...due semplici
ma gustosi vini, appaganti
ed economici, acquistati da un produttore ai più sconosciuto, che sa vendertelo
con orgoglio e senza "tirarsela".
Se
spesso mi capita di arrivare ultimo nelle recensioni, proponendo nomi
e bottiglie ben conosciute al popolo degli eno-appassionati, oggi ho il piacere
di scrivere di una cantina minore, una di quelle poco conosciute ai più e di cui
non troverete notizie sulle guide, sulle riviste di settore e credo (a voi il piacere di provarci) nemmeno in
quel mega contenitore di informazioni che é il web. Potrei quindi essere il
primo a scrivere dei vini di Renato Capuzzo, vignaiolo di Castagnole
Monferrato (almeno tra i wine-blogger).
Ed é infatti li, in quel della Fiera del Tartufo di Moncalvo che ogni anno incontro il signor Renato e i suoi vini. Siamo alla terza generazione, essendo l'attività iniziata nel 1920 grazie al nonno Dionigi. Vini nel segno della tradizione vitivinicola di queste zone che rientrano nella DOC e nella DOCG tipiche del Monferrato. Sono 4 i vini prodotti, tutti in purezza. Un bianco da uve Cortese, il Grignolino d'Asti, la Barbera d'Asti e immancabile per una cantina di Castagnole, il Ruchè. Appena ho assaggiato i vini del signor Renato, nonostante le condizione atmosferiche al limite (nebbia, freddo e assaggio nel bicchierino del caffè...) non ho avuto dubbi sulla bontà genuina dei suoi vini, in particolare del Grignolino, vino a me caro, se non altro perché quando ero piccolo, mio papà (che compra vino in damigiana) ne comprava qualche bottiglia per i giorni di festa.
Il Grignolino d'Asti DOC annata 2012 è davvero gratificante nella sua schietta sincerità. Senza troppi giri di parole, quello che ritrovo nel bicchiere è esattamente quello che mi immagino quando sento parlare di questo vino, purtroppo ancora oggi sottovalutato. Certo qui siamo ben lontani dalla tridimensionalità gusto-olfattiva del mio Grignolino preferito (il casalese Marcaleone di Crealto), ma che riesce comunque a farsi apprezzare per “onestà” se mi passate il termine… a partire dalle cinqueuroecinquanta richieste dal sign. Renato per questa bottiglia. Rosso tenue e scarico, fluido e trasparente, si fa notare soprattutto per la sua spiccata acidità, che lo rendono fresco e di facile beva, a tratti affilato come una lama di rasoio e un po’ nervoso, quasi acerbo, scivola, scalpita e rigenera il palato. Poca estrazione ovviamente e sentori pungenti di pepe, chiodi di garofano e piccoli frutti rossi. Piacevolissimo anche bevuto fresco, è il compagno ideale e low cost di ogni tavolata primaverile tra amici.
Il Ruchè di Castagnole Monferrato D.O.C.G., sempre annata 2012, esprime invece qualche complessità in più, ha indubbiamente più personalità, ma anche in questo caso riesce a brillare soprattutto per una beva piuttosto scorrevole. C’è sicuramente maggior persistenza ed intensità gusto-olfattiva, il colore vira su tonalità più scure dai riflessi violacei, mantenendo comunque dinamicità e trasparenza. Bello il naso, un po’ sgraziato ma molto “rurale”, con note terrose, viole appassite, rimandi di sottobosco umido, frutto a bacca rossa… magro, spigoloso… Come anche al palato, asciutto, sapido, leggermente tannico, snello, rustico e con quel tocco di imperfezione che intriga e lo rendono piacevole. Anche per lui spiccata acidità. Un sorso tipicamente monferrino per soli 6.5 euro, a dimostrazione che spendendo poco, forse non si bevono vini di grande complessità, ma si può comunque essere soddisfatti, appagati e contenti… addirittura di più, rispetto a costose e decantate riserve che creano tante aspettative, ma (a volte) ci lasciano delusi.
Ecco in questi due semplici ma gustosi vini, mi è sembrato quasi di ritrovarmi in quelle bottiglie tanto amate e tanto ricercate da Mario Soldati nei suoi viaggi alla ricerca dei vini autentici. Eccone due... appaganti ed economici, acquistati da un produttore che sa vendertelo con orgoglio e senza "tirarsela". Insomma senza quell’atteggiamento di "superiorità" che adottano alcuni vignaioli alle fiere, a cui ogni tanto servirebbe qualcuno, che di fronte a tanti paroloni o a scene di scocciato mutismo, abbia il coraggio di affermare seccamente “il tuo vino fa cagare!”.
Ecco, alla bancarella di Renato Capuzzo ne compreresti a dozzine di bottiglie, magari non perché sono eccezionali, ma anche solo per ricambiare la cortese gentilezza della persona che quasi sminuendo la qualità dei propri vini, te li serve con la dignità, umiltà e passione di chi nel suo mestiere ci investe anima e corpo senza farci troppi quattrini.
Dal Ruché e la Barbera (entrambi ottimi) di Massimo Marengo al Grignolino e al Testa di Fuoco (molto buono) di Cascina Brichetto, fino a Renato Capuzzo... alla fiera di Moncalvo si fanno sempre interessanti acquisti a prezzi assai convenienti.
Ma che è successo a questo blog??? Comunque, sperando di rileggere presto qualcosa, era giusto per dire che dal sig. Capuzzo ci sono stato: personaggio allegro ed esuberante come i suoi vini. Ottima anche la barbera ;-)
RispondiEliminaValerio