...ritroverete in questo sorso
di Gattinara un vino autentico… Il collegamento imprescindibile di vigna, uomo
e terra.
Alto Piemonte “I Love You” … ti
guardo e ti scruto dalla sponda magra del Lago Maggiore… scavallo il Ticino e
ti raggiungo in un lampo… Esco alla Francoli (famosa distilleria), e a quel punto
ho solo l’imbarazzo della scelta. 5 minuti per raggiungere Ghemme, una decina per Gattinara, una quindicina
per Boca. Ogni tanto si fa strada il mio alter ego da turista… scarponcini e
zaino… qualche volta ciaspole… Val Grande, Val Sesia, il Rosa, l’Ossolano ce ne da camminare… alternativamente un giro al lago d’Orta o due passi in pianura… a Briona
e dintorni per comprar riso e godere della rusticità di un piatto di Paniscia… oppure salendo di quota, per il polenta e tapelucco dell’alpino…
Si gira in lungo e in largo l'alto Piemonte, ma alla fine é impossibile rientrare nel varesotto senza aver prima affrontato la salita che attraverso i vigneti di Gattinara conduce alla Torre delle Castelle, per godere anche solo pochi minuti, di un panorama unico... Circondati da colline e vigneti con vista sul “cupolone” che si erge sopra i tetti della città di Gattinara... una delle tante città del vino che potete incontrare da queste parti… città dove ancora si respira la storia, dove il vino è lavoro e quotidianità, non ancora eletto a status symbol dall’enoturismo di massa e da imprenditori facoltosi in cerca di investimenti. La festa dell'uva di inizio settembre, (al di là della baldoria...) dimostra quanto l'intero paese sia coinvolto e socialmente legato al suo vino.
Si gira in lungo e in largo l'alto Piemonte, ma alla fine é impossibile rientrare nel varesotto senza aver prima affrontato la salita che attraverso i vigneti di Gattinara conduce alla Torre delle Castelle, per godere anche solo pochi minuti, di un panorama unico... Circondati da colline e vigneti con vista sul “cupolone” che si erge sopra i tetti della città di Gattinara... una delle tante città del vino che potete incontrare da queste parti… città dove ancora si respira la storia, dove il vino è lavoro e quotidianità, non ancora eletto a status symbol dall’enoturismo di massa e da imprenditori facoltosi in cerca di investimenti. La festa dell'uva di inizio settembre, (al di là della baldoria...) dimostra quanto l'intero paese sia coinvolto e socialmente legato al suo vino.
Qui i produttori non
sono moltissimi e le cantine sono concentrate nel centro città, sia che si
parli dei grossi calibri che hanno “esportato” il nome di Gattinara, come Nervi,
Travaglini, Antoniolo, sia i più giovani e scapestrati vignaioli che tengono (e terranno) alta
la bandiera di Gattinara, come Patriarca e Caligaris. Li nel mezzo ci metto
“vignerons” autentici e navigati che da anni producono alcune delle migliori
etichette di questo territorio (a mio modesto parere), come Franchino e rullo
di tamburi... Paride Iaretti, il cui Gattinara Riserva 2006 è il vino del giorno.
Prima di entrare nel merito, tre cose
da sapere per cogliere l’essenza dei grandi vini dell’Alto Piemonte… Uno, il
“supervulcano”, due “la catena del Rosa”, tre “non solo spanna”. Devo dare un
credito ad Elena e Paola Conti per avermi spiegato la storia del supervulcano
fossile del Sesia, che insieme alla vicina catena alpina, determina le
caratteristiche di questo terreno nel quale le viti affondano le
radici. Semplificando… zero calcare e terreno estremamente povero ma ricco di
scheletro, costituito da sedimenti rocciosi composti principalmente da porfido,
granito e minerali ferrosi. Strettamente connesse le condizioni climatiche, i laghi ad oriente a mitigare, il Rosa ad
occidente a far da barriera e a rinfrescare con aria “alpina” le calde giornate
estive. Per concludere le uve locali… questa è la terra del “mitico” Spanna
(nebbiolo), ma non solo, perché all’interno della varie denominazioni sono
consentite in percentuali variabili (fino al 10% per il Gattinara) l’utilizzo
di uve autoctone (Uva Rara, Vespolina…) in assemblaggio al nebbiolo.
A Gattinara la famiglia Iaretti produce vino da
generazioni, inizialmente come conferitori per la cantina sociale e un po’ di
sfuso, poi con sacrifici e tenacia, ma soprattutto tanta passione, Paride è
riuscito a realizzare il proprio sogno, ovvero diventare a tutti gli effetti un
artigiano del vino, lavorare tra le vigne e la piccola cantina sotto casa (attualmente è in costruzione quella nuova...), concedersi qualche camminata sulle sue amate Alpi e
proporre agli appassionati le proprie etichette. ("Velut Luna" da nebbiolo in purezza, "Uvenere" mix di
nebbiolo e alcuni vitigni autoctoni, "Pietro" il Gattinara dedicato al padre che
affina in tonneaux e il "Gattinara Riserva" che invece affina in botti di media
grandezza). Pochi ettari vitati, ma in territori di elezione e con vigne anche molto vecchie, che garantiscono una produzione tra le 15-18.000 bottiglie di grande qualità e personalità.
La Riserva 2006 che ho bevuto oggi, è un vino
a mio modestissimo parere strepitoso, in grado di esprimere nella sua unicità terroir e vignaiolo. Ho assaggiato entrambi i Gattinara di Paride, entrambi vini eccellenti ma non ho
avuto dubbi su quale bottiglia portarmi a casa. Un vino che per impronta
stilistica, ricorda maggiormente i nebbioli di montagna rispetto a quelli
langaroli. Paride Iaretti produce il suo Gattinara “classico” come tradizione
comanda… lungo affinamento (circa 3 anni) in botti grandi e a seguire bottiglia
fino a quando non si ritiene pronto per essere commercializzato. Trattasi
di un vino dalla longevità “eterna” e dal prospetto evolutivo importante, non
sorprende quindi trovare in commercio bottiglie di annate piuttosto vecchie.
Nel bicchiere non tradisce i "tradizionalisti"… il colore granato scarico, tenue e magro, snello e leggero,
profumi fini e delicati ma persistenti, fiori secchi, lavanda, violette, rose,
piccoli frutti rossi, sentori si montagna… con quel mix di roccia ed erbe
selvatiche che si respira nell’aria quando ci si inerpica sui sentieri alpini.
Il sorso è contraddistinto da una struttura importante, un tannino affilato e
un’acidità sostenuta, un vino che ancora scalpita a dimostrazione non solo
della sua lunghissima vita, ma anche della mia poca pazienza (per la serie avrei dovuto... ma non ho resistito...). Ancora non è al
suo culmine e sicuramente presenta qualche spigolo, gli amanti dei vini tondi e dal tannino di velluto lo troveranno piuttosto austero, ma se come il sottoscritto preferite i vini scarichi e affilati, leggeri e tesi, ritroverete in questo sorso
di Gattinara un vino autentico… Il collegamento imprescindibile di vigna, uomo
e terra. Lungo e profondo, senza perdere mai in freschezza ed agilità, ci delizia con un palpabile retrogusto di piccoli e dolci frutti rossi e tanta classe.
Peccato solo non avere altre
bottiglie da seppellire in cantina e riscoprire tra qualche decennio… per
rimediare in enoteca servono circa 25 euro… un ottimo prezzo in rapporto a
tutto quello che questo vino riesce ad esprimere. Ancora una volta il supervulcano ci regale bevute che scalfiscono il tempo.
Vivi strepitosi come Paride, sottili, austeri ma sempre coinvolgenti!!
RispondiEliminaClaudio Tenuta