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giovedì 20 settembre 2012

VERMENTINO 2011 - Colli di Luni D.O.C. - Az. Agr. Il Monticello



...Anche se le vigne sono accudite in maniera molto “natur”c’è un approccio moderno, molto tecnico e scientifico nel seguire il processo produttivo del vino, si sente la mano dell'uomo, almeno più di quanto ti aspetteresti da un produttore che si definisce biodinamico...


Torno sul luogo del delitto alcuni mesi dopo avervi raccontato del buon Rosso Golfo dei Poeti di Andrea Kihlgren. Questa volta cambio tipologia, siamo in Lunigiana, terra di eccellenza del Vermentino dei colli di Luni., più precisamente a Sarzana, tra Liguria e Toscana, con il golfo dei Poeti e i suoi incantevoli borghi ad est, ad ovest si sale verso i monti delle Alpi Apuane e le cave di marmo carrarese, mentre a sud si sfocia nel mare a Bocca di Magra.

Su queste colline sorge Il Monticello, azienda vinicola bio-qualcosa, ma anche agriturismo con alloggio. Le origini di questa azienda agricola risalgono alla metà degli anni 80, quando un ingegnere elettronico la eredita e per hobby inizia a dedicarsi al piccolo vigneto esistente (circa 0.5 ha). Ben presto il sign. Pier Luigi Neri si rende conto delle potenzialità di questo territorio, inizia a produrre le prime bottiglie con buoni risultati, tanto da trasformarsi in “ingegnere viticoltore” a tempo pieno. 

Circa una decina di anni fa, prende forma e sostanza la tenuta "Il Monticello" così come la conosciamo oggi, grazie all'acquisto di altri terreni, la costruzione di una nuova cantina e il passaggio di consegne ai figli Alessandro e Davide. Ad influenzare le idee e il percorso enologico dei fratelli Neri, c'è l'incontro con il produttore piemontese Claudio Icardi, che ha indirizzato la cantina verso una valorizzazione del territorio puntando sulla viticoltura biologica, il recupero di vecchie piante e la sostenibilità ambientale. 

Oggi Il Monticello può vantare dieci ettari vitati su colline esposte verso il mare, composte da argille limo-sabbiose. I terreni vengono arricchiti con l'utilizzo di preparati biodinamici, compost e sovescio, mentre si ricorre all'esclusivo utilizzo di rame e zolfo per proteggere le viti, evitando l’utilizzo di qualsiasi prodotto chimico. Attualmente vengono prodotte tra le 60/70.000 mila bottiglie l’anno, con il Vermentino a farla da padrone, ma si sono ottenuti ottimi risultati anche con il rosso (Sangiovese, Ciliegiolo, Canaiolo, Pollera e Merla), il rosè e il pasito. Entrambi i vini (bianco e rosso) sono prodotti in due versioni, quella classica (come ad esempio per il Vermentino base,  affinamento solo acciaio) e quella più “importante”, prodotta in minor quantità e affinata in barriques (come il Vermentino Poggio Paterno). Negli ultimi anni l’ingresso in azienda come enologo Nicola Tucci ha ulteriormente definito e marcato lo stile dei vini del Monticello.

Anche se le vigne sono accudite in maniera molto “natur”, non mi sento di inserire questo produttore nella cerchia dei così detti produttori “naturali” (almeno per come li intendo io, essendo questo termine piuttosto vago e liberamente interpretabile…), in quanto c’è un approccio moderno, molto tecnico e scientifico nel seguire il processo produttivo del vino, si sente la mano dell'uomo, almeno più di quanto ti aspetteresti da un produttore che si definisce biodinamico... che tradotto significa bere un Vermentino stilisticamente preciso, diciamo una garanzia, ma senza quel tocco caratteriale che ad esempio contraddistingue i Vermentini di Santa Caterina. 

Passando al nostro Vermentino dei Colli di Luni 2011 (circa 46.000 bottiglie prodotte) di cui vi scrivo oggi, vendemmia realizzata in varie fasi nel mese di settembre, con resa tra i 70/80 ql/ha. Fermentazione a temperatura controllata e affinamento in inox per 5 mesi più un mesetto di riposo in bottiglia.

Acquistata e pagata 10 euro circa in un negozietto, mentre “bazzicavo” tra i vicoli dell’incantevole Tellaro… carina nell’estetica, la bottiglia in stile “alsaziano”, presenta una bella veste grafica modello “fatta a mano”, mentre sul retro, oltre all’etichetta di rito, c’è una seconda etichetta nera con scritto in bella evidenza “Noi non usiamo prodotti sistemici”. Mi gratta sempre un po’ il naso quando viene sbandierata la “naturalezza” del prodotto… sento puzza di marketing, ma devo ammettere che alla fine il vino l’ho comprato… quindi, anche se non mi piace, devo ammettere che la cosa funziona… 

Nel bicchiere color giallo paglierino con riflessi dorati, piuttosto brillante, leggermente velato e qualche particella in sospensione. E' un bianco che ha buona persistenza e freschezza, con una sottile venatura acida che lo rendono un filo pungente, almeno quanto basta per dargli un po' di carattere e grinta, al cospetto di un cuore fruttato e floreale che lo rendono più polposo e morbido. Un vino di pronta beva, mai stancante, che si “scola” con disinvoltura e piacevolezza. Tecnicamente ben fatto sempre in equilibrio tra il dolciastro della frutta, un bel finale amarognolo e una acidità fresca e vibrante che dona dinamicità e bevibilità. 

Nell'insieme un Vermentino senza grandi acuti, facile se volete, ma ben fatto e non banale, che farà felice soprattutto chi (come il sottoscritto), ama berli freschi e leggeri, con disinvoltura, nelle calde serate estive, sia come vino da accompagnamento ad un buon piatto di pesce o durante un aperitivo. 

Per gli amanti dell'abbinato eno-musicale.. beh... visto che siamo al cospetto di un vino Techno-Dinamico o Bio-Techno (o mio dio....), non vi resta che assaporarlo bello fresco in riva al mare, durante l’aperitivo, mentre muovete “il culo” su una base techno danzeraccia con stile… niente tamarrate tunz-tunz… ci vuole un tocco di classe e allora basta andare indietro di qualche anno e far risuonare quel capolavoro francese che è stato Homework dei Daft Punk. 
Che dire, passano gli anni ma questo album rimane sempre una garanzia… un po’ questo Vermentino, si va sul sicuro….

domenica 6 maggio 2012

ROSSO 2007 - Golfo dei Poeti I.G.T. - Santa Caterina

...un vino che sa soprattutto di vino e si riprende il suo ruolo “alimentare” di re della tavola… credo che un "vero" amante del vino non possa chiedere di più ad un produttore…


Metti sul tavolo due biglietti per la mostra di Van Gogh a Genova in scadenza il primo Maggio,  mettici anche il calendario e scopri che la festa dei lavoratori cade di martedì… il che significa “stop and go” di 4 giorni da sfruttare assolutamente. Inizio ad avere notturne visioni di farinate, focacce, trofie al pesto ed olive taggiasche… non mi resta che sfruttare il ponte per un giretto in Liguria. 

Un’occhiata alla cartina e la scelta ricade in zona Lunigiana. Paesaggisticamente parlando ho argomenti validi per convincere la Betta inizialmente orientata a ponente, il Golfo dei Poeti con le 5 Terre in rapida successione, pochi km a sud-est i monti della Garfagnana, un’oretta di autostrada verso sud e sono nella bellissima Lucca. Ok convinta. Io già penso alla viticoltura eroica delle 5 Terre, ai Colli di Luni e al mitico Sciacchetrà. Trovo rifugio nei dintorni di Sarzana, zona di confine tra la Liguria e la Toscana. Il tempo non sarà clemente e dopo una piacevole giornata di “svacco solare" nel piccolo borgo di Tellaro, saranno 3 giorni di acqua e clima autunnale. Per consolarci ci concediamo una cena a lume di candela presso la carinissima trattoria "dai Pironcelli" a Montemarcello e puntiamo sulla viticoltura locale. 

Se ti trovi a Sarzana e ti piace il vino bianco non puoi andartene senza esserti gustato il Vermentino dei colli di Luni, che possiamo definire “la specialità locale”, anche perché da queste parti i viticoltori con la V maiuscola non mancano. Memore della recente esperienza a “Vinnatur” punto deciso sulla cantina Santa Caterina. Proprio a villa Favorita avevo assaggiato tutti i suoi “ottimi” vini bianchi e adesso che sono qui circondato dal Vermentino scelgo “alternativamente” di provare un rosso. 

Sarebbe però riduttivo raccontarvi esclusivamente di questo Rosso Golfo dei Poeti I.G.T. 2007, voglio soprattutto scrivere di questa interessante realtà vitivinicola e del suo produttore, che gli appassionati di vini naturali ben conoscono... per tutti gli altri drizzate bene le orecchie, perché qui nascono vini da non perdere.

Come dicevo siamo a Sarzana in provincia di La Spezia, su una collina denominata Santa Caterina da cui deriva il nome della cantina di Andrea Kihlgren. Tutto nasce alla fine degli anni ottanta, grazie ai terreni ereditati dalla famiglia, un periodo non felicissimo per l'agricoltura locale, ma Andrea raccoglie la sfida, sceglie i terreni più adatti, reimpianta i vigneti e soprattutto decide di puntare su una viticoltura sostenibile e il più naturale possibile, che sappia valorizzare il territorio di appartenenza. Ovviamente si punta molto sul Vermentino, fiore all'occhiello di questa zona, ma anche al recupero di viti locali come l'Albarola e la Merla (il Canaiolo della zona), senza dimenticare altre uve meno autoctone ma che ben si adattano al territorio, come il Sauvignon e il Tocai per i bianchi, il Sangiovese, il Ciliegiolo e l'immancabile Merlot per i rossi. In totale 8 ettari vitati suddivisi in 5 poderi dalle caratteristiche differenti, dalle argille rosse della collina di Santa Caterina, ai più ciotolosi poderi Giuncàro e Ghiarètolo fino alla terrazza argillosa del podere Segalàra, che danno vita ad una produzione totale di circa 40.000 bottiglie annue. Una piccola cantina quindi, ma neanche tanto se consideriamo le dimensioni risicate delle aziende vitivinicole liguri e alla particolare morfologia del territorio.

Parlare di Santa Caterina significa soprattutto parlare di viticoltura "naturale". L'uomo che vive in simbiosi con la terra, che la accudisce, che la rispetta. Produrre vino con semplicità e naturalezza, senza ricette o la pretesa di creare un prodotto basato su un'idea pre-confezionata. La "cultura vitivinicola" accompagna il lavoro quotidiano, la semplicità delle azioni, l'essere consci che nulla é scritto e programmato, ma é tutto in divenire, da capire, da provare, da sperimentare. Un terroir che sa dare buoni frutti se assecondato e accompagnato con il buon senso che sicuramente ad Andrea non manca.

Da anni qui si lavora in biodinamica, con certificazione biologica. Sovescio e preparati biodinamici per la concimazione, inerbimento spontaneo, lieviti indigeni e trattamenti limitati all'utilizzo di rame e zolfo. Il vino buono si produce in vigna, quindi inutile manipolare eccessivamente l'uva in cantina. Nessun prodotto enologico utilizzato, solforosa ridotta al minimo e (Merlot a parte) tutti i vini vengono affinati esclusivamente in acciaio, con lo scopo di produrre vini freschi, bevibili, che sappiano esprimere il vigneto, il terroir, il clima. Vini unici e caratteriali nella loro semplicità. Metteteci anche il prezzo di vendita contenuto (tra le 10-12 euro), a dimostrare che il vino buono e ben fatto può essere anche alla portata di tutti.

Tornando al Rosso stappato, realizzato con un mix di uvaggi (Merlot, Sangiovese, Canaiolo e altri)... colorito rosso rubino intenso, risulta piuttosto concentrato, sia al naso che al palato. Un vino non particolarmente strutturato e complesso, ma piuttosto semplice, dove a farla da padrone è la grande godibilità e piacevolezza alla beva. Questo è il classico caso in cui mi scolo la bottiglia senza nemmeno accorgermene. Attenzione però... se state pensando ad un vinello leggero, giovane, fresco e sbarazzino siete fuori strada. Questo Rosso è un vino che sa essere anche “tecnico” se così si può dire, ma tutte le sue caratteristiche sono così ben amalgamate ed equilibrate, da fartelo amare dal primo all’ultimo sorso. Il classico vino che vorreste tutti i giorni sulla tavola senza stancarvi mai dai berlo. Un Rosso da "gustare" più che da "degustare". C’è una decisa ma mai invasiva vena alcolica (13%vol.), c’è un buon retrogusto dolciastro che ci obbliga a versarci un altro bicchiere, c'è un tannino morbido, quasi sottotraccia, c’è una leggera spinta acida che conferisce freschezza e dinamicità quanto basta. Ma soprattutto c’è un palato bello pieno e rotondo, polposo e croccante, sempre presente e “sul pezzo” per tutta la (breve) durata della bottiglia. Un vino sempre vivo, ben caratterizzato da sentori balsamici, salini, mediterranei. 

Non è un gran cru, ne un vino sofisticato, ma un eccellente vino quotidiano da gustare a tavola, bottiglia dopo bottiglia. Sicuramente da provare (come del resto tutti i vini di Santa Caterina, soprattutto i Vermentini), perché al di la dei gusti personali di ognuno, è un vino buono e ben fatto, un biodinamico dal prezzo contenuto, (siamo entro le 10euro) e dalla veste grafica bella e simpatica nella sua semplicità (tratta da un disegno della figlia di Andrea)… un vino che sa soprattutto di vino e si riprende il suo ruolo “alimentare” di re della tavola… credo che un "vero" amante del vino non possa chiedere di più ad un produttore… 

L’abbinamento gastronomico è obbligatoriamente ligure, coniglio al forno con olive taggiasche per il sottoscritto in abbinata a questo Golfo dei Poeti Rosso, se invece optate per il Vermentino, allora gustatelo fresco in riva al mare, con un variopinto borgo alle vostre spalle e un piattino di acciughe davanti.

Il Santa Caterina ha la capacità di restituirci sottoforma di bottiglia un angolo di Liguria, come solo i grandi cantautori della tradizione ligure riescono a fare.

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da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

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...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.