Campodarchi é una particolare versione di Bianchello del Metauro di una cantina in ascesa... che mi impone alcune riflessioni...
Dopo una breve pausa torno ad assaggiare le proposte
enologiche di Avionblu... ci sono un po’ di nuovi arrivi in catalogo e Andrea ha
pensato bene di mandarmi un po' di "robba" da assaggiare… mai stato così bello ed interessante fare da
cavia…. anche perché tra i suoi vini ci sono sempre proposte interessanti e particolari. Prendiamo
il vino che ho stappato oggi... ottenuto da vitigni autoctoni che danno vita a una
D.O.C. minore nei numeri, ma storicamente importante... se vi dico che si tratta
di un bianco marchigiano a cosa pensate??? (ovviamente fate finta di non aver
letto il titolo di questo post e guardato la foro a destra…!!) Già sento il
coro.. Verdicchio... Verdicchio..., altri che incitano la Passerina... qualcuno
il Pecorino, ma in quanti conoscono la Vernaccia di Serrapetrona, il Falerio o il Bianchello
del Metauro?? Tolti gli appassionati e qualche marchigiano credo pochi... Io per primo con il Campodarchi di Terracruda dedico per la prima volta un post al Bianchello...
Doveroso quindi, prima di passare
all’assaggio, ricordare che questa piccola D.O.C. marchigiana risale al 1969, ed è
denominata “del Metauro” in quanto le vigne di uve di Bianchello (o Biancame)
sono situate lungo il corso del fiume Metauro, che da tipicità ai terreni, situati nella provincia di Pesaro-Urbino.
Questa tipologia di vino può essere prodotta sia nella versione base che in
quella superiore, oppure spumante e
passito con utilizzo di uve Bianchello pari al 95% e Malvasia Toscana a
completamento.
Tra le cantine marchigiane attive in questa D.O.C. negli ultimi anni si é messa in luce l'azienda vitivinicola Terracruda, situata in località Fratte Rosa, praticamente al confine tra le province di Ancona e Pesaro-Urbino, a metà strada tra il mare e l'Appennino. Cantina nata recentemente (il progetto nasce nel 2000) e gestita da 3 soci che hanno creduto nella valorizzazione dei vitigni autoctoni di questa zona. Che dire... l'hanno pensata in grande, tutto nuovo e tutto bello, 20 ettari di vigneti e una produzione di circa 80.000 bottiglie, numeri importanti per un'azienda che vinifica internamente "solo" dal 2005. Insomma gli ingredienti per avere successo nel panorama odierno ci sono tutti... vini da uve autoctone, 3 soci facoltosi, cantina nuova, sala degustazioni, eno-turismo, prossimamente anche bad & breakfast e tanto marketing, tra cui (leggo sul sito) addirittura un "Wine tasting Terracruda around Europe"...
Insomma il brand giusto c'è e come spesso capita di leggere sulle brochures di presentazione, si parla sempre di aziende proiettate nel futuro rivalutando il passato. Parole come innovazione, sperimentazione, progettazione mi lasciano sempre un po' scettico quando sono accostate a termini come "tradizione", quando si pongono obbiettivi di valorizzazione del territorio e dell'autoctono, di recupero delle tradizioni, di conversione delle vigne a regime biologico... e subito dopo leggere che i vini sono figli di un enologo di fama come Soverchia, di innovazioni tecnologiche... e di controlli continui... pressione, temperature, microssigenazione, filtazioni, studi e ricerche... Riportando quanto c'è scritto sul sito... "La Cantina Terracruda può vantare le migliori tecnologie e i prodotti di vinificazione più innovativi, pur cercando di mantenere uno stretto contatto con il territorio e la tradizione del fare."
Ad ognuno la sua idea sul vino... ma ho sempre pensato che il vino deve essere bio in vigna così come in cantina... si sa che oggi il bio attira i consumatori... ma quante volte abbiamo parlato di vini "bio-techno" perché figli di un approccio natur in vigna ma decisamente "forzato" in cantina?? Come puoi definirlo vino di territorio? Come ha sapientemente scritto Corrado Dottori nel suo libro "Non é il vino dell'enologo" << i vini sono come le persone... vini che hanno fatto il lifting e vini che sono come mamma li ha fatti. Difetti inclusi >>. Non é questa una critica al lavoro o al progetto di Terracruda, chi sono io per giudicare le fatiche altrui (che tra l'altro elogio per il progetto "Tu non sai chi sono io" basato sul recupero di alcuni vitigni praticamente scomparsi), ma questo é il mio blog e mi permetto di scrivere quelle che sono le mie impressioni e le mie idee generali, altrimenti ci limitiamo a bere senza porci delle domande, dire solo mi piace o non mi piace... e allora addio senso critico e spirito sovversivo...
Passando alla bottiglia... si tratta di un Bianchello Superiore in purezza, vendemmiato nel mese di ottobre da un vigneto di 2,5 ettari con oltre 40 anni di età. Fermentato e vinificato in barriques sur lies, viene imbottigliato da luglio ad agosto dell’anno successivo alla
vendemmia e rimane in affinamento almeno 12 mesi in bottiglia prima di
essere immesso in commercio. Si tratta quindi di un vino che ha come peculiarità l'utilizzo di uve mature da vendemmia tardiva, con un residuo zuccherino volutamente elevato. Gradazione alcolica del 14%vol.
All'assaggio ho alcune conferme "stilistiche"... nel bicchiere trovo un vino ineccepibile,
molto bello, splendente nel suo giallo oro brillante, limpido, luminoso, cristallino. Profumi piuttosto delicati, con discreta intensità e persistenza, si fa apprezzare soprattutto per leggerezza,
fragranza e pulizia, ma anche una certa rotondità. Note zuccherine di frutta matura in primis, quasi "tropical" e miele,
sottofondo vegetale di sambuco e caprifoglio, con qualche accenno di nocciola. Palato quasi stucchevole per dolcezza,
soprattutto in ingresso, ricco di zuccheri, tondo e polposo... decisamente “piacione”, si dimostra più materico, corposo e caldo di quanto mi aspettassi. Recupera in dinamismo grazie ad una beva piuttosto
scorrevole che vira su sensazioni sapido-minerali più amarognole, prima di chiudere,
lasciando sul palato un retrogusto dolciastro che richiama l'ingresso.
Ecco... il Bianchello tradizionale é considerato un vino da pesce, da bere scaraffato senza ritegno, fresco, privo di corpo e dalla gradazione alcolica piuttosto bassa, con vena minerale pronunciata. Diciamo che il Campodarchi é un' altra cosa, un'altra versione... e se mi passate il termine decisamente più "pompata" (giusto per rendere l'idea), si é cercato di valorizzare il vitigno attraverso una interpretazione personale che puntasse verso un prodotto di maggior qualità e spessore, un vino meno "da battaglia" e più "importante". A mio avviso il compito é riuscito a metà... da una parte se si voleva ottenere un vino più particolare e ricercato, enologicamente il risultato é ben riuscito... bello da vedere e buono da bere, vino che a mio parere può piacere a molti, che gioca sul gusto moderno e le note dolci e morbide... ma per altri appassionati (e mi ci metto dentro anch'io...) viene meno quella verticalità e tensione gustativa che ti aspetti, così come viene a mancare quella mineralità, freschezza e dinamicità che caratterizzano il Bianchello.
La sensazione che mi rimane é che si é voluto fare un grande Bianchello del Metauro, perdendone però le peculiarità che lo caratterizzano, l'identità ... andando un po' fuori pista... Sono un pò sospeso sul giudizio... se siete per vini di taglio più moderno sono 12 euro spese bene, buon rapporto qualità/prezzo, il vino é tecnicamente ben fatto e si lascia bere con piacere e aggiungeteci che secondo il produttore quella del 2011 é stata una grande annata. Se amate i vini di territorio, i vini di vignaioli... magari meno tondi e meno perfettini ma emozionali in quanto espressione diretta del vitigno e del terroir... allora forse rimarrete con qualche dubbio. I gusti son gusti... lascio ad ognuno la propria idea su come un vino deve essere.... lo trovate qui... provatelo e fatemi sapere il vostro pensiero in merito.
Ecco... il Bianchello tradizionale é considerato un vino da pesce, da bere scaraffato senza ritegno, fresco, privo di corpo e dalla gradazione alcolica piuttosto bassa, con vena minerale pronunciata. Diciamo che il Campodarchi é un' altra cosa, un'altra versione... e se mi passate il termine decisamente più "pompata" (giusto per rendere l'idea), si é cercato di valorizzare il vitigno attraverso una interpretazione personale che puntasse verso un prodotto di maggior qualità e spessore, un vino meno "da battaglia" e più "importante". A mio avviso il compito é riuscito a metà... da una parte se si voleva ottenere un vino più particolare e ricercato, enologicamente il risultato é ben riuscito... bello da vedere e buono da bere, vino che a mio parere può piacere a molti, che gioca sul gusto moderno e le note dolci e morbide... ma per altri appassionati (e mi ci metto dentro anch'io...) viene meno quella verticalità e tensione gustativa che ti aspetti, così come viene a mancare quella mineralità, freschezza e dinamicità che caratterizzano il Bianchello.
La sensazione che mi rimane é che si é voluto fare un grande Bianchello del Metauro, perdendone però le peculiarità che lo caratterizzano, l'identità ... andando un po' fuori pista... Sono un pò sospeso sul giudizio... se siete per vini di taglio più moderno sono 12 euro spese bene, buon rapporto qualità/prezzo, il vino é tecnicamente ben fatto e si lascia bere con piacere e aggiungeteci che secondo il produttore quella del 2011 é stata una grande annata. Se amate i vini di territorio, i vini di vignaioli... magari meno tondi e meno perfettini ma emozionali in quanto espressione diretta del vitigno e del terroir... allora forse rimarrete con qualche dubbio. I gusti son gusti... lascio ad ognuno la propria idea su come un vino deve essere.... lo trovate qui... provatelo e fatemi sapere il vostro pensiero in merito.
Non lo comprerei neanche sotto i 10 euro!!!
RispondiEliminaUn Bianchello del Metauro che dovrebbe giocare su sapidità e leggerezza ma che invece finisce per essere caricaturale come molti "vini dell'enologo" e/o di imprenditori più che vignaioli.
NON PER ME, mai e poi mai!
questione di gusti... il vino é assai piacevole, ma mi ha ricordato un bianco Veneto che ho bevuto un pò di tempo fa... anche questo fatto da un enologo che opera in svariate cantine...
EliminaLa mia riflessione sta proprio sulla perdita delle caratteristiche del vitigno... ha senso fare un vino di qualità superiore se vogliamo più complesso e interessante di un semplice Bianchello, correndo però il rischio di snaturarlo?
Nooooooooooooooo.
RispondiEliminaMa massimo rispetto a chi produce sti vini e chi il compra e beve con piacere!!!!