...da piccolo stavo sempre in vigna col babbo e
nonno, a 5 anni guidavo il mitico Fiat 411c, poi verso i 7 cominciai a
divertirmi a far fermentare il mosto dentro i barattoli di vetro per i
pomodori...
Per
la serie "piccoli produttori crescono"… ecco a voi Carlo Tabarrini...
"garagista", "deus ex machina", "Archimede Pitagorico", “vignaiolo in divenire” e “uomo tuttofare” di Cantina Margò, realtà vitivinicola umbra, che anno dopo anno sta cercando e trovando la
propria identità.
Ho
avuto modo di conoscere Carlo mezzo web, potere dei social network (in certi
casi assai utili), nonché di stringergli la mano in quel del Leoncavallo
durante la Terra
Trema 2012. Entro nel salone e pam!... il primo banco assaggi sulla destra
é il suo... mi racconta la sua storia di neo vignaiolo con una certa
timidezza... la cantina é poco più di un garage, meno di un ettaro di vigna e
una produzione che a fatica arriva a 5000 bottiglie... Provo un interesse sincero e
quasi affettivo per ragazzi come Carlo… sarà che siamo coetanei, ma é
soprattutto la sua piccola storia ad appassionarmi... la storia di uno che ce
la mette tutta, che ci prova, che da sfogo alla propria passione... Come ho
scritto sopra un "Archimede Pitagorico", per la sua forza di
volontà, per la sua voglia di mettersi in gioco... acquistare un po' di uva e “giocare”
a fare il vino nel tempo libero... esperimenti, micro vinificazioni e qualche
bottiglia da sottoporre al giudizio di amici e familiari... Come si dice nel
mondo del rock... prima di solcare i palchi dei club più prestigiosi, bisogna
"farsi il mazzo" negli scantinati... a volte prendersi anche gli "schiaffi".... e così dopo anni di "prova
che ci riprova", nel 2008 Carlo svolta... si lascia alle spalle i
cancelli della fabbrica e fonda la sua azienda agricola... sarà lui in prima
persona (che ospito con piacere su Simo diVino) a raccontarci la sua
storia e quella di Cantina Margò...
"Allora, da piccolo stavo sempre in vigna col babbo e
nonno, a 5 anni guidavo il mitico Fiat 411c, poi verso i 7 cominciai a
divertirmi a far fermentare il mosto dentro i barattoli di vetro per i
pomodori...ed il gioco finiva lì. Per anni niente più ed il vino (del nonno) neanche mi piaceva, tanto era acido e duro.
Poi,
una sera, fine anni 90, un mio amico, già nel mondo dei vini
territoriali, mi mise in mano un calice che fece nascere in me una grande
passione. Cominciai a vinificare tutte le uve dei dintorni in quantità
irrisorie dividendo le micro partite in vendemmie anticipate, normali e
tardive, cambiando ogni volta posto, tipo garage, soffitta, camera, cantina...
Formai presto una mappatura delle caratteristiche dei
cloni e terreni su un raggio di 25 km; tra alti e bassi, delusioni e sorprese,
nel 2007,(ma anche 2008), alcune bottiglie di Grechetto, risultarono
sorprendenti e complice una cassa integrazione, decisi di avviare una piccola
azienda agricola. Cominciai affittando vigna e spazio in un'altra azienda... era
l'inverno 2008. Le prime grandi delusioni furono le critiche da parte di molti,
per un Sangiovese (il 2009) scarico di colore e tannino che poi in realtà,
decisamente più tardi, si dimostrò ricercatissimo.. Nell' anno seguente lavorai
abbassando la resa ed allungando la macerazione con le bucce: raccolta 18
Ottobre 2010, colline di S.Enea, terreno marnoso argilloso, con presenza di
falde dell' antico bacino tiberino, inizio fermentazione dopo 16 ore a 12 °c, macerazione di 38 giorni, passaggio in legno per 8
mesi, vol. % 12, estratto secco 29, acidità volatile 0,6 , solforosa totale
27mg/l, libera 11mg/l. Era il Margò Rosso 2010. (che il sottoscritto stapperà oggi...)
Da allora, piano piano, ho iniziato a comprando le botti, poi un imbottigliatrice, altre piccole
parcelle di vigna in affitto, e circa due mesi fa, ho finalmente realizzato una piccola cantina nell' ex garage. La
voglia, la passione e gli ingredienti per realizzare il mio sogno, cioè vivere
esclusivamente dell'attività vitivinicola, ci sono tutti, sicuramente, dovrò
creare altri spazi ed aumentare il numero di bottiglie prodotte, che al momento
si aggira intorno a 5.000."
Ripensando ancora al nostro incontro di un anno fa… eccolo che inizia a tirar fuori una batteria
di vini bianchi, rossi e rosati... per essere al primo banco assaggi de "La
Terra Trema 2012" ho già bevuto troppo... rimango stupito...
immaginavo di dover affrontare si e no un paio di tipologie di vini da una
produzione così risicata... invece ha un sacco di bottiglie, anche sottobanco
senza etichetta... vini che Carlo presenta con timidezza... curioso e timoroso del giudizio di chi sta gustando il frutto di tanta
fatica… sa bene che di strada da percorrere ne ha ancora molta, ma é anche
fiero e orgoglioso del suo lavoro e dei primi incoraggianti risultati che é
riuscito a raggiungere. Grechetto e Trebbiano per i bianchi, Sangiovese per il
Rosso Margò, che rappresenta il suo vino di punta, quello più compiuto e che
sembra aver trovato una più precisa quadratura e identità, dopo anni di
sperimentazioni… forse anche perché é il vino figlio della vigna gestita
direttamente da Carlo…
Come avete letto sopra dopo 38 giorni di macerazione, 8 mesi di affinamento, e ormai un paio di anni di bottiglia... ne esce un vino rosso
rubino piuttosto scuro ma a bassa concentrazione, pulito si lascia attraversare
dalla luce… discretamente elegante. Gradazione alcolica non elevatissima e naso che scivola piuttosto velocemente tra una ciliegia fragrante e
suggestioni a tinte scure, con interessante nota terrosa di fondo. Non cercate
in questo vino la complessità, la persistenza e la tridimensionalità dei grandi
sangiovesi, ma il carattere del vitigno non viene meno e questo può bastare per
farcelo apprezzare. Anche la beva, ha il merito di non scadere mai nello
scontato, nel “già sentito”. Apparentemente piuttosto facile e semplice alla beva,
(più che altro perché va giù che è una meraviglia), ma niente banalizzazioni,
anzi, riesce ad esprimere personalità e territorialità con uno slancio
invidiabile che gli permettono di rimanere sempre fresco, dinamico e con buona
tensione gustativa. Discreto per corpo, struttura e persistenza
gusto-olfattiva.
Poco
altro da aggiungere, vino assai gratificante, si beve con piacere e “velocità”,
ma non si ha mai la sensazione di essere alle prese con un “vinello beverino”,
perché il merito di Carlo è quello di aver trovato dopo vari esperimenti, con
risultati più o meno soddisfacenti, il giusto metodo (biodinamico in vigna e
senza aggiunte in cantina) per ottenere un sangiovese sincero e di territorio.
Ultime
considerazioni da mettere sul piatto della bilancia… il Margò Rosso si compra
per 10 euro, è un vino relativamente nuovo (quindi da provare) e assolutamente
“senza trucchi”, sia in vigna che in cantina. Aggiungeteci che l’esigua
quantità di bottiglie prodotte ne fanno quasi un prodotto di nicchia.. Insomma
tanti buoni motivi per farvi appassionare a questa cantina… senza considerare
che si svuota prima la bottiglia del piatto… (anzi… per quanto mi riguarda… è
uno di quei vini da stappare mentre cucini… e quando è ora di mettersi a tavola
metà boccia è già evaporata… e non credo sia colpa della cappa aspirante…).
Sicuramente non troverete il Margò Rosso e il Fiero Bianco nel negozio sotto
casa, le poche bottiglie prodotte vengono subito vendute, quindi il consiglio è
di spulciare l’elenco produttori delle fiere-mercato per acquistare
direttamente i vini da Carlo… di sicuro lo trovate ogni anno a Villa Favorita,
nella consueta fiera dedicati ai produttori naturali.
Dimenticavo…
per un garagista come Tabarrini obbligatorio un gracchiante disco di "punk rock garagista” a tutto volume... per quanto mi riguarda New Bomb Turks a fionda… e in futuro occhi puntati sui bianchi...
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