...é stato davvero gratificante scolarsi questa bottiglia. E' come se dopo un sabato sera di nouvelle cousine fighetta, torni dalla mamma per il pranzo della domenica... quella teglia di lasagna fumante é appagamento allo stato puro!
Gira e rigira, ogni 3/4 stappati salta fuori una boccia piemontese... e questa volta affronto uno dei miei vini tabù... ovvero il Dolcetto. Fanatici di quest'uva denigratemi pure... ma quando guardo al Piemonte con tutti quei "vinacci" a base Nebbiolo, beh... difficilmente mi vien voglia di investire su un Dolcetto... piuttosto una Barbera... La verità é che sono un cretino e in questo caso pecco di eno-snobbismo, perché in Italia é difficile trovare vini insignificanti a qualsiasi latitudine quando si é al cospetto di un produttore che lavora bene e sa il fatto suo (e viceversa).
Devo così fare mea culpa e ammettere di aver snobbato questo uvaggio solo perché (a parte l'interessante San Matteo di Eraldo Ravelli) non avevo mai bevuto dolcetti con i controca...bip... e adesso che finalmente assaggio il Vigna del Prey di Boschis... posso cospargermi la capa di ceneri e finalmente trovare in questa bottiglia, il perché di un vino che in tanti amano ma che il sottoscritto non é mai riuscito ad apprezzare fino in fondo... capita quando si é creato un background parziale, fatto spesso di vini "svenduti" a basso costo... si bevono vagonate di bottiglie insignificanti che non rendono giustizia alle peculiarità del vitigno e soprattutto a quei produttori che lo sanno valorizzare... La verità é che quando si parla di Dogliani D.O.C.G., é un altro paio di maniche... niente scherzetto e molto Dolcetto... soprattutto se il suo mentore é la cantina Boschis... se fossi Ziliani di Vino al Vino vi direi "garantito da me!", ma siccome non riesco nemmeno a garantire per me stesso... mi limito a dirvi che se andate cercando un gran bel Dolcetto.. questo Vigna del Prey giustifica l'investimento.
Ovviamente siamo nel comune di Dogliani, patria del Dolcetto e con precisione ci troviamo in frazione San Martino di Pienezzo. Qui al confine con l'alta Langa, nel lontano 1919 Francesco Boschis fondò l'azienda, che iniziò a produrre i propri vini nel "mitico" '68, insieme al figlio Mario. Oggi la gestione é nelle mani dei figli Mario, Marco e Paolo, che possono fare affidamento su oltre 10 ettari di vigneto e una produzione annua di circa 40.000 bottiglie. Inutile dire che a farla da padrone é l'uva Dolcetto che qui hanno saputo intelligentemente valorizzare. Come spesso avviene per i grandi vini si é deciso di vinificare separatamente le uve di alcuni piccoli appezzamenti con caratteristiche differenti. Al classico Dolcetto DOC realizzato attraverso un assemblaggio di uve dei diversi vigneti, si sono così affiancati tre "cru" che portano il nome dei tre vigneti da cui si ricavano le uve... il "Vigna dei Prey", situato intorno all'azienda, il Sorì San Martino, vigneto dalle forti pendenze e costituito da piante con oltre 60 anni di età e la più recente (e piccola) Vigna del Ciliegio. Il resto della produzione al di fuori del Dolcetto parla assolutamente piemontese... nessuna contaminazione merlottiana e spazio a Barbera, Grignolino e Freisa.
Vado a stappare proprio il Vigna dei Prey 2011, ovviamente Dolcetto in purezza, per un vino che nel bicchiere saprà stupirmi in virtù del potenziale che riuscirà ad esprimere, considerando che il suo affinamento é limitato a solo acciaio per 11 mesi, più altri due in bottiglia. Per gli amanti dei dati e delle particolarità... bella l'etichetta e la classica bottiglia "Albeisa" che rimanda ai grandi classici piemontesi. Denominazione di origini controllata e garantita Dogliani superiore... esposizione del vigneto a sud-ovest, situato a 500 metri di altitudine su terreno argilloso. Vino non filtrato con gradazione alcolica del 14%vol. Prezzo medio in enoteca sulle 12-13 euro e se volete provarlo così come il resto dei cru targati Boschis, li potete trovare tutti qui (e sarebbe molto interessante gustarseli in contemporanea per coglierne differenze e sfumature... )
Nel bicchiere trovo un bel “vinone” concentrato e
impenetrabile nel suo rosso rubino scuro dai riflessi violacei. Compatto e lento,
ti arriva diretto e colpisce subito per un consistente mix di alcool e frutta nera matura… poi si fa caldo e
tondo, si apre lentamente e sfoggia un bouquet convincente per persistenza e
intensità, con i dolci sentori di prugne, more e piccoli frutti a bacca nera che ben si intrecciano con le più affilate
note minerali e spezie piccanti. Leggerezza, finezza, eleganza, sono termini che non
gli appartengono, ma va bene così… è un Dolcetto ed è giusto che arrivi
schietto e diretto, ma senza disdegnare una certa complessità che lo rendono intrigante nella semplicità. Il suo lato migliore è tutto nella beva (occhio che adesso
esagero….) perché la sensazione è quella di masticare un grappolo d’uva nera
dolce e succosa, bella tonda, piena e ricca di materia (ve l’avevo detto che
avrei esagerato!). Dico questo perché il sorso é ricco e pieno, materico ed appagante, succoso e vibrante…
un vino che si beve con gusto senza stare a pensarci troppo sopra, senza farsi attendere troppo o giocare a nascondersi. Tannico e corposo, potente e robusto, ma con gradevole vena acida, che conferisce una discreta agilità e lo rendono gradevolissimo nella sua funzione alimentare.
Mi ripeterò, ma é stato un Dolcetto sorprendente per uno come me, che non impazzisce per la categoria... e poi é un vino vivo e verace, decisamente piemontese... quasi da "morsicare"... e in tempi in cui si guarda stilisticamente alla Borgogna, ai vini fini e pallidi, é stato davvero gratificante scolarsi questa bottiglia. E' come se dopo un sabato sera di nouvelle cousine fighetta, torni dalla mamma per il pranzo della domenica... quella teglia di lasagna fumante é appagamento allo stato puro!! E' chiaro che non stiamo parlando di un "grande" vino in senso classico, ma quando guardi l'etichetta soddisfatto e pensi che vorresti avere altre bottiglie in cantina da stappare "subitissimo", vuol dire che vino e vignaiolo hanno già fatto la parte più importante del loro dovere. Voto:7.5 molto Dolcetto poco scherzetto!!
Mi ripeterò, ma é stato un Dolcetto sorprendente per uno come me, che non impazzisce per la categoria... e poi é un vino vivo e verace, decisamente piemontese... quasi da "morsicare"... e in tempi in cui si guarda stilisticamente alla Borgogna, ai vini fini e pallidi, é stato davvero gratificante scolarsi questa bottiglia. E' come se dopo un sabato sera di nouvelle cousine fighetta, torni dalla mamma per il pranzo della domenica... quella teglia di lasagna fumante é appagamento allo stato puro!! E' chiaro che non stiamo parlando di un "grande" vino in senso classico, ma quando guardi l'etichetta soddisfatto e pensi che vorresti avere altre bottiglie in cantina da stappare "subitissimo", vuol dire che vino e vignaiolo hanno già fatto la parte più importante del loro dovere. Voto:7.5 molto Dolcetto poco scherzetto!!
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