...è un pugno in faccia ma che non fa poi così male. Al palato si conferma un “vinone” tutto di un pezzo, un mister muscolo ma dal cuore tenero... rimane la sensazione (un po' superata) del grande vino. Merlottiani fatevi sotto… tutti gli altri nelle Langhe.
Da un vino naturale ad un Supertuscan il passaggio non è poi così breve, le differenze ci sono e si sentono. Bene, le variazioni servono per affinare il gusto e soddisfare la mia sete di conoscenza. Non si può soffermarsi solo sui così detti vini “naturali” come non si possono bere solo vini ”industriali” e “moderni”. Occorre predisposizione e apertura mentale.
Capita così, che mentre vado all’acquisto e alla scoperta dei vini naturali, qualcuno (grazie Vera!) ti regala una boccia di rosso toscano, che sembra andare in ben altra direzione e con ben altro stile rispetto ad esempio al Baccabianca dell’ultima degustazione.
Il vino in questione si chiama Lamaione, annata 2006, prodotto dai Marchesi de Frescobaldi presso la tenuta di Castelgiocondo a Montalcino. Parliamo di una grande cantina, direi un’industria del vino da 9.000.000 di bottiglie l’anno, dai più commerciali ed economici vini da supermercato (vedi il Remole), fino alle eccellenze prodotte nei 5 poderi situati nelle aree a maggior vocazione vinicola della Toscana, come il Luce, il Mormoreto, e questo Lamaione, pecora nera (o fuoriclasse...) di Castelgiocondo dove Frescobaldi produce il Rosso e il Brunello.
Certo una domanda mi sorge spontanea… ma come si fa nella patria dell’autoctono e pregiato Sangiovese grosso, decidere di occupare 12 ettari di terreno a Merlot? Eppure succede anche questo e onestamente i risultati sono piuttosto convincenti. L’idea di base credo sia stata proprio quella di dare vita ad un vino di importanza e prestigio internazionale (un fuoriclasse...), creare un must per "colpire" il mercato USA, tenere testa ai francesi e attirare l’attenzione della critica, come si usava fare, soprattutto in Toscana negli anni 80.
Il Lamaione è un Merlot in purezza, proveniente da 12 ettari di vigneto con densità di impianto di 5.500 viti/ha. La vendemmia del 2006 é stata eseguita ad inizio settembre, con fermentazione in vasche di acciaio per 12 giorni e un mese di macerazione. Da buon Supertuscan l'invecchiamento non poteva che essere in barriques di rovere francese nuove per 24 mesi, a cui segue un anno di affinamento in bottiglia.
Basta uno sguardo al bicchiere per capire cosa ti aspetta, denso e viscoso, impenetrabile, di un rosso rubino scuro e inchiostrato con riflessi che tendono al porpora. Al naso è vinoso e potente, intenso e persistente, con una vena alcolica decisa (ben 15%vol.) ma mai invasiva o spigolosa, anzi il bouquet è rotondo ed equilibrato, con sentori primari di frutta rossa e nera (more, amarena, prugna) a cui seguono le note speziate (pepe, cannella, tabacco) e quelle varietali come vaniglia e cacao, che stemperano e ammorbidiscono il tutto. Per rendere l’idea è un pugno in faccia ma che non fa poi così male. Al palato si conferma un “vinone” tutto di un pezzo, un mister muscolo ma dal cuore tenero. Sa essere robusto, tannico, denso, caldo, profondo, ma in seconda battuta abbassa la cresta e una volta “fatta la bocca” potete gustarvi un rosso tosto ma rotondo, dove i tannini sanno essere importanti ma anche caldi e vellutati, polposo e piacevole. Ha il pregio di non risultare faticoso alla beva, l’importante vena alcolica non infastidisce mai, risultando un vino di corpo, struttura e longevità, per una degustazione in continua progressione. Il finale è lungo, persistente e profondo con un piacevole richiamo alle sensazioni olfattive.
Questo Lamaione mi ricorda concettualmente il Summus di cui ho parlato qualche mese fa. Entrambi Supertuscan palestrati... ma mentre il blend di Banfi è tutto centrato sul concetto di vino potente, tanto da risultare pesante e faticoso alla beva (insomma non mi è piaciuto un granché), il Merlot di Frescobaldi riesce ad essere più equilibrato e gradevole, risultando piacevole alla beva e mai stancante. Attenzione alla gradazione alcolica, un paio di bicchieri iniziano già a dare alla testa..
Insomma al di la di tutti i discorsi già affrontati in merito ai Supertuscan, questo rimane comunque un gran bel vino da degustare. Se poi affrontiamo il tema (da non sottovalutare) del rapporto qualità/prezzo allora qualche appunto possiamo farlo. Come ho scritto sopra questa boccia mi è stata regalata, probabilmente consigliata dal solito enotecaro rimasto culturalmente negli anni 80 o che cerca di liberare gli scaffali dai vini invenduti…. comunque basta dare un occhio in giro per capire che siamo al cospetto di un vino muscoloso anche nel prezzo. Mediamente si colloca tra le 40-45 euro in enoteca, direi un prezzo decisamente elevato anche se siamo al cospetto di una bottiglia importante.
Il consiglio che posso dare è di lasciarvi guidare dal vostro gusto personale. Io con 40 carte in tasca vado a colpo sicuro dai miei amici nebbiolisti, ma se siete dei merlottiani convinti e figli delle valutazioni centesimali (sempre sopra i 90 punti il Lamaione in casa Parker), allora questo è un gran bel Merlot che può darvi grandi soddisfazioni. Gusti son gusti..
Stappare con il dovuto anticipo e alla giusta temperatura (sui 20°C). Accompagnare con piatti saporiti, come selvaggina in umido o formaggi stagionati mentre vi sparate un cd altrettanto muscoloso, direi qualcosa di Henry Rollins… meglio ancora se nella vostra discografia avete Damaged dei Black Flag.
Rimane la sensazione (un po' superata) del grande vino. Merlottiani fatevi sotto… tutti gli altri nelle Langhe.
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