...L'autentica toscanità dei produttori si rispecchia al 100% in questa bottiglia, dalla semplice linea grafica della sua etichetta, al carattere deciso del suo vino, figlio del terroir e delle persone che nel tempo se ne sono prese cura.
Ecco il racconto di Gaia e Stefano, i due amici che mi hanno portato questa bottiglia di Montecucco Sangiovese, che ho il piacere di assaggiare per la prima volta...
"Eravamo in campeggio a Capalbio e l'ultimo giorno dopo aver caricato la tenda ci siamo diretti nell'entroterra maremmano, su e giù per le colline, alla ricerca di un agriturismo "vero" e toscano dove poter pranzare e comprare un po' di vino e prodotti tipici"..."non ci crederai, nonostante ci sia una gran quantità di indicazione con scritto agriturismo, cucina casalinga, vendita vino ecc..siamo riusciti a mettere qualcosa sotto i denti solo alle due del pomeriggio, dopo essere stati rimbalzati da 4-5 agriturismi. Uno diceva che era tardi e non cucinava più, un altro era gestito da uno svizzero, addirittura uno ci ha detto di tornare in paese se volevamo mangiare"..."così alla fine abbiamo fermato un contadino su un trattore che ci ha consigliato un vero agriturismo gestito da produttori toscani del posto"..."così seguite le indicazioni siamo arrivati all'azienda agricola Sant'Anna a Cinigiano e finalmente abbiamo trovato persone ospitali, gentili e con una gran voglia di raccontarci della loro attività". "Abbiamo stramangiato, bevuto due bocce di rosso e comprato un bel po' di vino, prodotto da questi accoglienti signori".
Potrei concludere qui la recensione se il mio blog non raccontasse delle bottiglie bevute, ma facesse analisi e considerazioni sul mondo del vino (che comunque mi piace fare proprio quando racconto delle bottiglie degustate.. bisogna sempre fare un'analisi critica e conoscere i produttori giusto??).
La considerazione é lampante.. non tanto per il fatto che l'agriturismo Sant'Anna sia un posto bellissimo e molto ospitale, quanto in merito all'attuale situazione della campagna Toscana, una terra e un vino unico, dove però si fatica a trovare autentici contadini e produttori, che sanno interpretare nel giusto modo il concetto di ospitalità, il piacere di far conoscere i propri prodotti con orgoglio e cultura contadina, che sanno dimostrare vero amore per la propria terra. Certe zone dell'entroterra Toscano sono aimé occupate da persone che nel vino e nell'attività agrituristica, vedono solo una buona occasione per investire denaro e fare business, perdendo così nel corso degli anni la cultura rurale del posto.
Sono forse legato ad un immaginario rurale "idealizzato" che non esiste più? E allora avanti americani, svizzeri e milanesi, arrichitevi nelle terre che i contadini toscani non possono più permettersi di comprare, avanti con i Supertuscan e le bottiglie da spedire a Parker e compagnia... così si spezza il legame tra la "madre terra" e l'uomo, il piacere di tramandare i segreti del terroir da padre in figlio, la volontà di creare un rapporto diretto tra produttore e consumatore. Meglio comprare i terreni a colpi di euro e impiantarci Merlot e Cabernet, costruire avveneristiche cantine, investire nel miglior sommelier del momento e comprare barriques nuove di pacca, così da sfornare Supertuscan che, con la pubblicità giusta e qualche recensione benevola, possono essere vendute nei mercati internazionali a prezzi da paura...
Esagero?? Forse... ma non troppo, e mi rallegro quando con un po' di impegno e di ricerca, anche tra queste colline si riescono a trovare "toscanacci" genuini, che sanno gioire (e far gioire noi) con i loro prodotti che sapientemente coltivano in questa generosa terra.
Giù il cappello quindi per questo vino, che non é un "supervino" e forse non prenderà mai i 90 punti su WS, ma é una bottiglia splendida nella sua semplicità, nel suo sapere "naturalmente" di... vino. Sto parlando del vino "I Camparelli" prodotto dall'Az. Agr. Sant'Anna in quel di Cinigiano, provincia di Grosseto. Si tratta di un vino rosso dell'area denominata Montecucco D.O.C. Una D.O.C. la cui disciplinare identifica non una tipologia di vino ma bensì un'area produttiva (tipo la Riviera Ligure di Ponente D.O.C. che identifica vini diversi ma con uve coltivate e trasformate nella Liguria occidentale). E' così che sotto questa denominazione troviamo il Montecucco Rosso, il Sangiovese, il bianco e il vermentino. Almeno fino a quest'anno, dato che proprio nel 2011 il Montecucco Sangiovese ha ottenuto la D.O.C.G. E' proprio questa tipologia di vino che andiamo ad assaggiare, vendemmia 2009, quindi ancora a denominazione D.O.C.
Trattandosi di un regalo non ho informazioni in merito al processo che porta alla trasformazione delle uve in vino, ma stando a quanto mi hanno riferito i miei "pusher del vino", viene utilizzato Sangiovese (85% minimo) e una piccola parte di Ciliegiolo. Vinificazione e affinamento seguono i dettami della disciplinare, con immissione delle bottiglie nel mercato a circa un anno dalla vendemmia.
Alla vista presenta un colorito rosso rubino di media intensità e discreta limpidezza. Al naso risulta vinoso con buona intensità e persistenza. Il bouquet piuttosto chiuso, dove una decisa vena alcolica (14%vol.) sorregge sentori di frutta a bacca rossa, ma anche note floreale e soprattutto speziate. Nell'insieme un naso semplice e non particolarmente fine, ma piacevolmente deciso, intenso e carico. Al palato risulta amarognolo e alcolico, sapido e caldo, giustamente tannico e di buon corpo. Il retrogusto ha una buona corrispondenza con il naso, con buone sensazioni dolciastre di frutta matura, mentre il finale di buona persistenza da la giusta importanza ad un vino rustico e "contadino" ma ben fatto.
Personalmente ho apprezzato molto questa versione di Sangiovese Montecucco dell'agricola Sant'Anna, un vino che sa soprattutto di "uva", magari non raffinato ed equilibrato, per qualcuno "poco moderno", ma é una positiva sensazione di "naturale rusticità" che ci permette di bere questo vino con il sorriso sulle labbra.
L'autentica toscanità dei produttori si rispecchia al 100% in questa bottiglia, dalla semplice linea grafica della sua etichetta, al carattere deciso del suo vino, figlio del terroir e delle persone che nel tempo se ne sono prese cura.
Non rientrerà nella lista dei 100 vini dell'anno e speriamo che non ci entri mai, così all'agricola Sant'Anna nessuno si monterà la testa e continueranno a produrre vino con genuino entusiasmo. Noi beviamo, apprezziamo e siamo orgogliosi che in terra Toscana ci siano ancora vignaioli autentici, a cui interessa fare il vino "vero" e non compiacersi agli americani. Una forma di genuina e a volte inconsapevole resistenza ad un mercato del vino troppo "globalizzato".
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