...L’ambientazione e la tradizione vinicola di questa zona mi ricorda maggiormente regioni come il Monferrato...dove bere significa “bere” sul serio e non degustare a bordo piscina, significa stare intorno ad un tavolo e fare quattro chiacchere mentre si affetta una soppressa, significa farsi un “cicchetto” per scaldarsi nelle fredde e nebbioso giornate invernali.
Approfitto con consorte del ponte lungo dell’Immacolata per un soggiorno di 4 giorni nei colli Euganei. Se state però pensando al sottoscritto in accappatoio presso un hotel termale in quel di Abano, siete fuori strada. Mi è bastata un’oretta a passeggio per convincermi ancora una volta che questo ambiente non fa per me. Pensate ad un enorme villaggio turistico con hotel e negozi, tutto nuovo e plasticoso, con centinaia di sessantenni che passeggiano rilassati dalle cure termali e orgogliosamente soddisfatti del loro “all inclusive”. L'hanno chiamata "Hotel Ring" ed é una cosa surreale...
Approfitto con consorte del ponte lungo dell’Immacolata per un soggiorno di 4 giorni nei colli Euganei. Se state però pensando al sottoscritto in accappatoio presso un hotel termale in quel di Abano, siete fuori strada. Mi è bastata un’oretta a passeggio per convincermi ancora una volta che questo ambiente non fa per me. Pensate ad un enorme villaggio turistico con hotel e negozi, tutto nuovo e plasticoso, con centinaia di sessantenni che passeggiano rilassati dalle cure termali e orgogliosamente soddisfatti del loro “all inclusive”. L'hanno chiamata "Hotel Ring" ed é una cosa surreale...
Permettetemi invece di fare un saluto affettuoso a Toni e Giulietta del podere i Carraresi, ospitalissimi e gentilissimi gestori di questa cascina di campagna con annesso appartamentino che funge da B&B. Arrivare in un posto ed essere trattati in maniera così genuina, spontanea e... passatemi il termine, contadina capita raramente. Come un tuffo a ritroso nel tempo, tra cultura rurale e sincera ospitalità.. per 4 giorni siamo stati coccolati come dei figli… sicuramente il più bel ricordo che porto a casa da questa esperienza nei colli Euganei é legato alla figura e ai racconti di Toni e Giulietta.
Rientro nel seminato per parlare del nostro argomento preferito... ovvero il vino e mi sembra doveroso prenderla un po’ alla larga per introdurre le considerazioni in merito al bevuto, partendo da quello che è il movimento vitivinicolo di queste zone.
Siamo ovviamente in Veneto, provincia di Padova. Qui bere è cultura e tradizione antica (il signor Toni ci narra di personaggi leggendari capaci di bere qualcosa come 10 litri di vino al giorno!!), esiste ancora l’abitudine di trovarsi al circolo per un “cicchetto” e molti contadini hanno la propria piccola vigna per la propria personale produzione di vino da battaglia. La superficie vitata è piuttosto vasta e le uve che vanno per la maggiore sono il Merlot, il Cabernet e lo Chardonnay, vini prodotti in maniera non troppo elaborata, da bere giovani mentre si pasteggia. Qui il vino si beve ancora dal bottiglione, impensabile sedersi a mangiare senza il vino sul tavolo!!!
Scollinando di paese in paese capita spesso di incontrare enoteche che servono vino sfuso direttamente dalla damigiana, mentre molte vinerie di città prediligono esporre i grandi classici toscani e piemontesi a discapito dei vini locali meno rinomati. Si tende a privilegiare la quantità alla qualità, ma non dobbiamo dimenticare alcune eccellenze di queste zone, come ad esempio il moscato Fior d’Arancio, vino tipico dei Colli, ed alcune eccellenti versioni di Rosso fornite da cantine che hanno puntato su una linea di vini più impegnativi e strutturati (tanto per fare qualche nome tra i più conosciuti mi vengono in mente cantine come Ca’ Rugate, Capodilista, Ca’ Orologio ecc….) che hanno il merito di essere riusciti a rilanciare questa denominazione all'interno del panorama vitivinicolo veneto.
La stessa disciplinare è piuttosto generica e identifica la provenienza delle uve più che la tipologia, essa comprende infatti parecchi vini dalle svariate tipologie di uva, sia a bacca rossa che bianca, tutte racchiuse sotto l’unica denominazione D.O.C. dei Colli Euganei.
Giusto per iniziare partiamo dalla base ovvero il rosso dei Colli Euganei. Siamo all’osteria Vecio Veneto di Rovolon e ci sembra corretto puntare su una cantina di questo paese, così scegliamo il rosso dell’azienda Montegrande. Questa cantina é una delle più conosciute della zona, con ben 23 ettari vitati e 250.000 bottiglie prodotte all'anno, suddivise in due linee produttive, con la più ricercata e qualitativamente interessante linea cru e la più semplice e "beverina" linea base.
Assaggiamo proprio il Rosso dei Colli della linea base. Ovviamente non ci aspettiamo grandi numeri da un vino venduto a 8 euro in osteria e a 4 in negozio (e così sarà), ma dobbiamo comunque riconoscere che come vino da pasto in abbinata con una “zuppa de fasoi” e un “muso con polenta” ha la sua rispettabile dignità. Composto da un uvaggio misto (60% Merlot, 35% Cabernet Franc e Sauvignon, 5% Raboso) questo rosso, prodotto in 25.000 unità, viene affinato per 6-7 mesi in vasche di acciaio a cui si aggiungono 6 mesi di "riposo" in bottiglia. Gradazione alcolica sui 13.5°.
Nel bicchiere spicca un colorito rosso rubino piuttosto carico, poco limpido e abbastanza consistente. Il naso é piuttosto scarico, di discreta intensità, con un bouquet semplice dove sono i sentori di frutta rossa a primeggiare. Nel complesso abbastanza vinoso e poco persistente. Al palato si lascia bere con semplicità, fresco e secco, abbastanza tannico e leggermente astringente. Di semplice struttura e medio corpo é un vino che si butta giù senza troppi punti di interesse o possibili evoluzioni.
Complessivamente un discreto bere senza infamia ne lode, ideale per pasteggiare con i piatti rustici della tradizione veneta e per risparmiare qualche euro. Se invece preferite alzare la posta, potete rimanere in questa cantina e puntare su Merlot e Cabernet della linea cru (ma in questo caso dovete triplicare l’investimento).
P.S. Quello che mi premeva scrivere non è in merito al bevuto, che come avrete capito, non offre spunti di grande interesse e soddisfazione, ma illustrare l’area vitivinicola dei Colli Euganei. Se pensiamo all’immagine da cartolina e all’alto livello eno-gastronomico che offrono regioni come le Langhe, Bolgheri o Montalcino… beh siete fuori strada.
L’ambientazione e la tradizione vinicola di questa zona mi ricorda maggiormente regioni come il Monferrato, dove il tutto assume una connotazione meno turistica e molto più rurale, dove le aziende agricole sono delle vere e proprie fattorie di campagna, dove le enoteche di paese preferiscono vendere il vino sfuso e le bottiglie da 4 euro piuttosto che proporci Brunello, Barolo e Supertuscantradizionale, dove bere significa “bere” sul serio e non degustare a bordo piscina, significa stare intorno ad un tavolo e fare quattro chiacchere mentre si affetta una soppressa, significa farsi un “cicchetto” per scaldarsi nelle fredde e nebbioso giornate invernali. Questo è quello che mi è maggiormente piaciuto dei Colli Euganei, anche se torno a casa senza bevute indimenticabili.
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