...Nella sua categoria davvero un prodotto ottimo, a dimostrazione che si può pasteggiare bevendo bene e spendendo poco, con vini semplici ma che hanno qualcosa da dire, senza bisogno di passaggi in barriques o eccessivi ritocchi in cantina.
Nel post precedente vi ho raccontato della fiera del tartufo bianco di Moncalvo, della Trattoria di Campagna 1997 e soprattutto del Bordeaux Saint-Emilion Grand Cru dello Chateau Badon La Garelle, come classico esempio di vino standardizzato e molto similare ad altre tipologie di blend già assaggiati in Italia.
Fortunatamente oggi abbiamo fatto pace con il nostro palato, perché lo shopping alla fiera di Moncalvo ci ha permesso di acquistare qualche buona bottiglia di Ruché e Barbera d’Asti.
La Barbera d’Asti D.O.C.G. a detta di molti può essere considerata la miglior Barbera piemontese (anche se a mio avviso alcune versioni della Barbera d’Alba non sono da meno), un vino che nel corso degli ultimi decenni è riuscito a smarcarsi dall’etichetta di vino minore e da osteria, puntando non più (e non solo) sulla quantità, ma anche sulla qualità, con caratteristiche organolettiche importanti, riuscendo a regalarci nella sua versione “Superiore”, un Barbera di altissimo livello, in grado di competere e rientrare nelle liste dei migliori vini italiani.
La Barbera che comprava in damigiana e imbottigliava mio nonno oggi sembra un lontano ricordo, anche se l’aspetto “agricolo e contadino” delle aziende vinicole e dei suoi produttori (ben lontani da alcune "astronavi" a 5 stelle viste in Toscana e nelle Langhe), nonché la presenza di molte cantine sociale di paese, richiamano atmosfere rustiche che sanno di terra e di lavoro, di vino sincero e non troppo elaborato.
Andiamo così a degustare e a scoprire la Barbera d’Asti di Massimo Marengo, storica e tradizionalista famiglia di vignaioli, con alle spalle una storia fatta di vino che inizia addirittura dal 1536.
L’attuale cantina prende forma nel 1835 quando la famiglia Marengo si trasferisce a Castagnole Monferrato e da vita ad un’azienda agricola dove si alleva il bestiame e si coltiva la vite. La svolta negli anni 60, quando l’azienda si specializza nella viticoltura; un processo di crescita costante che oggi é rappresentato da 5 ettari vitati e un processo produttivo in grado di seguire tutte le fasi della lavorazione, dalla vigna all’imbottigliamento. Si investe sul territorio e i vini tradizionali del Monferrato, come il Grignolino, la Barbera ma soprattutto il Ruché, un vitigno autoctono che rappresenta il punto di massima espressione della produzione di questa cantina (e di cui parleremo prossimamente…).
Assaggiamo questa bottiglia, che è la versione base, ovvero Barbera fermo annata 2009 maturato in acciaio. Gradazione alcolica importante (14.5%vol.) e prezzo d'acquisto dal produttore di 4 euro e 50.
Nel bicchiere si presenta di color rosso rubino con leggera tendenza al granato, quasi impenetrabile lascia filtrare pochissima luce. Al naso attacca deciso e vinoso, con buona intensità, grazie anche ad una vena alcolica marcata ma non invasiva, che sostiene un bouquet semplice e poco articolato. La mancanza di affinamento in legno ci consegna un vino dove sono soprattutto le note fruttate a farsi sentire. Nell’insieme un naso gradevole dalla discreta persistenza. Al palato si dimostra subito asciutto e pieno. La cosa che più ci è piaciuta di questa bevuta è la capacità di mantenere il carattere ruspante della Barbera ma senza renderlo aggressivo, anzi piuttosto semplice e piacevole alla beva, ben equilibrato. Un vino di medio corpo e struttura, che rilascia buon calore e morbidezza, dal finale discretamente lungo che ci ricorda il “terroir” da cui proviene.
In passato di fronte a bottiglie di Barbera simili a questa, abbiamo riscontrato dei vini molto intensi, rustici e di grande potenza alcolica, dalla bevuta piuttosto difficile, diciamo il classico vino “pesante”. Il merito della vinicola Marengo sta proprio nell’essere riusciti a dare un bel equilibrio al tutto, proponendo una Barbera, che pur mantenendo un bel carattere, riesce ad essere anche molto piacevole, senza appesantire troppo la beva.
Nell’insieme stupisce soprattutto per semplicità e genuinità, ma anche per buona qualità, soprattutto considerando che siamo al cospetto di un vino “da pasto” pagato solo 4.50 euro. Nella sua categoria davvero un prodotto ottimo, a dimostrazione che si può pasteggiare bevendo bene e spendendo poco, con vini semplici ma che hanno qualcosa da dire, senza bisogno di passaggi in barriques o eccessivi ritocchi in cantina.
L'unico rimpianto é averne comprata una sola bottiglia, ma ero alla fiero pieno di sacchetti e con l’auto a 2km, non potevo comprarne di più.
In attesa di assaggiare il Ruché da cui mi aspetto grandi cose, non ci resta che fare i complimenti a Massimo Marengo, con la promessa che prima o poi torneremo a trovarlo per fare acquisti, magari a Castagnole per la festa del Ruché, o perché no, direttamente in cantina.
Se penso a quanti vinacci si acquistano al supermercato sotto le 5 euro e che buon Barbera ci propone questa cantina con soli 4.50 euro… mi viene quasi rabbia... quindi fatevi un giro a Castagnole e fate un po’ di scorta di buon vino al giusto prezzo, ne vale sicuramente la pena.
Apprezzamento e stima.
Nessun commento:
Posta un commento