...certi spigoli possono essere un pregio, un esempio di come, pur partendo da un vitigno internazionale come quello del Cabernet Sauvignon, si riesca a produrre un vino che ben rappresenta un territorio duro e roccioso come quello friulano, ma al sottoscritto resta la sensazione di un vino ancora non pronto, a cui manca equilibrio e corpo, rusticità e tempra.
Ho già fatto qualche considerazione in merito ai vini friulani, durante la recensione della Zorzettig e più precisamente del loro Cabernet Franc 2008.
Ho già fatto qualche considerazione in merito ai vini friulani, durante la recensione della Zorzettig e più precisamente del loro Cabernet Franc 2008.
Oggi invece, vi racconto della Angoris vini, una delle più grandi realtà vitivinicole della regione, nata nel lontano 1648, oggi si attesta tra le più conosciute realtà vitivinivole friulane sia in Italia che all'estero, con ben 130 ettari vitati e 850.000 bottiglie prodotte. La fantastica tenuta della famiglia Locatelli é dislocata tra le più importanti aree a D.O.C, ovvero Collio, Colli Orientali del Friuli e Isonzo.
Come per molti altri produttori della zona, i vini meglio riusciti sono sicuramente i bianchi, Ribolla Gialla in primis, ma é di un rosso che parliamo oggi, un Cabernet Sauvignon del 2008, prodotto nell'area dell'Isonzo D.O.C. con uve Cabernet al 100%.
Per produrre questo vino, circa 10 giorni di fermentazione e sei mesi di affinamento in botti di rovere. Un vino tutto sommato giovane, dalla gradazione alcolica non elevatissima (12,5%vol.) e dal carattere nervoso.
Nel bicchiere decisamente fluido e limpido, di un rosso rubino intenso e brillante. Al naso é piuttosto delicato e gradevole, niente di particolarmente inebriante, poca spinta alcolica, con sentori erbacei e speziati caratteristichi che sovrastano una base aromatica di frutti a bacca rossa. Niente di indimenticabile, con una persistenza discreta, ma mi sento di affermare che "il naso" rimane il punto di forza di questo vino, gradevole e vinoso nell'insieme. Al palato invece, pur con buona struttura risulta (almeno per i miei gusti) un po' troppo snello e fresco, con una vena acidula persistente che va a crescere durante la degustazione. Sapido e asciutto, di medio corpo e dal finale erbaceo e acidulo.
Nel complesso una discreta bevuta, per un vino che da una parte convince (si ha comunque la sensazione di bere un vino di spessore e non un vinello di bassa qualità) e dall'altra non convince a pieno, con quella punta di acidità che infastidisce proprio.
Per alcuni certi spigoli possono essere un pregio, un esempio di come, pur partendo da un vitigno internazionale come quello del Cabernet Sauvignon, si riesca a produrre un vino che ben rappresenta un territorio duro e roccioso come quello friulano, ma al sottoscritto resta la sensazione di un vino ancora non pronto, a cui manca equilibrio e corpo, rusticità e tempra.
Tenendo conto del costo (sulle 8 euro), posso affermare che il mercato, soprattutto quello dei piccoli produttori, riesce ad offrire bevute molto più interessanti. Nella continua sfida alla ricerca del buon vino al giusto prezzo, con questo Cabernet della tenuta Angoris ho fatto un mezzo passo falso, ma come ho già detto é un giudizio condizionato più dal gusto personale che da una considerazione tecnica.
Per prima cosa nel vino cerchiamo poesia e sensazioni positive... e in questa occasione ne abbiamo avute poche.
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