Quando
si assaggia qualcosa di nuovo e non "omologato" é sempre una
bella esperienza, perché indipendentemente dal gusto personale c'è
sempre il piacere della scoperta e dell'esplorazione.
Della Valle Jappellj ben arrivato. Degustazione molto
interessante quella di stasera perché mi permette non solo di scoprire un nuovo
produttore (almeno per me), ma soprattutto di assaggiare le sue interpretazioni in purezza di
due vitigni autoctoni del casertano, che fino ad oggi avevo solo sentito
nominare. Devo quindi partire da un ringraziamento ad Andrea di Avionblu per avermi
mandato queste due bottiglie, che vado a stappare in contemporanea per meglio coglierne sfumature e differenze. Si va quindi alla scoperta non solo di un produttore, ma anche di un territorio e di 2 vitigni tipici come il Casavecchia, che da vita al Don Alfredo e il Pallagrello Nero, con cui si realizza il San Rocco.
La cantina in questione é situata nel borgo medioevale di Casertavecchia, una decina di km dall'attuale comune di Caserta, ed é gestita da Stefano Iappelli, che nel corso degli anni ha lavorato molto sulla ricerca enologica dei vitigni autoctoni campani, con lo scopo di valorizzarli e riuscire a ricavarne vini qualitativamente interessanti. E direi che i risultati non sono tardati ad arrivare, visto che ad oggi la Della Valle Jappellj può vantare una produzione di 60.000 bottiglie fortemente legate al territorio.
Non sono riuscito a recuperare altre notizie in merito... posso aggiungere che il Pallagrello esiste sia come uva bianca che come uva nera, ed é caratterizzata da acini piuttosto piccoli e tondi dalla buccia spessa. Il Casavecchia é invece un vitigno molto resistente ma dalle rese basse, con grappoli piuttosto grossi e dalla forma cilindrica. Da una decina di anni il Casavecchia rientra nel disciplinare della Igt del Volturno. Già che ho due bottiglie da raccontarvi... via con le impressioni sul bevuto e bando alle ciance...
DON ALFREDO 2008 - I.G.T. Terre del Volturno Casavecchia - Della Valle Jappellj
Parto con il Don Alfredo, annata 2008 da uve Casavecchia in
purezza affinate in barriques per non meno di 8 mesi. Almeno nel bicchiere
l’aspetto è quello di un tipico vino “sudista”… tinta rubino molto concentrata,
trama fitta ed impenetrabile, sfumature violacee e pareti del bicchiere che si
colorano. Naso di sicuro impatto, efficace fin da subito gioca sulla
potenza-persistenza, grazie ad una vena alcolica (14%vol.) piuttosto spinta che
mette “sotto spirito” un cestino ricco di frutta rossa matura, ma ancora viva. E questa
credo sia la sua caratteristica principale… nell’insieme di un panorama
olfattivo, tra cui si avvertono alcune tipiche note dei vini barricati (vaniglia,
cacao, tabacco ecc…) ma anche un piccante accenno speziato.
La sorpresa arriva alla beva, mi aspettavo un vino morbido, polposo e di gran corpo, tratto in inganno dalla sua densità estrattiva, invece domina una spiccata acidità e un tannino vigoroso, che sicuramente toglie eleganza e calore alla beva, ma regala spinta e freschezza inaspettati, che mantengono il vino vibrante, pungente e originale. Sicuramente una bottiglia interessante e singolare, premiata anche dalla guida Vini buoni d’Italia, dedicata ai vitigni autoctoni. La consiglio a chi va cercando qualcosa di nuovo e particolare. Detto questo devo ammettere che per essere il vino più “importante” della cantina (in commercio passa le 20 euro), manca un po’ di equilibrio e di eleganza, così come l'utilizzo delle barriques, che personalmente tende un po’ ad omologare l’olfatto, vero punto di forza di questo Casavecchia così ricco di frutto sgargiante. Sarà interessante coglierne l’evoluzione concedendogli qualche anno ancora di bottiglia. Direi quasi un vino esplosivo!!
La sorpresa arriva alla beva, mi aspettavo un vino morbido, polposo e di gran corpo, tratto in inganno dalla sua densità estrattiva, invece domina una spiccata acidità e un tannino vigoroso, che sicuramente toglie eleganza e calore alla beva, ma regala spinta e freschezza inaspettati, che mantengono il vino vibrante, pungente e originale. Sicuramente una bottiglia interessante e singolare, premiata anche dalla guida Vini buoni d’Italia, dedicata ai vitigni autoctoni. La consiglio a chi va cercando qualcosa di nuovo e particolare. Detto questo devo ammettere che per essere il vino più “importante” della cantina (in commercio passa le 20 euro), manca un po’ di equilibrio e di eleganza, così come l'utilizzo delle barriques, che personalmente tende un po’ ad omologare l’olfatto, vero punto di forza di questo Casavecchia così ricco di frutto sgargiante. Sarà interessante coglierne l’evoluzione concedendogli qualche anno ancora di bottiglia. Direi quasi un vino esplosivo!!
SAN ROCCO 2004 - I.G.T. Campania Rosso - Della Valle Jappellj
Passando al San Rocco… annata 2004 da uve Pallagrello Nero
in purezza, anche in questo caso affinamento in barriques. Decisamente più nebbioleggiante
nel bicchiere rispetto al Don Alfredo, vero è che siamo al cospetto di un vino
con 4 anni in più sulle spalle, ma che mantiene comunque una discreta
concentrazione e un colore scuro ed impenetrabile, tendente però al granato con minor densità. Anche
al naso risulta più “scarico”, discreta persistenza, ma in questo caso meno potenza ed
impatto, decisamente più fine ed equilibrato, con sentori di frutta nera ben
incorporati a note di violetta, con un leggero sentore terroso accompagnato da un sottile tocco balsamico. Anche la beva è molto
più distesa… sottile e scorrevole, meno materico... la trama tannica è meno aggressiva e l’acidità
meno sferzante, per un vino che dimostra buona struttura e discreta classe,
oltre ad un’eccellente longevità, considerando i suoi 10 anni di età e le
perfette condizioni in cui si trova. Sicuramente il San Rocco, pur con qualche
spunto in meno rispetto al Don Alfredo, si è lasciato complessivamente
preferire, dimostrandosi più centrato e più equilibrato, senza perdere in
personalità, giustificando il prezzo di vendita (sulle 16
euro).
Quando si assaggia qualcosa di nuovo e non "omologato" é sempre una bella esperienza, perché indipendentemente dal gusto personale, c'è sempre il piacere della scoperta e dell'esplorazione. Il territorio campano grazie ad una grande varietà di uve autoctone, dimostra enormi potenzialità, una ricchezza fatta di vini tipici e caratteristici tutti da scoprire. Quindi vale l'assaggio e pur con peculiarità differenti voto 7 ad entrambi con personale nota di merito al San Rocco che si é fatto preferire alla beva. Sono comunque convinto che molti troveranno maggior goduria nel Don Alfredo... soprattutto se siete seguaci di Luca Maroni e amate i vini ricchi, potenti e concentrati.
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