vini sono sempre emozionanti anche se dai prezzi strabilianti!!!
Della Valle Jappellj mi è nuovo, seguo con interesse novità e ti segnalo Rao come produttore di nicchia per quella tipologia di vini...
Grazie a te.
This was a lovely bllog post
RispondiElimina