sabato 20 luglio 2013

BIANCHI GRILLI PER LA TESTA 2011 - Trebbiano d'Abruzzo D.O.C. - Torre dei Beati

Prima annata per il Trebbiano di Torre dei Beati... crescerà... ma se il tempo che si impiega a scolare una bottiglia di vino é sinonimo di apprezzamento (e credo proprio che sia così), sappiate che il Bianchi Grilli per la Testa é evaporato in tempi da record.


Ritorno con piacere a scrivere di vino bianco, dopo tutto siamo in estate e i bianchi avanzano prepotentemente nella mia playlist al cospetto dei rossi. Mi accingo quindi a scrivere per la prima volta del "nuovo" Trebbiano d'Abruzzo di Torre dei Beati, una delle realtà emergenti più apprezzate in questi ultimi anni.

La cantina è magistralmente gestita da Fausto Albanesi e Adriana Galasso, che con i loro 17 ettari di vigna a regime biologico certificato, da cui si ottengono uve e vini che riescono a dare una bella espressione di questo territorio. Non a caso ci troviamo a Loreto Aprutino, paese "mito" visto che qui opera Valentini, indiscutibilmente il numero uno in Abruzzo. L'avventura inizia nel 1999 grazie a dei terreni (e vigneti) ereditati, una svolta nella vita di Fausto e Adriana, che sono riusciti a trasformare quello che era un sogno chiamato "Torre dei Beati", in una solida realtà da 100.000 bottiglie l'anno, espressioni dei tipici vitigni abruzzesi, Montepulciano in primis, ma anche Pecorino (ottimo il loro "Giocheremo con i Fiori") e dal 2008 una piccola parcella di Trebbiano.

Per meglio raccontarvi come esordisce questa prima annata del Bianchi Grilli per la Testa 2011 ho chiesto direttamente a Fausto di raccontarcelo... "dopo aver iniziato a produrre Montepulciano dalle vigne che mio suocero aveva piantato nel 1972, non avendo vigne di bianco ed essendo contrari a mettere in bottiglia vino  non prodotto da uve nostre, nel 2004 abbiamo acquistato un nuovo terreno e nel 2005 ci abbiamo piantato il vitigno autoctono a bacca bianca che riteniamo tecnicamente piu' interessante, il Pecorino, capace di concentrare zuccheri, di mantenere un'acidita' molto elevata, un'ottima mineralita' e di sviluppare aromi intensi e complessi.
Fatto questo, una volta, per cosi' dire, sistemato il fronte dei bianchi, abbiamo sentito la volonta' di misurarci anche con il vitigno a bacca bianca piu' diffuso nella nostra regione, questo benedetto Trebbiano dai due volti, quello del principe quando vinificato con l'attenzione e le cure necessarie per ottenere un grande vino, e della Cenerentola quando vittima delle comuni scorciatoie dell'arricchimento dei mosti o del taglio con i cosi' detti vitigni "miglioratori".
Abbiamo piantato un appezzamento di meno di mezzo ettaro nel 2008, e nel 2011 abbiamo ottenuto il nostro primo Trebbiano, in meno di 1500 bottiglie. Per ottenere un buon Trebbiano e' necessario lavorare molto sulla vigna e cercare di contenere la produzione. L'impianto e' a spalliera a 5000 ceppi per ettaro, ed a' ancora giovane per poter parlare di un buon equilibrio produttivo, che per ora dobbiamo necessariamente ottenere diradando i grappoli, nell'attesa che si instauri una giusta competizione fra le piante. Al momento della raccolta ho preferito la concentrazione acidica a quella zuccherina, per ottenere un vino che, pur non imponente di contenuto alcolico, avesse la potenzialita' per evolvere positivamente nel tempo.
Data la gradazione alcolica non elevata, mi sono potuto permettere di condurre la fermentazione sui lieviti indigeni, parte in acacia e parte in acciaio, e ho poi tenuto il vino torbido sulle sue fecce per nove mesi, prima di metterlo in bottiglia ad agosto del 2012.
Ho iniziato a vendere il vino da pochissimo, a quasi un anno dall'imbottigliamento.
Il nome "Bianchi Grilli (per la testa)" le fa capire che si tratta di una interpretazione abbastanza personale, nata piu' da una nostra volonta' di metterci alla prova che da particolari interessi di mercato, viste anche le piccolissime quantita'.
A rappresentare questa ricerca ci e' piaciuto questo dipinto di mio cognato Francesco Colonnelli, artista marchigiano, che mi piace vedere non tanto come una sagoma senza volto con dei grilli nascosti in mezzo ai capelli, quanto come una persona che ha gli occhi spostati sulla sommita' del capo per vedere meglio e piu' lontano".


Nel bicchiere sfoggia un giallo paglierino scarico… dinamico, snello, limpido, già alla vista trasmette leggerezza. Non si tratta di un vino “caricato a molla” e anche il naso lo dimostra, lieve e sottile, elegante, quasi timido ma con piacevole continuità… è un vino che ti sussurra all’orecchio, che si mette a nudo un poco alla volta… Amanti delle taglie forti… della ciccia e della polpa, non c’è “pane per i vostri denti” in questo Trebbiano… magro e di bella finezza, contraddistinta da una spiccata mineralità, una sottile acidità e piacevoli sentori olfattivi “verdi”… erba e fiori di campo, camomilla, note amarognole e agrumate… Il sorso poi è di “semplice” piacevolezza, fresco, dinamico e slanciato… si lascia bere che è una favola, quasi dissetante, grazie alla componente sapido-minerale che ne contraddistingue la beva… il frutto “esotico” è sempre sottotraccia, non è mai polposo ed entra in gioco solo sul finale, quando la sapidità lascia spazio a note dolciastre, che invitano al bicchiere successivo, lasciando la bocca pulita e piacevolmente soddisfatta. Un vino lineare, di grande bevibilità, semplice e discretamente aromatico, adattissimo per pasteggiare in queste calde giornate estive grazie ad un sorso rinfrescante. 

Nell’insieme il vino mi è piaciuto molto, perché sa esprimere mineralità, verticalità e territorialità. Devo però ammettere che dalle premesse e dal prezzo di vendita  mi sarei aspettato qualcosa di più… Ad esempio il loro Pecorino “Giocheremo con i Fiori” che con le dovute differenze, denota un’impronta stilistica abbastanza simile a questo Trebbiano, è un vino godibilissimo al giusto prezzo (intorno alle 10 euro) da fare scorta in cantina… in questo caso (siamo sulle 16 euro in enoteca… non proprio pochissime per un bianco), gli manca qual cosina per renderlo oltre che snello, pulito e gratificante anche più originale, succoso, curioso, complesso... insomma quello che ti aspetti da un vino “naturale” nell’eccezione più ampia del termine….

Questo mio appunto é ovviamente fortemente condizionato (e quindi va preso con le pinze) da quanto mi ha detto Fausto... prima annata prodotta, il che significa che ci vorranno ancora anni prima che la vigna riesca ad esprimersi al meglio e regalarci vini più caratteriali e strutturati. Credo che sia una sottolineatura importante per esprimere un giudizio complessivo su questo vino e la passione con cui lavorano Fausto e Adriana lascia ben sperare per il futuro, per quello che potrà diventare il cru della casa. Insomma, vino in divenire e il bello deve ancora arrivare!! 

Come sempre, da amante delle etichette, quelle di Torre dei Beati sono sempre uno spasso, ed é un piacere anche estetico, mettere sul tavolo una loro bottiglia. Comunque... come spesso amo ricordare... se il tempo che si impiega a scolare una bottiglia di vino é sinonimo di apprezzamento (e credo proprio che sia così), sappiate che il Bianchi Grilli per la Testa é evaporato in tempi da record.  Il Trebbiano di qualità si-può-fare!

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