Sottotitolo: cena all' Osteria del Sass
...Se state pensando ad un vino parkerizzato, robusto, dolce e dalla polpa marmellatosa siete fuori strada... la capacità indiscussa di Correggia sta proprio nel riuscire ad esprimere il terroir con classe, eleganza, ed un tocco che oserei definire "pop".
Risulta assai difficile scrivere un post in cui vorresti raccontare dell' emozionante esperienza di sabato scorso, quando insieme ad amici (tanx a Gaia e Ste per l'invito e la condivisione delle emozioni..) abbiamo cenato all' Osteria del Sass di Besozzo (VA), bevendo il Roero dell'indimenticato e indimenticabile Matteo Correggia.
Troppa roba per un solo post, parlare di Matteo, della sua storia fatta di passione e dedizione per il vino e della cantina che moglie e figli continuano a gestire con la cura e la parsimonia che solo chi ama la propria terra può avere; raccontarvi di questa ottima bottiglia e dell'impeccabile cura con cui Costantino Di Claudio gestisce la sua osteria. Lasciamo quindi la storia di Matteo alla recensione del suo Roero Riserva Ròche Dampsej, ovvero a quando stapperò il suo vino più importante, che meglio rappresenta lo spirito di Matteo e che attualmente riposa dormiente in cantina, in attesa che il tempo (e il vino) faccia il suo corso.
Mi limiterò quindi a scrivere di come oggi l' agricola Correggia, insieme a Giovanni Almondo e Negro Angelo, siano (a mio modesto parere), alcune delle migliori espressioni di quest’area vitivinicola piemontese, per troppo tempo offuscata dai vini a sud del Tanaro. La cantina di Canale é indiscutibilmente un punto di riferimento per tutti i produttori del Reoro, con 20 ettari di vigneti a viticoltura naturale, 120.000 bottiglie prodotte l'anno e una linea produttiva variegata e di ottima fattura, dalla Barbera e Nebbiolo d'Alba ai più territoriali Roero e Arneis.
L' utilizzo di vitigni internazionali come Cabernet, Merlot, Syrah ecc.. l'affinamento in barriques nuove e la scelta di dare un taglio più moderno e meno rustico ai vini del Roero, quasi a voler assomigliare ai cugini delle Langhe (o meglio a voler dimostrare che anche da queste parti si possono fare vini che qualitativamente si avvicinano ai grandi Nebbioli delle Langhe...) hanno fatto storcere il naso ad alcuni puristi del vino. Forse a ragione o forse no, perché proprio la scelta di incrociare la tradizione contadina di famiglia, l'amore e la passione per la propria terra con un'idea di vino moderno, che sa puntare sulla qualità del lavoro in vigna e in cantina, strizzando l'occhio ai mercati internazionali, hanno permesso ha Matteo e alla sua cantina di diventare un punto di riferimento importante per tutto il movimento vinicole del Roero.
Il vino che ci viene servito e di cui vi scrivo é un Roero D.O.C.G. classico, annata 2008, gradazione alcolica di 14.5 °C, pagato 23 euro (ma siamo al ristorante, in enoteca ve la dovreste cavare tra le 11 e le 13 euro). 100% di uve Nebbiolo vendemmiate tra fine settembre e metà ottobre, una settimana di macerazione e 12 mesi di affinamento in barriques usate e 8 in acciaio inox.
Visivamente l’inconfondibile aspetto del Nebbiolo. Color rosso rubino con unghia granata, fluido e di buona trasparenza, risulta più viscoso lungo le pareti del bicchiere, dove ridiscende lentamente dopo aver disegnato i caratteristici archetti, grazie anche alla sua notevole alcolicità. Al naso risulta pieno e vinoso. Un bouquet di media intensità dove una presente vena alcolica sostiene le note floreali e fruttate. Da un Roero ti aspetteresti un attacco più deciso e pungente, qui invece, pur senza incollarci il naso al bicchiere, riesce a farsi apprezzare per equilibrio e finezza. Il palato non può che confermare le impressioni avute all'olfatto. Un vino fatto benissimo sia in vigna che in cantina. Non c’è una nota o una caratteristica che spicca e prevarica sulle altre, è tutto l’insieme delle caratteristiche, pur senza volare altissimi, a renderlo un vino splendido nel suo insieme. Asciutto, di buona struttura e corpo, mediamente tannico, piacevole alla beva grazie ai sentori di frutta rossa (ciliege) ben presenti al palato, con un finale assai piacevole di media persistenza, che richiama le note più speziate e dolciastre, che invitano a versare un altro bicchiere.
Mai aggressivo o austero, sa essere amabile ed armonico, mantenendo però tutto il carattere che un buon Nebbiolo deve avere, senza mai scadere nell’omologazione o nell’eccessiva internazionalizzazione. Se state pensando ad un vino parkerizzato, robusto, dolce e dalla polpa marmellatosa siete fuori strada... la capacità indiscussa di Correggia sta proprio nel riuscire ad esprimere il terroir con classe, eleganza, ed un tocco che oserei definire "pop".
Non mi resta che consigliare l’acquisto di questa bottiglia, il rapporto qualità/prezzo è adeguato e può tranquillamente accompagnare sia piatti rustici della tradizione piemontese, che piatti più raffinati e ricercati (come è stato nel nostro caso..).
P.S. Non mi sono dimenticato di Costantino e della sua osteria, è solo che questo blog parla di vino e non di ristoranti, così ho proferito lasciare questo argomento per ultimo. Perché scrivo dell’Osteria del Sass?? Perché gli amanti del buon bere, sono inevitabilmente, anche amanti del buon mangiare, così se mi capita di degustare una boccia interessante in un ristorante che merita la nostra attenzione mi sembra giusto parlarne.
Comunque senza dilungarmi troppo volevo solo consigliarvi un giro in questa osteria, che si trova a Besozzo in provincia di Varese. La location è molto suggestiva, nel cuore della città alta di fronte al faro, con una bella veranda da cui si gode il paesaggio circostante. Non voglio esagerare ma sembra quasi di stare in un borgo del centro Italia più che in provincia di Varese. Il ristorante è piccolo, rustico e molto curato, ambiente ideale per una cena di coppia.
One man show della situazione il proprietario Costantino Di Claudio, il menù, la carta dei vini, il sito e soprattutto la preparazione dei piatti sono esclusivamente opera sua, il che significa darsi un gran da fare per soddisfare le esigenze dei circa 20 coperti di cui dispone il suo ristorante. Certo essere soli a districarsi tra fornelli, bottiglie, gestione del locale, selezione musicale ecc.. può creare qualche disguido organizzativo, ma dopo aver chiacchierato per oltre un’ora con Costantino dopo cena e aver constatato il suo condivisibile approcio al mondo dell'enogastronomia, non possiamo che apprezzare lo sforzo e rendere omaggio al suo lavoro.
La cucina è di ottimo livello come d'altronde la selezione dei vini, il menù spazia tra mare e terra, giusto per darvi un'idea abbiamo degustato dadi di Fassona piemontese crudi, leggera bagna caoda, crema di peperone rosso, cime di rapa... spaghettoni “Cavalieri”, vongole veraci, vellutata di broccoli, pane tostato condito... agnello con olive taggiasche ecc... fino ad un fantastico tris di dolci. I prezzi sono abbastanza altini se pensate ai costi di un'osteria classica (siamo sulle 50 euro escluso il vino e le porzioni sono da nouvelle cuisine) ma la qualità della proposta non é inferiore a quella di chef più blasonati (e costosi). Ogni tanto regalatevi una coccola e concedetevi una serata all'Osteria del Sass.
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