martedì 3 gennaio 2012

BRUNELLO DI MONTALCINO 2004 - D.O.C.G. - Col d'Orcia

...Lasciare svinare almeno un'oretta prima di servirlo a 20°C. Nel frattempo ascoltatevi un cd degli Alice in Chains, che ben si abbinano a questo Col d'Orcia tra pezzi più tannici e legnosi come Them Bones e Sickman dell'album Dirt, alle più rotonde e bevibile versioni di Jar of Flies.

Torniamo a quello che é l'argomento principale di questo blog, ovvero le degustazioni. Ultima in ordine di tempo fa riferimento alla foto che vedete qui a sinistra, ovvero una bottiglia di Brunello del 2004, cantina Col d'Ocia. 

Parlare di questa cantina non é cosa semplice. Dobbiamo infatti parlare di un grosso produttore da 700.000 bottiglie l'anno con oltre 140 ettari vitati, tutti di proprietà del famoso industriale Francesco Marone Cinzano, proprietario tra l'altro di tenute in Cile. Una cantina che nel corsi degli anni é riuscita a diventare la più importante "industria" del Brunello (insieme a Caparzo, Fattoria dei Barbi, Tenuta il Poggione e alla multinazionale Banfi...), puntando però non solo sui numeri, ma anche sul Sangiovese, riuscendo a proporre vini che puntano soprattutto sul territorio e le uve autoctone, riservando pochi ettari alla produzione di Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah ecc.. 

Per questo non é cosa semplice parlare della tenuta Col' d'Orcia, contrastata azienda che produce in quantità, ma che punta su un prodotto qualitativamente all'altezza e rispettoso della tradizione, pur utilizzando tecnologie avanzate e continua ricerca in vigna e cantina. Non proprio quell'esempio di cantina tradizionale e rurale che ci piace immaginare quindi, ma comunque un produttore di buon livello. 

A Montalcino ci sono sicuramente cantina che riescono a proporre versioni di Brunello più notevoli, resta comunque il fatto che questi vini risultano precisi e ben fatti, facilmente reperibili ed economicamente vantaggiosi, considerando che il prezzo di questa bottiglia del 2004 (una delle migliori annate per Montalcino) é acquistabile intorno alle 25 euro. Più che onesto direi e rapporto qualità/prezzo invidiabile. Metteteci anche che dal 2010 l'azienda ha iniziato un processo di conversione al biologico di tutti i suoi vigneti e anche questo é un bel passo avanti. 

Per questa versione classica del Brunello, 100% uve Sangiovese provenienti dal vigneto di S.Angelo in Colle, resa 61q/ha, annata ottimale dicevamo, con piovosità primaverile ed estate equilibrata, che ha consentito la perfetta maturazione delle uve. Vendemmia manuale e fermentazione sulle bucce per 20 giorni in vasche di acciaio. 4 anni di invecchiamento, di cui 3 in botti di varie dimensioni e uno di affinamento in bottiglia. 

Nel bicchiere si presenta di color rosso rubino intenso tendente al granato, impenetrabile. Al naso risulta piuttosto chiuso, di media intensità e persistenza. Il bouquet é articolato da note più aromatiche e dolci tipiche della frutta rossa e nera (more, lamponi ecc..) a sentori più speziati, amarognoli e legnosi. Sinceramente considerando anche l'ottima annata, mi aspettavo un bouquet più ampio e fragrante. Al palato si dimostra subito vino piuttosto austero, dalla marcata vena alcolica (sui 14%vol.) Ma non siamo al cospetto di un vino troppo caricato e inchiostrato, anzi è proprio l'equilibrio tra vino potente ed impegnativo e la piacevolezza di beva a renderlo amabile e ben riuscito. Una bella struttura che presenta tannini importanti e sentori legnosi, una bella tensione ma senza schiacciare troppo sull'accelleratore, lasciandoci al contempo ottime sensazioni di rotondità, freschezza e sapidità. Potrei definirlo robusto ma mai aggessivo o fastidioso alla beva. Il finale é importante, dal piacevole retrogusto amarognolo. 

Gastronomicamente versatile, adatto sia con i piatti più "pesanti" sia con pasta o carni alla griglia. Lasciare svinare almeno un'oretta prima di servirlo a 20°C. Nel frattempo ascoltatevi un cd degli Alice in Chains, che ben si abbinano a questo Col d'Orcia tra pezzi più tannici e legnosi come Them Bones e Sickman dell'album Dirt, alle più rotonde e bevibile versioni di Jar of Flies.

Che dire, un bel Brunello di stampo tradizionalista, sicuramente non un vino da meditazione, da gustare ad occhi chiusi mentre sognamo le dolci colline di Montalcino, ma una versione semplice e con i piedi per terra, adatta soprattutto per pasteggiare e per mettere sul tavolo una boccia comunque importante senza svenarsi troppo. Direi un buon rapporto qualità/prezzo ideale per chi vuole approcciare al modo del Brunello. Giudizio complessivamente positivo.

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