...Un vino caldo e denso, avvolgente ma soprattutto tannico, alcolico, muscoloso e nervoso. Pieno e carico, troppo carico, tanto da perdere quell'equilibrio e quella finezza che potrebbero renderlo un vino con più classe, eleganza e piacevolezza di beva.
Torniamo a parlare di Banfi, secondo l'AIS il "rappresentante del Sangiovese nel mondo". Va bé sarà che io non sono un sommelier ma un metalmeccanico del vino, però questi signori che fondamentalmente mi stanno un po' sul c.... (non tutti sia chiaro, ma la maggior parte se la tirano un casino) hanno memoria troppo corta o troppi interessi politico-economici per ricordarsi che Castello Banfi più che come rappresentante del Sangiovese, si é reso famoso all'opinione pubblica per la così detta "Brunellopoli", insieme ad altri compari toscani come Frescobaldi e Antinori.
Torniamo a parlare di Banfi, secondo l'AIS il "rappresentante del Sangiovese nel mondo". Va bé sarà che io non sono un sommelier ma un metalmeccanico del vino, però questi signori che fondamentalmente mi stanno un po' sul c.... (non tutti sia chiaro, ma la maggior parte se la tirano un casino) hanno memoria troppo corta o troppi interessi politico-economici per ricordarsi che Castello Banfi più che come rappresentante del Sangiovese, si é reso famoso all'opinione pubblica per la così detta "Brunellopoli", insieme ad altri compari toscani come Frescobaldi e Antinori.
Comunque non voglio star qui a polemizzare o ad esprimere giudizi etici ma a parlarvi e raccontarvi del vino che bevo, tenendo però presente che il produttore é fondamentale per conoscere il vino che beviamo. Se vogliamo ancora pensare ad un mondo del vino fatto non solo di bottiglie ma anche di passione e poesia non possiamo scindere il gusto del bevuto dal come é stato prodotto e da come viene coltivata l'uva.
Non starò quindi qui a perdere tempo nel raccontarvi la grandezza e la fama raggiunta da John e Harry Mariani, per quello vi rimando all'introduzione della recensione del Rosso di Montalcino Banfi 2008, oppure ad una qualsiasi rivista o guida dedicata al vino.
Preferisco quindi passare direttamente a parlarvi di questo Summus 2006, un blend realizzato mediante l'assemblaggio di Sangiovese (40%), Cabernet Sauvignon (40%) e Syrah (20%). Affinamento separato per 12 mesi, più 11 mesi congiuntamente, sempre in barriques, a cui seguono 6 ulteriori mesi in bottiglia.
Bella bottiglia nell'estetica, pesante e di color verde scuro con etichetta nera e scritta color oro, già alla vista si ha la sensazione che al suo interno ci attende un vino scuro, cupo e pesante.. e così sarà...
Alla mescita già il colore dice tutto, con un rosso rubino molto intenso ed impenetrabile, riflessi violacei e bicchiere che si colora alla prima rotazione. Un vino che potremmo quasi definire "nero" per colore, densità e profondità. Il naso, a mio modesto parere, é il suo punto di forza; grande intensità e persistenza, potente e deciso con una vena alcolica ben presente (14.5%vol. tanto da farmi lacrimare gli occhi!!) vinoso ed etereo. Le note aromatiche richiamano sicuramente la frutta matura, soprattutto quella nera, ma é l'effetto del legno a dominare, con sentori di vaniglia, cannella, cuoio, spezie, tabacco e tostatura. Non un bouquet ampissimo e amabile, non si ricerca l'eleganza ma é una bella botta in faccia a colpirci. Tanta intensità la ritroviamo purtroppo anche al palato. Se al naso questo caratteraccio sfrontato mi aveva piuttosto colpito, al palato mi é piaciuto meno. Un vino caldo e denso, avvolgente ma soprattutto tannico, alcolico, muscoloso e nervoso. Pieno e carico, troppo carico, tanto da perdere quell'equilibrio e quella finezza che potrebbero renderlo un vino con più classe, eleganza e piacevolezza di beva. Il finale sembra non arrivare mai, tanto é lungo e persistente.
I gusti son gusti e al sottoscritto questo Summus a parte l'ottimo naso, non ha entusiasmato un granché. Un Supertuscan tutto muscolo e potenza, tanto da rendere difficile e stancante arrivare a fine bottiglia. Forse ho commesso l'errore di stappare troppo presto, un vino con questa struttura può tranquillamente invecchiare per periodi molto più lunghi, che potrebbero conferirgli più rotondità e morbidezza.
Mi stupisce (anzi, in verità no..) che molti "esperti" del mestiere abbiano esaltato questo Summus (addirittura costantemente oltre i 90 punti su WS), per un vino che sa esprimere quasi esclusivamente alcool e muscoli.
Onestamente considerando il costo della bottiglia (che si aggira sui 30-35 euro) penso si possano effettuare decine di bevute molto ma molto più entusiasmanti e affascinanti.
Nel complesso un vino che vuol fare il grande più che un grande vino.
Tra un naso impressionante e una beva che a fatica ci soddisfa. I vini tosti mi piacciono, ma quando tosti sono i produttori e il terroir da cui provengono, non quando vengono palestrati in cantina.
Nessun commento:
Posta un commento