giovedì 10 aprile 2014

ENORACCONTI >> VINI VERI 2014 - Vini Secondo Natura - XI ed.

"Maledetta primavera… in un solo colpo Vinitaly-ViniVeri-Vinnatur, un’enorme calamita nel cuore del Veneto che attira gli eno-appassionati italiani in un girone dantesco percorribile (al volante) in meno di un’ora. Un triangolo delle Bermuda alcolico in cui ognuno di noi, peccatori e peccatrici nel nome di Bacco, vorrebbe perdersi". 

Così ho esordito un paio di anni fa nel post dedicato a Vinnatur e così esordisco oggi mentre scrivo della mia eno-esperienza a ViniVeri, perché alla fine é una storia che si ripete ogni santissimo anno, come Pasqua e Natale, sono una certezza!!. Ho preso un "anno sabbatico" nel 2013, ma domenica mi sono messo in moto per la settimana santa dell'eno-strippato, che annovera un gran quantitativo di eno-cinghiali accodati 50 euro in mano, all'ingresso del Vinitaly, pronti a sgomitare per bere il più possibile (difficile dargli torto visto il prezzo del biglietto...). Non spenderei mai quei soldi per il Vinitaly, ma quest'anno free entry anche per i wine-blogger e quasi quasi, volevo approffittarne... Poi ho realizzato che proprio non fa per me il mega evento... non mi appartiene culturalmente e se mi sparo più di 200km e oltre due ore di macchina per andare ad una fiera vinicola, é perché cerco molto di più di una piacevole bevuta o di una buona “sbronza” in compagnia... 

Elenco produttori Viniveri 2014
Ovviamente per produttori e addetti hai lavori la fiera ha soprattutto una valenza "commerciale" e il successo del Vivit di questi ultimi anni ne é una dimostrazione... anche molti dei miei vignaioli preferiti, hanno pensato bene di ritagliarsi uno spazio nella più importante fiera italiana del vino, speranzosi di riuscire a raccogliere qualche buon ordine... Ineccepibile... bisogna pur vendere le bottiglie per mantenere in vita la propria azienda agricola, ma rimango dell'idea che anche il modo in cui si vende il vino abbia la sua importanza e fatico a comprendere come il modello commerciale-culturale di Vinitaly, possa rappresentare quei produttori notoriamente estranei alle tendenze e alle logiche di mercato, che hanno fatta della contadinità e dell'artigianalità un loro tratto distintivo. 

Non sta a me giudicare, con il vino non ci campo, casomai rappresenta una nota spesa del mio budget familiare, che ognuno faccia il proprio gioco, io faccio il mio e punto deciso su Cerea, sulla bella iniziativa organizzata da Bea e il consorzio Viniveri, quest'anno con dedica speciale a Emmanuel Giboulot, produttore della Borgogna che rischia 6 mesi di carcere per essersi rifiutato di utilizzare i pesticidi nelle proprie vigne. (pena a quanto pare ridotta ad una semplice muulta...). La sosta "prolungata" in una trattoria di Custoza e il restante viaggio tra campi, passaggi a livello che non si alzano mai e strade sbarrate da mercatini domenicali, mi costringono ad arrivare all'Areaexp con un certo ritardo... rimangono meno di tre ore prima alla chiusura... e allora devo ottimizzare i tempi e cercare di assaggiare a più non posso... 

Si studia un piano d'azione
Il parcheggio é pieno ma la bella "fabbrica" di Cerea, risulta meno affascinante di Villa Favorita, ma decisamente più funzionale... offre molto respiro e si ha quasi la sensazione che ci sia poco movimento... situazione distesa quindi e questo é decisamente un punto a suo (e a mio) favore ... Ritiro l'accredito e mi fiondo ai banchi assaggi, non prima di aver avvistato Jonathan Nossiter... vorrei salutarlo e dirgli che senza il suo Mondovino forse molti dei presenti non sarebbero qui (anche se probabilmente non lo ammetterebbero mai!!), ma sono timido e il tempo stringe... 

Salto a malincuore per questioni di minutaggio i produttori stranieri e mi fiondo da Terre a Mano, tre annate del loro rosso in assaggio (dal 2009-2011), per uno dei migliori Carmignano che abbia mai attraversato questo palato. Ad intrigarmi però é soprattutto il Sassocarlo, classico assemblaggio toscano tra Trebbiano e Malvasia con leggera macerazione sulle bucce... mi piacciono i bianchi macerati ben equilibrati... c'è sostanza, bevibilità e un'intrigante trama aromatica... ottimo e convincente, prima di chiudere il cerchio con un Vin Santo da applausi. La qualità e anche l'originalità di molti vini proposti a Cerea é fuori discussione... mi basta un balzo trasversale verso destra per ritrovarmi nell'affollato banco assaggi di Dettori. Punto dritto sul trittico di Cannonau Tuderi-Tenores-Dettori. Tutti quelli che sono abituati ai Cannonau "standar" carichi e concentrati, dovrebbero assaggiare almeno una volta nella vita queste perle tridimensionali... magri e quasi aranciati nel bicchiere, ad eccezione del Tenores che apre con una spiccata riduzione, colpiscono con una gamma aromatica originale e una beva incredibilmente fresca e slanciata, anche al cospetto di una gradazione alcolica imponente. Il Dettori in particolare, é un vino pazzesco!! 

situazione rilassata a Cerea
Torno alla "normalità", se così si può dire, con i classici piemontesi di Cascina delle Rose... assaggio la gamma completa, dal Dolcetto al Barbaresco Rio Sordo, tutti assaggi da botte, perché le loro bottiglie vanno letteralmente a ruba. Mi gusto vini in divenire dal grande potenziale evolutivo, nel segno della tradizione e della bevibilità, eleganti e puliti, ad eccezione della più carica e concentrata Barbera d'Alba superiore "Donna Elena", comunque ottima. Esemplare e disponibilissimo Italo che parla della sua cantina e della sua familia con grande fierezza... non posso che ascoltare ed innamorarmi di questo vignaiolo d'altri tempi. Già che sono arrivato fino a Cerea, non posso perdermi quel pezzo da 90 che é il Kurni di Oasi degli Angeli. Con un po' di timore referenziale per via del blasone di questo vinone, allungo il bicchiere e assaggio il loro unico vino che é appunto il Kurni 2012, ancora da imbottigliare ma che nel bicchiere sembra già incredibilmente pronto... Rimango piacevolmente sorpreso da quanto mi sono sentito a mio agio a chiaccherare con Eleonora e Marco. Lui é sicuramente un personaggio... si chiacchera a ruota libera e all'argomento "densità d'impianto" la risposta secca di Marco non si lascia attendere... "una volta le vigne dei contadini avevano 30.000 piante per ettaro... le basse densità d'impianto le hanno inventate quelli della Fiat, per far passare i trattori e meccanizzare il lavoro...". Chiedo se la dolcezza che avverto nel finale sia figlia del residuo zuccherino... in risposta Marco recupera  il Montepulciano di Valter Mattoni e mi riempie il bicchiere... "senti il finale?? Molto simile al mio vino... é proprio una caratteristica di quest'uva". Anche se il Kurni non é stilisticamente nelle mie corde, devo ammettere che impressiona... e alla faccia del prezzo di vendita... é stato il banco assaggi dove mi hanno riempito di più il bicchiere!! 

Sol-l-etico
Ma c'è chi ha fatto di meglio, concedendomi addirittura il bis.... eccomi da un altro pezzo da 90 di Viniveri... accostarsi al banco assaggi di Ezio Cerruti é un po' come far sosta all'ora dell' aperitivo nel bar di fiducia... Ci vede arrivare da lontano e fa segno di aspettarlo, giusto il tempo di finire la sigaretta ed eccolo pronto a deliziarci con il suo unico vino, il Sol, da uve moscato appassite in pianta, con affinamento di 4 anni in legno. Un passito che non esagera in dolcezza  e densità, rimanendo pulito, godibile e fresco, mai stancante. Come lo stesso Ezio sottolinea..."il Sol non é il classico passito da meditazione". Chiedo news in merito al suo secondo vino in preparazione... se la ride sotto i baffi, il Moscato secco inizia a "prendere forma" e le premesse sono buone, così come l'idea di produrre un vino meno complesso, più bevile ed "economicamente" meno impegnativo per gli appassionati. 

A proposito di vini interessanti e acquistabili a prezzi abbordabili... sosta doverosa per scoprire i vini della giovane realtà umbra di Collecapretta. Attivi dal 2006, si fanno notare (oltre che per le particolari etichette), per la scelta di selezionare e vinificare in purezza tutte le varietà di uve presenti nel vigneto di famiglia, da cui in passato si ricavava un generico rosso venduto in damigiane. Scopriamo così una convincente Barbera umbra, caratterizzta dal giusto mix di acidità e dolcezza che ne caratterizza il vitigno. Per molti possono essere vini a cui manca complessità e lunghezza, ma li ritengo ottimi per freschezza e piacevolezza, gustosi e veraci nella loro artigianalità, dal rosato della casa al Greco, fino ai Rossi a base sangiovese (2 tipologie da vigne di 10 anni e da vigne di 30) e il "Lautizio" da uve ciliegiolo. Tutti promossi i vini degustati e su una cosa siamo completamente in accordo... quello che si ha nel bicchiere si beve... non si sputa!! Rimango in regione e passo dal padrone di casa... spazio a tutta la batteria di Paolo Bea. Anche in questo caso bellissime le etichette e straordinari i vini, su cui non c'è molto da dire tanto sono conosciuti. Se i due Sagrantini "Rosso de Veo" e "Pagliaro" non ammettono discussioni, sorprendono piacevolmente il "San Valentino" e soprattutto il "Pipparello", mix di uve Sagrantino, Montepulciano e Sangiovese. Materico e possente, tannico e profondo, non si fa mancare una bella acidità e una sorprendente eleganza con un allungo finale importante. 

Il Fiano di Zampaglione
Finalmente... il Don Chisciotte... lo cercavo da qualche anno dopo essermi innamorato dei vini di Tenuta Grillo, ma non ero mai riuscito ad assaggiarlo.. Ne approfitto con la generosa e simpatica mini verticale offerta da Zampaglione, 2009-2010-2011. Vino più fresco e bevibile di quanto mi aspettassi, 10gg. sulle bucce, poi acciaio e vetro. Scelta voluta da Pierluigi, che lascia per ultimo l'assaggio del 2009, versione prodotta con la complicità del nipote Guido... vino decisamente più estremo, difficile, ricco di idrocarburi e note erbacee, quasi salmastro, torbido alla vista... due impronte stilistiche differenti, entrambe a loro modo interessanti, anche se l'estremismo di Guido conferisce al vino una marcia in più. Mancano pochi minuti alla chiusura, molti banchi sono ormai vuoti e anche i vignaioli ormai se la sbevazzano... Vorrei riuscire a passare da Andrea Tirelli e da Redondel ma non c'è tempo e risulta inutile cercarli... mi ritrovo così davanti alla bella e solare faccia di Anna Martens, e allora che Vino di Anna sia.. sorsi accompagnati dal simpatico slang di Anna, vignaiola di origini australiane con la Sicilia nel cuore e nello spirito. Ottimo il rosso "Qvevri" da uve Nerello in purezza. Fresco, minerale, speziato. 

Fine dei giochi....due passi in enoteca, ma é rimasto molto poco... non mi resta che cedere il volante alla mia compagna e battere in ritirata... piuttosto lenta a dire il vero, considerando il flusso di auto in uscita dalla fiera di Verona. Mi chiedo se abbia senso concentrare queste fiere nello stesso week-end e nello stesso luogo... penso al traffico, al pubblico che si divide, ma anche ai produttori "naturali" ormai "separati" in tre festival differenti... Personalmente credo sia giusto così... trovo sia corretto soprattutto oggi con il Vivit sempre più in ascesa, che Vinnatur e ViniVeri mantengano orgogliosamente il loro originario ruolo di anti-Vinitaly... anche questa a suo modo una forma di eno-dissidenza a cui non voglio di certo mancare!! 

Alla prossima fiera e un saluto affettuoso a tutti quelli da cui non sono riuscito a passare...

2 commenti:

  1. Bell'artcolo, io di Dettori sono ancora alla ricerca invece dei loro vini meno famosi quelli a base di Monica e di Pascale.
    Mentre per quanto riguarda l'Oasi degli Angeli producono anche un vino a base di Bordo' (vitigno riscoperto nella zona che si e' poi scoperto essere Grenache o Cannonau secondo alcuni) dal prezzo circa doppio rispetto al Kurni con caratteristiche opposte vino incredibilmente elegante con il nome di Kupra.

    Saluti
    Benux

    RispondiElimina
  2. conosco il kupra... ma purtroppo a Cerea solo Kurni 2012... Dettori invece presentava tutta la flotta... ma un po' per non esagerare, un po' per il sovraffollamente del suo banco assaggi (e io non volevo perdere troppo tempo...) mi sono limitato al trittico di Cannonau...

    RispondiElimina

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da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

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...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.