sabato 18 febbraio 2012

VUOI SAPERE COSA BEVI?? SU LA MANO PER L'ETICHETTONA!!

...affinché si possa continuare a vivere ed apprezzare il vino con "naturale" passione e fatica, come quella impiegata quotidianamente da alcuni produttori di vini “veri”. Questa e la magia del vino e non il retrogusto di liquirizia dell’ultimo supervino da meditazione (che poi ti viene il cerchio alla testa da quanto mediti...). 


Neanche a farlo apposta ho finito di scrivere questo post mentre la commissione europea discuteva sull'annosa questione legata al vino biologico. Così ho salvato il post e lasciato il tutto in stand-by. Meglio attendere le decisioni definitive di Bruxelles. 

Sono anni che si attende una normativa in merito, ma come spesso accade alcuni "interessi" prevaricano sul buon senso e il bene collettivo.. così ci si aspettava una svolta epocale ed invece ecco un sasso gettato nello stagno.. Riassumendo velocemente, dalla vendemmia 2012 è possibile riportare in etichetta la dicitura “Vino biologico”, mentre fino a d oggi ci si limitava alla dicitura “Vino ottenuto da uve biologiche”. Non una grande differenza a colpo d'occhio, in particolare per il consumatore meno attento o interessato all'argomento. In verità mentre in passato si certificava a biologico solo la coltivazione delle uve (quindi pensavi di bere sano perché leggevi bio, ma poi in cantina era tutto un mistero..), oggi si riconosce come biologico tutto il processo produttivo, comprese quindi le pratiche enologiche, ponendo limiti ben precisi sulla tipologia e quantità di sostanze autorizzate. Dai, é già qualcosa... ma ci vorrebbe di più...

Senza voler entrare troppo nei dettagli (anche perché sono argomenti tecnici che conosco fino ad un certo punto, non essendo un produttore ma un bevitore…), la prendo un po’ alla larga... perché credo sia doveroso avere un approccio non solo tecnico e legislativo sulla questione... non sentire solo la voce dei produttori che spesso "impazziscono" dietro a tutta questa burocrazia, e fare una mia (forse banale e semplicistica) analisi da consumatore.

Parto da una osservazione.... oggi si beve molto meno vino e non c’è bisogno di numeri per dimostrare quanto sto dicendo, basta dare un occhio alle nostre tavole. Su quella di mio padre e di mio nonno il fiasco di vino non manca e non è mai mancato. Vino rustico comprato in damigiana e imbottigliato in cantina. Non c’è giorno, pranzo o cena che sia, senza un bicchiere di rosso. Mi dicevano sempre che uno o due bicchieri mentre si pasteggia si possono bere tranquillamente, anzi, dicevano "é tutta salute!". Oggi invece si fanno una o due "stappate" alla settimana, magari perché hai un amico invitato a cena o perché è venerdì sera e dopo una settimana di lavoro vuoi rilassarti gustandoti una bella bottiglia. 

Questa semplice osservazione mi porta a tre considerazioni. Innanzi tutto la perdita del quotidiano rito di farsi un bicchiere di vino durante i pasti, il rendermi perfettamente conto che (costi a parte) con gli odierni vini, sarebbe impensabile farne un uso quotidiano, determinando così la perdita di un concetto base, ovvero considerare il vino per quello che è, un alimento. Anche in tempi di guerre  e carestie, al buon partigiano un tozzo di pane e un bicchiere di vino non si negavano mai, erano considerati la base della nostra alimentazione, mentre oggi é un extra che esula dalla quotidianità.  

Quindi a scanso di equivoci, anche se siete così “fighi” da stappare solo bottiglie di Gaja, non dimenticatevi mai che il vino è prima di tutto un alimento, come tutti i generi alimentari che compriamo quando andiamo a fare la spesa. E bene cosa obbligatoriamente deve comparire sulla confezione di un genere alimentare? L’etichetta. Esattamente, proprio per legge è obbligatorio che ci sia un’etichetta indicante non solo la data di produzione e di scadenza, ma anche tutta una serie di informazioni relative al prodotto, dalla tracciabilità (ovvero il percorso fatto da quell’alimento), alla lista degli ingredienti, fino ad arrivare ai conservanti, agli additivi chimici e quant'altro. Allora sorge spontaneo chiedersi per quale motivo sulle bottiglie di vino non debbano comparire le informazioni che per legge compaiono su tutti gli altri prodotti alimentari. Se c’è un vero motivo “non commerciale” vi prego di farmelo sapere perché lo ignoro.

Ok, il vino è il più “particolare” tra gli alimenti ma credo sia corretto e doveroso informare il consumatore su cosa sta acquistando e bevendo, pretendendo conseguentemente, l’etichettona sulla bottiglia. E’ chiaro che considerando tutto il processo enologico, a partire dalla vigna fino ad arrivare all’imbottigliamento, le informazioni da riportare sono tante, ma credo che, pur senza menzionare vita morte e miracoli, si debba quantomeno informare chi acquista una bottiglia (magari anche prestigiosa e costosa) su cosa realmente è stato utilizzato nel processo produttivo. Spiacente, ma molti di voi rimarranno sorpresi nello scoprire la quantità di ingredienti e additivi utilizzati per produrre alcuni grandi vini. 

L'etichettona, per quanto anti-estetica, può essere un buon esempio di "corretta informazione", soprattutto indicando oltre agli additivi contenuti, la quantità impiegata, perché la trasparenza sta proprio qui, nel poter cogliere la differenza tra produttori naturali e convenzionali anche in base alle alterazioni del vino, indipendentemente che ci sia in bella vista la dicitura "Vino Biologico". Faccio un esempio... noterete che quasi tutte le bottiglie riportano la dicitura “contiene solfiti” sia che si parli di produttori naturali o convenzionali. Il punto é che nessuno conosce la quantità... C’è chi utilizza il quantitativo minimo indispensabile e chi invece utilizza il quantitativo massimo concesso dalla legge (e anche di più...). Eppure la dicitura in etichetta è identica, ma credo ci sia una bella differenza tra un biodinamico che utilizza poca solforosa perché osserva una pratica enologica sana e un produttore che "ci da dentro" perché vinifica uve poco sane o vuole dare al proprio vino lunga vita…. Perché quindi, non inserirne il quantitativo? Perché con un Ansonica da 14% della’ az. Il Cerchio bevo, digerisco e sto sereno mentre con altre bottiglie della stessa gradazione alcolica e tipologia mi prende il classico “mal di capoccia”? 

Senza tediarvi troppo con un listone infinito, ecco alcune delle sostanze contenute nel vino e che ci vengono nascoste proprio perché non sono riportate sull’etichetta: metabisolfito, carboni attivi, antiossidanti, sostanze illimpidenti, lieviti per la vinificazione, chiarificanti, acidificanti, disacidificanti, resine, gomma arabica, trucioli di rovere, caramello, concentratori, stabilizzatori e molti altri ancora .. (senza contare altri "ingredienti" non consentiti) utilizzati sia per la conservazione che per standardizzare il prodotto e avere un vino che abbia ogni anno lo stesso sapore, aroma, odore.

Quindi cari amici consumatori, se mai un giorno entrasse in vigore l’obbligo di riportare tutti gli "ingredienti" con le rispettive quantità, preparatevi ad una vera e propria rivoluzione estetica delle etichette e mi raccomando, non rimaneteci male se acquistando il vostro vino preferito scorgerete un papiro lungo come tutta la bottiglia al posto della retro-etichetta. 

L’etichettona premierebbe chi opera in maniera onesta e rispettosa dell’ambiente, delle pratiche enologiche e del consumatore. Penso alla categoria dei produttori naturali, gli unici che potrebbero permettersi delle retro-etichette piccole, semplicemente  perché fanno il vino come normalmente andrebbe fatto, evitando di alterarne il gusto per compiacere il consumatore o farlo resistere il più possibile sugli scaffali del supermercato. 

Non é mia intenzione far passare alla gente la voglia di bere il vino, ne dire che il vino fa male alla salute o fare “promotion” ai produttori naturali, ho scritto questo post affinché si possa continuare a vivere ed apprezzare il vino con "naturale" passione e fatica, come quella impiegata quotidianamente da alcuni produttori di vini “veri”. Questa e la magia del vino e non il retrogusto di liquirizia dell’ultimo supervino da meditazione (che poi ti viene il cerchio alla testa da quanto mediti...). 

Quindi per quanto mi riguarda, voto si all'etichettona. Poi come sempre, l'unica garanzia è conoscere il produttore e la sua onestà nel fare il vignaiolo.

p.s. Molti in questo post non hanno trovato nulla di nuovo, probabilmente state pensando che sono argomenti ormai stra-dibattuti... ma so che ci sono lettori e consumatori, a cui piace bere il vino, ma (proprio a causa della mancanza dell'etichettona!!) sono meno informati sull'argomento. Questo post spero sia per voi, un utile spunto ad un acquisto più consapevole.

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